mercoledì 21 novembre 2018

Un'eterna Treblinka, parte 3 (echi dell'Olocausto) - Riletture dell'Antispecismo

Elie Wiesel


Autore del romanzo autobiografico  'La notte', Giornalista, saggista, scrittore, filosofo, ha scritto:

Prendi posizione. 
La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima.
Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato

...






Questa frase, Charles Patterson la riporta un esergo all'inizio della terza parte del suo libro.
Frase ormai famosissima, che vive di vita propria, è diventata un meme, popolarissima tra tutti gli attivisti, specialmente quelli antispecisti. Perché è la frase del coraggio e della presenza consapevole: saper cogliere i segni della crudeltà e della oppressione mentre stanno nascendo, e fronteggiarli senza aspettare che divengano forti e diffusi. Anche, è la frase che suggella l'impegno del ricordo e della narrazione delle crudeltà, passate e presenti.
A queste infatti pensa Patterson, che nella terza parte del libro dà infine voce ai superstiti, ai molti di loro che - sopravvissuti - riuscirono anche a cambiare prospettiva verso chi ancor più infimo tra gli oppressi - e soprattutto ha poche speranze di salvarsi da questa condizione di oppressione: cioè, gli animali non umani.

Gli esempi, i racconti che Patterson riporta, son tutti di donne e uomini - ebrei (cap.6) e tedeschi (cap.8), scrive Patterson - "che hanno ricordi opposti dell'Olocausto, ma la cui azione in difesa degli animali è stata influenzata e, in qualche caso, si è formata proprio attraverso quell'esperienza".

Esce un affresco molto suggestivo, emotivo, sicuramente potente: una narrazione volta a suscitare empatia e coinvolgimento. Oggi come oggi, alcune affermazioni ci paiono senz'altro discutibili, non tanto per la sincerità con cui sono state affermate - e l'impegno che sottintendono - quanto perché non fanno credito agli animali di capacità di autodeterminazione, ma rimangono all'osservazione della superficie dei fatti evidenti e - ammettiamolo - purtroppo reali e incontestabili. Il trasporto emotivo, al netto delle dibattibili lacune 'teoriche', rimane comunque integro.

Nel capitolo 6

Anne Muller: "Gli animali sono deboli, non hanno voce, non possono difendere se stessi e gli altri. Anche noi eravamo così". "Per la gran parte della società, la vita comtinuava come se nulla stesse accadendo".

Marc Berkovitz: "Gli esseri umani vedono chiaramente la propria oppressione solo quando essi sono le vittime. Altrimenti perseguitano ciecamente e senza pensarci".

Alex Hesrhaft: "Ho sempre sentito che c'era qualcosa di eticamente ed esteticamente osceno nel prendere un bell'animale senziente, colpirlo alla testa, tagliarlo a pezzi e rimpinzarmi". Lui ha scritto della 'scatole nere', rappresentate, nel bel mezzo delle nostre città, cucite nel tessuto della nostra società, dai laboratori di vivisezione, dagli allevamenti, dai macelli: aree, separate, anonime, ignorate a bella posta dalla maggioranza della gente comune.

David Cantor: la mentalità alla base degli "esperimenti sugli animali e delle altre atrocità approvate dalle autorità, dai mezzi di informazione, da coloro che insegnano alla gente che cosa pensare di un comportamento sancito ufficialmente", sia una reminiscenza dell'era nazista.

Barbara Stagno: "Più si è coinvolti nella lotta in difesa degli animali, più ci si sente lontani dal resto della società". "Come avere acquisito una specie di vista ai raggi X".

Zoe Weil: "MI dispiace, maiali, di non aver fatto nulla per salvarvi, di non aver potuto far niente per tirarvi fuori da quel camion. Vi prometto però che racconterò di voi a diecimila persone e le aiuterò ad aprire i loro cuori e le loro menti a un mondo nuovo, dove tutti potremo vivere in pace e dove la gente non vi mangerà più".

Gail Eisnitz: "Se non capisci che quei mezzi sono i veicoli che vanno in giro a caricare i maiali che non sono sopravvissutia quelle condizioni, se non vedi che i cassoni straripano di cadaveri, non penserai mai che ci possa essere qualcosa di malvagio e di sbagliato". Pensò che doveva essere così che appariva "un campo di concentramento visto da lontano. Dal di fuori, l'aspetto agreste della scena celava completamente le atrocità che si  commettevano all'interno".

