giovedì 20 settembre 2018

Striscia verde che una volta era la Cortina di ferro

lungo il confine della ex cortina di ferro, oggi corre un nastro verde di quqsi 1400 chilometri


Nel nostro attuale presente, un periodo qualsiasi dell'epoca denominata da molti come Antropocene (cioè, qull'era geologica durante la quale si depositano le tracce dei cambiamenti di derivazione tecnologica umana, direttamente negli strati del sottosuolo), il tasso di estinzione delle specie viventi - sia autotrofi che eterotrofi - è altissimo e sta accelerando.
Si calcola che "un cambiamento (riduzione o aumento) della suprficie di un habitat ha come conseguenza un cambiamento del numero sostenibile di specie in una proporzione che va dalla radice terza alla radice sesta della superficie restante, il più delle volte pari alla radice quarta". In termini più pratici, significa che "quando si elimina il 90% della superficie di un habitat, il numero di specie si riduce all'incirca del 50%". Se, cioè, cementifico o inquino fino il novanta per cento del territorio di un habitat, farò estinguere fino alla metà delle specie viventi che lo popolano - va detto che, a livello mondiale, sono di più le specie sconosciute e ignote che quelle note e conosciute. A quel punto, l'equilibrio si regge su un filo, è fragile come un guscio di lumaca, come un vaso di vetro: infatti, basta eliminare "il 10% dell'habitat naturale rimanente", per far scomparire tutte - TUTTE - le specie residenti sopravvissute.
L'altra faccia della medaglia, che potrebbe funzionare come incentivo, è che questo rapporto proporzionale tra habitat e specie funziona anche al contrario, cioè in modo costruttivo.
Su questa proporzione si basa la proposta di Edward Wilson di rendere area naturale protetta una superficie parti alla metà della superficie terrestre: infatti, "se la relazione tra le specie sostenibili e la superficie del loro habitat è proporzionale alla radice quarta (approssimativamente, il valore mediano) la percentuale protetta in metà della superficie del globo è grosso modo l'85%. Questa percentuale può aumentare se si includono in questa metà gli 'hot spot', dove è massimo il numero di specie in pericolo".

Questi dati e questi ragionamenti, li hai presi dal libro "Metà della Terra", di Edward O.Wilson (Codice Edizioni, Torino) (sul libro, magari ci torniamo)...

Anche se non è uno degli hot spot presentati da Wilson, l'area lunga quasi 1400 chilometri (per la precisione wikipediana, 1393 km, dal Mar Baltico alla frontiera con la allora Cecoslovacchia - oggi Repubblica Ceca e Slovacchia, due entità distinte) che correva lungo il confine tra Germania Est e Germania Ovest, potrebbe a buon diritto venir considerata come area naturale da preservare.



Questa "innerdeutsche Grenze" o "deutsch–deutsche Grenze", (inizialmente anche "Zonengrenze"), che tagliò in due il corpo della Germania dal 1948 al 1990, altro non è che la churchilliana 'Cortina di Ferro', lugubre, letteralmente plumbea fascia di 'terra di nessuno', militarmente presidiata per separare il 'blocco sovietico' dal blocco occidentale, nel periodo della Guerra Fredda.
A più riprese fortificata sul lato orientale, divenne una delle frontiere più militarizzate e presidiate, una fortificazione che era una linea continua di recinzioni metalliche, muri, fossati, fili spinati, allarmi, torrette di osservazione, trappole e campi minati.

Oggi, per una specie di 'eterogenesi dei fini' a metà strada tra storia ed ecologia, questa lunga 'striscia' sta diventando un'oasi rifugio per migliaia di animali, appartenenti a decine e decine di specie, molte delle quali a rischio di estinzione. 





Si accorse Kai Frobel, alla fine degli Anni '70 che nella zona proibita, larga tra i 50  e i 200 metri a seconda del tratto, "miriadi di uccelli, di roditori, di insetti e di piante che si stavano estinguendo altrove", erano tornati a vivere e prosperare  -come racconta Tonia Mastrobuoni da Berlino, su Repubblica del 13 settembre 2018.
Questo perché, in quello spazio, altrimenti così ferreamente presidiato dai militari, che sparavano per uccidere qualsiasi umano oltrepassasse un certo limite, avvicinandosi alle fortificazioni, la traccia umana stava scomparendo e gli altri animali erano liberi di vivere la loro vita senza l'interferenza del più grande ficcanaso che l'evoluzione possa annoverare tra i suoi risultati. "L'assenza di esseri umani in quella lunghissima strischia che spaccava la Germania a metà, ne aveva fatto il rifugio segreto delle specie animali più rare". Frobel viveva sul lato occidentale, non correva il rischio di venire ucciso dalle guardie Vopos, aveva quindi potuto osservare il fenomeno. Ne scrisse a Gunter Berwing, suo amico che viveva al di là del Muro. Anche Gunter era un grande appassionato di natura - e ovviamente la Stasi mise entrambi sotto sorveglianza. spiandoli. 




"Nel 1989, appena un mese dopo la caduta del Muro, Frobel e Berwing si incontrarono a Hof, in Baviera, con altre centinaia di appassionati", per gettare le basi di un progetto magnifico, un vero sogno: trasformare la 'Striscia della morte' in 'Striscia Verde'.
In questo modo, la cicatrice politica lasciata dalla Guerra Fredda, diventerebbe un luogo di vita, un biotopo unico, sviluppatosi proprio al riparo della Cortina di ferro.  
Frobel, Berwing e tutti gli altri intendevano "comprare o proteggere, pezzo dopo pezzo, quella zona incontaminata per sempre". Aiuti arrivarono inizialmene dalla Turingia e dal Bund, dall'Agenzia federale per l'Ambiente.
"Fin dagli esordi, volle essere... qualcosa che ricordasse quell'esperienza tragica e che allo stesso tempo fosse un grande progetto naturalistico e di pace", speiga Melanie Kreutz, vice-direttrice della 'Striscia Verde' - Green Belt'.
Oggi come oggi, il progetto è in fieri, non tutte le 'tratte' della striscia verde sono al sicuro, è più come una linea tratteggiata. Si può contribuire comprando azioni o facendo donazioni.
Il progetto, ha seguito e rimbalza sulla Rete, è una storia che ispira
Ci sono iniziative turistiche e -in via collaterale - hai scoperto che esiste tutto un intero settore turistico che si ispira alle zone di confine militarizzate.

L'idea Striscia Verde, ha ispirato molti ecologi ed etologi, in vari Paesi europei, in modo del tutto indipendente tra loro.
Oggi, quindi il progetto, che è stato premiato, può assumere una dimensione europea: European Green Belt.


Una striscia verde che, dal Mar Artico al Mar Nero, attraversa per 12.000 chilometri 24 paesi europei, dalla Norvegia alla Turchia. Varata nel 2004 sotto il cappello del World Conservation Union, riannoda simbolicamente le due metà del continente, oggi politicamente riunificate, con un percorso ecologico che salvaguarda la biodiversità, sopravvissuta proprio grazie al vecchio confine. Il motto: i confini dividono, la natura unisce.


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