martedì 13 novembre 2018

...che le foglie aspettano - (alcune poesie di Olmo Vallisnera)







... tre poesie, lunghe poesie in liberi versi, proposte qui sotto.
Le hai sentite lette dal loro autore, Olmo Vallisnera, poeta che è attento agli animali. Infatti, lo hai conosciuto al MiVeg, questo anno. E lì, per la prima volta, hai ascoltato le sue poesie, proprio queste tre...
Felice lettura: a parlare con Olmo -di poesia, di animali- tornerai quanto prima.










Fiaccola minore 

Ho messo su un piatto 
della bilancia 
il peso della mia vita 
e sull'altro 
il battito d'ali del fringuello 
i piatti erano in equilibrio 

Ho raccolto dal sentiero 
stretto 
il bastone pesante 
che regge l'arbitrio 
e in quel momento 
ho perso l'equilibrio 

Osservando le goccie di 
pioggia 
che temerarie esplodono 
sulle rocce scivolose 
circostanti 
mi sono accorto che le 
foglie 
aspettano il vapore per 
fare un passo avanti 

Ho pianto sul sasso 
affiorante 
dopo aver assaporato 
il profumo del cedro 
che impregna i vestiti 
e scalda le bottiglie di vetro 

Spingendo lo sguardo 
al di là dei colpi sorvolando colline e 
foreste 
ho visto la cascata 
coprire le proteste 

Corpi si nascondono 
sotto grotte ombrose e 
solitarie 
e io, corro veloce 
al di là dell'orizzonte 
disperato ormai senza 
voce 

Non avvicinatevi mostri 
dell'alba 
siamo piccoli ma 
moltitudine 
piccoli al vostro inutile 
istante 
ma microcosmo immenso 
che tramuta la formica in 
gigante 

Ho ascoltato dignità 
infinite 
senza voltarmi 
fiere verso la morte 
saldate a occhi puliti 
che si spegnevano 
smarriti 

Ma, appena prima 
insegnare ai cuccioli 
la ribellione 
Noi figli di una fiaccola 
minore







Il bosco dei folli 


Siamo innamorati del 
vento 
andiamo pazzi per la 
pioggia 
i nostri occhi si bagnano 
all'alba 
e si asciugano al tramonto 
soltanto quando il daino 
riesce finalmente a 
scappare 

sorridiamo timidi al silenzio 
allo sguardo severo della 
civetta 
la nostra fissazione ci 
spinge a credere 
che nessun'altra via è 
percorribile 
se non quella della rugiada 
posata sulla corteccia del 
rovere 
sferzato da aria inebriante 

il pericolo che 
trasmettiamo 
al di là della cella 
l'urlo che trasciniamo 
dentro di noi 
spinge il corpo ad 
affrontare il buio 
le nostre tenebre non 
hanno pareti 
cinghie, sbarre, non hanno 
reticolati 

Ci manca il respiro 
ogni singola volta 
che la nostra esagerazione 
viene schernita
imprigionata 
le nostre mani stringono 
 un'accenno di solitudine, sì

ma sono i nostri piedi 
che percorrono 
instancabili 
orme già scavate 
impronte di altri disperati 
fossili di terra 
forme incontrollate 
a continuare il sentiero 

i luoghi comuni 
hanno il vivo terrore 
della nostra infinita 
incomprensibile mania 
e come dargli torto! 
scaviamo a fondo 
fino a farli crollare 

Ci hanno chiamato 
delinquenti, estremisti 
sognatori, inconcludenti 
ribelli, banditi, reietti 
ma siamo solo dei folli 

e la nostra follia 
si chiama libertà




Giorni selvaggi 

Nascosto da rami nudi 
lisci come braccia morenti 
statiche 
posate su corpi feriti 
salto da un segreto all'altro 
dolcemente 

Lontani i battiti della civetta 
quando 
silenziosi sul volto 
bruciavano le gabbie 

Lontani i versi del ginepro 
spoglio 
speranze di spine e colori 
senza spine 
senza colori 
irraggiungibili 

Scomparsi i covoni di 
grano 
tracce invisibili e contorte 
su campi ventosi 
fradici di laghi e stagni 

Correvano 
eretica distanza di sguardo 
in parte una 
in parte tutta 
a sovrastare maturi 
secoli di non vita 

Ali antiche di libellule mai 
nate amare delusioni 
dolci
come il nettare di fuga 

Nascondono 
giorni senza fine 
notti senza alba 
nubi minacciose 
infine schiariscono lo 
spettro liberato

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