Stewart e Terti David: "Dolore, violenza e sofferenza non sono più accettabili solo perché inflitti ad animali innocenti invece che a persone innocenti". Alla gente, non dovrebbe essere permesso di restare separata dalle sofferenze inflitte agli animali, dicono i David. "Dobbiamo far sì che questa gente senta il dolore delle creaure che urlano dietro le porte chiuse, lontano dallo sguardo e dal cuore".

Jennifer Melton: "Credo che l'Olocausto sia un ottimo e terribile esempio della capacità dell'uomo di sostituirsi a Dio e stabilire chi dovrà vivere o morire. Per quanto riguarda gli animali, questa è una decisione che si ripete milioni di volte ogni giorno".

Sonia Waisman: "Da ebrea e da persona compassionevole, è inspiegabile per me che l'ebraismo e i sopravvissuti all'Olocausto abbiano vissuto tutto questo e non abbiano compreso [...]. Come possiamo 'noi' fare a 'loro' ciò che è stato fatto a 'noi' e neppure riconoscerlo?".

Molte di queste affermazioni, ancorché  cariche di buona volontà e di sincera empatia, ti sembra che siano un poco invecchiate: gli anni sono passati e si sente che - per fortuna - sono stati (anche)dedicati a ripensare il coaercvo del rapporto tra umani e animali, anche in direzioni del tutto estranee a queste qui raccontate, e spesso più lucide, spesso più libere da un inconsapevole paternalismo e da una certa qual gracilità teorica, che vede solo in parte il meccanismo che contesta, mentre ne accetta - non accorgendosene - altre parti, altrettanto cruciali e rimaste nell'ombra.

Vuoi segnalare, però la riflessione di Rhoda Ruttenberg, che - a pag.169 - critica la poesia yiddish di Moyshe Shulshtayn (Moses Schulstein), scritta sul muro dell'edificio accanto a una enorme catasta di scarpe, nel Museo dell'Olocausto a Washington: 'Noi siamo le scarpe...'. "Il significato della poesia è che le scarpe sono soltanto oggetti inanimati che non hanno sofferto come i loro proprietari, una cosa che ho sempre trovato strana, dal momento che le scarpe di solito sono fatte di cuoio". Un caso esemplare di referente assente!

Aviva Cantor, giornalista sionista femminista: "Da nessun'altra parte, il guanto di ferro del patriarcato è così evidente come nell'oppressione degli animali, oppressione che serve da modello e da terreno di coltura per tutte le altre forme di oppressione". (pag.177) "Gli uomini ricercano il potere dell'uno sull'altro,  sulle donne, sui bambini, sugli animali e sul mondo naturale, e giustificano tutto questo sulla base dell'utilità".
Intersezionalità.

Nel capitolo 7, Patterson si dedica interamente agli scritti di Isaac Bashevis Singer, che ebbe grande attenzione  nei confronti degli animali - attenzione quasi sempre taciuta, ignorata o minimizzata dalla critica letteraria - e scrisse racconti diventati famosi per la loro potenza espressiva e insieme analitica.
Cedi, però, che sia il caso di parlarne in un post dedicato a Isaac Singer.

Nel capitolo 8, Patterson ci racconta 'L'altra faccia dell'Olocausto', le voci tedesche in favore dei senza voce. Sono spesso racconti molto lunghi e dettagliati, che danno conto di un viaggio emotivo e soprattutto etico, che evolve fino a posizioni, per così dire 'in direzione contraria'.

Dietrich von Haugwitz: "La gente sapeva benissimo che gli ebrei erano ovunque sistematicamente catturati e spediti come bestiame e ovunque c'era gente a dare una mano per facilitare l'espulsione Quanto ai dettagli dello sterminio, nessuno li voleva sapere!".

Peter Muller: "Giunsi a pensare che il genere umano, sotto quella sottile patina di civiltà cela milioni di anni di evoluzione che, evidentemente, ci hanno predisposti geneticamente a brutalità e crudeltà insensate verso la nostra stessa specie e verso le altre".

