Firenze, 28 settembre 2019 - foto di Bruno stivicevic |
di Paola Zintu
Vi racconto un po' chi sono e le esperienze che ho vissuto anche all'interno della facoltà. A oggi, tutte le volte in cui dico 'sono veterinaria e sono vegana', la cosa che mi viene detta più frequentemente è: 'ma allora perché hai studiato veterinaria?'. Paradosso.
Effettivamente, la gente pensa che studi veterinaria per curare gli animali che poi verranno mangiati. E questa purtroppo è stata una delle contraddizioni con cui ho dovuto convivere fin da quando ero più piccola, ma sicuramente all'università. E ho visto persone piangere all'interno del macello, colleghi, persone che sono diventate veterinarie e curano comunque animali - e poi al pranzo, mangiare animali.
La realtà è questa, cioè viviamo in un mondo in cui effettivamente la vita è diventata una merce e addirittura coloro che dovrebbero curare gli animali, vedono queste merci come denaro, merce. Questo è stato un po' il paradosso della facoltà. Uscita dall'Università, mi sono un po' scontrata con questo mondo e ho deciso anche di dedicarmi a chi aveva ancora meno voce degli altri: la fauna selvatica. La fauna selvatica viene purtroppo ancora meno considerata ed è meno protetta rispetto ad altri animali. Lottiamo tutti i giorni e perdiamo fiducia, perché non riusciamo a modificare le cose. In realtà, ci sembra che sia così, ma stiamo modificando le cose, partendo dal basso, parlando, cercando di comprendere che ognuno di noi e le persone che abbiamo intorno ha un proprio percorso, ed è fondamentale rispettarlo, aiutando nel cammino la gente.
Come si fa a spiegare l'antispecismo a persone che ignorano l'animale, che non sanno neanche riconoscere un animale, se lo vedono?
Antispecismo è ora: ed è il momento in cui un'ape, una singola ape può fare la differenza. Come facciamo a spiegare l'ape. Stiamo veramente perdendo la biodiversità e stiamo perdendo un ecosistema. Un'ape, a oggi può rappresentare la biodiversità, quindi è fondamentale che quell'ape rimanga viva.
Ma quante delle persone che ci circondano, sanno riconoscere un'ape da una vespa? Poche.
Quindi, partiamo dal basso, la cosa fondamentale è ripartire dai bambini, cercare di spiegare loro cosa è veramente importante. E abbiamo questo momento, non abbiamo più tempo, perché il tempo è finito. Oggi abbiamo la possibilità di sfruttare movimenti ampi, come il Fridays For Future, che porta in piazza tantissime persone ignare di quello di cui noi stiamo parlando. Non sanno riconoscere la differenza tra il bene e il male? No: semplicemente, non sanno riconoscere la realtà, non sanno riconoscere gli animali, capire che anche loro rappresentano la vita e rappresentano il nostro futuro.
Cosa possiamo fare noi? Noi diciamo di essere dalla parte del giusto. Sicuramente. Stiamo facendo del nostro meglio? Non lo so.
Tutti i giorni possiamo fare qualcosa che parte dal mangiare. Mangiamo vegano. Mangiare vegano vuol dire mangiare etico? Non è detto: tutti i giorni andiamo al supermercato e compriamo cose elaborate, che vengono comunque da una agricoltura intensiva, nella gran parte dei casi. Compriamo prodotti elaborati, venduti in plastica.
Stiamo davvero facendo del nostro meglio per cambiare il mondo o per salvare l'ambiente?
Il problema è che tutto è connesso, quindi smettere di mangiare la carne non vuol dire salvare gli animali e salvare il pianeta. Smettere di mangiare la carne è un inizio, è il primo passo ed è un passo fondamentale, ma tutti i giorni possiamo fare qualcosa di nuovo, di migliore.
E questo è un altro modo di vedere le cose. Quando ci poniamo di fronte alla gente: "Noi siamo il giusto", stiamo tirando su un muro. E noi dobbiamo abbatterli, i muri!
Ai Fridays For Future i cartelli vegani ci sono, ma sono pochissimi. Il mio invito è quello di rivolgerci a queste persone e unirci, perché è una lotta che deve includere tutti coloro che si muovono intorno allo stesso scopo, che è salvare il pianeta.
Salvare il pianeta vuol dire salvare anche gli animali e salvare noi. Non possiamo scollegare le due cose. Tutto è connesso.
Leggo da un volantino di "Garage Anachico": gli Stati, che potrebbero impedire la catstrofe ecologica, sono gli stessi che hanno permesso alle industrie di inqunare, di depredare territori, di saccheggiare intere aree del pianeta con l'unico obiettivo del profitto. Sono gli stessi che, mentre in Europa cercano di legiferare sulla riduzione delle emissioni di CO2 nei territori del Delta del Niger, fanno pressioni perché il petrolio sia estratto coi minori costi possibili, senza preoccuparsi dei danni a flora, fauna, popolazioni autoctone. Non crediamo in una riconversione green della produzione, perché ciò che deve essere messo in discussione è il sistema di produzione stesso. E noi stiamo facendo parte di quel sistema di produzione, ogni volta che compriamo un hummus in scatola. Pensateci.
Un sistema di produzione fondato sullo sfruttamento indiscriminato dell'uomo sull'uomo sugli animali e sulla terra. Crediamo in un cambiamnto radicale della società. Questo, non solo è possibile, ma anche oggi più che mai, necessario. Questo cambiamento non può che dipendere da noi, dalla nostra opposizione reale e concreta, senza alcuna forma di delega. Il sogno che non ci potranno mai togliere, è quello di vedere crollare l'intero sistema di sfruttamento".