Liesel Appel: "Non ho mai dimenticato le facce crudeli dei camionisti e dei macellai che prendevano a calci gli animali per gettarli giù dai camion, spezzando zampe e schiene ... uomini crudeli che si facevano gioco di me  e mi dicevano che la gioia più grande per loro era 'affondare i coltelli nelle carni degli animali'.

Un ex medico di Auschwitz, intervistato per il suo libro dallo psicologo israeliano Dan Bar-On, affermò di 'non avere più sogni': "è il problema della selezione quello a cui penso ... è un'esperienza inquietante e angosciosca. Sapere che la selezione va avanti".

Franz Stangl, il comandanre di Treblinka, intervistato da Gitta Sereny, confessò - specialmente dopo aver visto delle mucche condotte al macello, che gli riportarono ricordi del lager - di aver smesso di mangiar carne. 

In generale, le interviste di ricercatori come Robert Jay Lifton, portano alla luce comportamenti di assuefazione, di rimozione, di negazione, di anestetizzazione emotiva.  
Il figlio dell ex medico di Auschwitz intervistato da Bar-On, raccontò allo stesso psicologo, che il padre non gli aveva mai raccontato del lager e che pensava che "le potenzialità perché siano compiuti altri omicidi di massa sono ovunque". "Sono convinto che ci sia un sacco di gente capace di farlo: lo capisco dal modo in cui parlano". Questo uomo, profondamente impressionato e suggestionato dal passato della sua famiglia, "accetta la vita per quello che è, attento a quei 'mangiatori di carne'  che potrebbero farlo succedere di nuovo".

Edgar Kupfer-Kobertvitz è una icona pacifista, un tedesco che patì la crudeltà nazista. "Non mangio animali perché non voglio vivere sulla morte e sulla sofferenza di altre creature". La sintesi estrema e netta del suo pensiero, a pag.239. Anche nel suo caso, credi che ci possa stare un post dedicato futuro venturo.

Helmut Kaplan lo noti di più oggi di quando leggesti Patterson la prima volta: in qualche modo, avevi sottovalutato il fatto che sia un filosofo. Tuttora vivente. Riporti solo una sua citazione riportata da Patterson e ti riservi un piccolo post personalizzato. "La forma più rozza e anestetizzante del modo di autoingannarsi dell'uomo è la negazione di quelle crudeltà che accadono ora e vicino a noi... Perché quello che accade qui è esattamente analogo all'Olocausto perpretrato dai nazisti". pag.242

Christa Blanke: "... ho imparato molto presto che cosa significhi la compassione, un sentimento che comprende persino il feroce nemico di un tempo". "Questi due principi - estendere la compassione a chiunque ne avesse bisogno e combattere l'olocausto ovunque lo avessi visto -  mi condussero direttamente al movimento per i diritti degli animali". Blanke, pastore protestante, è usa celebrare riti religiosi per gli animali. E scrive di "schizofrenia sul piano etico", diffusa. Chiama in causa la istituzione della sua chiesa. Visita i macelli.  Nota "la somiglianza tra il linguaggio usato nel macello e quello dei nazisti" (zone pure, zone impure, fare il proprio dovere) e afferma che "il linguaggio tecnico spersonalizza vittima e carnefice". Scrive di aver visto "la degradazione della vittima che precede sempre un assassinio". p.249

Siamo alla conclusione.

Patterson tira le fila a proposito della "crudeltà istituzionalizzata contro i deboli e gli indifesi" (e ti sembra che stia accadendo ancora, qui, ora, da noi). La visione nazista del mondo non è scomparsa dalla mente degli uomini. Si nutre di paura e non aspetta altro che le occasioni propizie per tornare a crescere, prendendo ogni spunto, fino a diventare ancora mostro enorme.
Di fatto, la 'specie padrona' , Homo Sapiens, a oggi uccide ancora centinaia di milioni di animali ogni giorno. "Perché gli animali non possono né ribellarsi né difendersi... perché vi sono così poche persone disposte e capaci di combattere per loro". Abuso, sopruso, conditi con indifferenza e rimozione, sembrano "inesorabilmente eterni".


la rilettura della introduzione è qui
la rilettura della prima parte è qui
la rilettura dell'inizio della seconda parte è qui
la rilettura della fine della seconda parte è qui 








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