Lo sfruttamento delle risorse, degli animali, di tutto l'ecosistema che ci ospita.
Dobbiamo, come insegnanti, diffondere queste idee. I bambini - per quanto sembra a volte che non ascoltino, fanno dei piccoli cambiamenti, passo per passo. E quelli saranno veramente i cambiamenti che ci permetteranno di liberare gi ultimi. Quindi, ripartiamo dal basso, ripartiamo con dolcezza, con delicatezza. Insegnamogli a riconoscere un animale, a sentire il canto di un animale. Solo così potremmo essere davvero tutti liberi, all'interno di un pianeta sano.
Come si fa a spiegare l'antispecismo a persone che ignorano l'animale, che non sanno neanche riconoscere un animale, se lo vedono?
Antispecismo è ora: ed è il momento in cui un'ape, una singola ape può fare la differenza. Come facciamo a spiegare l'ape. Stiamo veramente perdendo la biodiversità e stiamo perdendo un ecosistema. Un'ape, a oggi può rappresentare la biodiversità, quindi è fondamentale che quell'ape rimanga viva.
Ma quante delle persone che ci circondano, sanno riconoscere un'ape da una vespa? Poche.
Quindi, partiamo dal basso, la cosa fondamentale è ripartire dai bambini, cercare di spiegare loro cosa è veramente importante. E abbiamo questo momento, non abbiamo più tempo, perché il tempo è finito. Oggi abbiamo la possibilità di sfruttare movimenti ampi, come il Fridays For Future, che porta in piazza tantissime persone ignare di quello di cui noi stiamo parlando. Non sanno riconoscere la differenza tra il bene e il male? No: semplicemente, non sanno riconoscere la realtà, non sanno riconoscere gli animali, capire che anche loro rappresentano la vita e rappresentano il nostro futuro.
Cosa possiamo fare noi? Noi diciamo di essere dalla parte del giusto. Sicuramente. Stiamo facendo del nostro meglio? Non lo so.
Tutti i giorni possiamo fare qualcosa che parte dal mangiare. Mangiamo vegano. Mangiare vegano vuol dire mangiare etico? Non è detto: tutti i giorni andiamo al supermercato e compriamo cose elaborate, che vengono comunque da una agricoltura intensiva, nella gran parte dei casi. Compriamo prodotti elaborati, venduti in plastica.
Stiamo davvero facendo del nostro meglio per cambiare il mondo o per salvare l'ambiente?
Il problema è che tutto è connesso, quindi smettere di mangiare la carne non vuol dire salvare gli animali e salvare il pianeta. Smettere di mangiare la carne è un inizio, è il primo passo ed è un passo fondamentale, ma tutti i giorni possiamo fare qualcosa di nuovo, di migliore.
E questo è un altro modo di vedere le cose. Quando ci poniamo di fronte alla gente: "Noi siamo il giusto", stiamo tirando su un muro. E noi dobbiamo abbatterli, i muri!
Ai Fridays For Future i cartelli vegani ci sono, ma sono pochissimi. Il mio invito è quello di rivolgerci a queste persone e unirci, perché è una lotta che deve includere tutti coloro che si muovono intorno allo stesso scopo, che è salvare il pianeta.
Salvare il pianeta vuol dire salvare anche gli animali e salvare noi. Non possiamo scollegare le due cose. Tutto è connesso.
Leggo da un volantino di "Garage Anachico": gli Stati, che potrebbero impedire la catstrofe ecologica, sono gli stessi che hanno permesso alle industrie di inqunare, di depredare territori, di saccheggiare intere aree del pianeta con l'unico obiettivo del profitto. Sono gli stessi che, mentre in Europa cercano di legiferare sulla riduzione delle emissioni di CO2 nei territori del Delta del Niger, fanno pressioni perché il petrolio sia estratto coi minori costi possibili, senza preoccuparsi dei danni a flora, fauna, popolazioni autoctone. Non crediamo in una riconversione green della produzione, perché ciò che deve essere messo in discussione è il sistema di produzione stesso. E noi stiamo facendo parte di quel sistema di produzione, ogni volta che compriamo un hummus in scatola. Pensateci.
Un sistema di produzione fondato sullo sfruttamento indiscriminato dell'uomo sull'uomo sugli animali e sulla terra. Crediamo in un cambiamnto radicale della società. Questo, non solo è possibile, ma anche oggi più che mai, necessario. Questo cambiamento non può che dipendere da noi, dalla nostra opposizione reale e concreta, senza alcuna forma di delega. Il sogno che non ci potranno mai togliere, è quello di vedere crollare l'intero sistema di sfruttamento".
Lo sfruttamento delle risorse, degli animali, di tutto l'ecosistema che ci ospita.
Dobbiamo, come insegnanti, diffondere queste idee. I bambini - per quanto sembra a volte che non ascoltino, fanno dei piccoli cambiamenti, passo per passo. E quelli saranno veramente i cambiamenti che ci permetteranno di liberare gi ultimi. Quindi, ripartiamo dal basso, ripartiamo con dolcezza, con delicatezza. Insegnamogli a riconoscere un animale, a sentire il canto di un animale. Solo così potremmo essere davvero tutti liberi, all'interno di un pianeta sano.
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