lunedì 16 luglio 2018

L'asina che ipnotizza il frigorifero... e molti altri animali, all'Oasi Santuario di Magnago - 1


Uns settimana fa - ormai - sei andato in gita, insieme a Silvia Molè. Destinazione: l'Oasi Santuario di Magnago, gestito dai volontari di Vita da Cani. E allora, la gita non è più una semplice gita, ma la scoperta di uno spicchio di mondo che molti di noi sperano sia parte del futuro che ci aspetta - il futuro che di sicuro immaginiamo, e che già adesso qualcuno si è impegnato a rendere vivo e concreto, tutti i giorni ogni giorno...



L'Oasi Santuario di Magnago è uno dei progetti realizzati dal team di Vita da Cani.
Sono 40.000 metri quadrati, con prati, collinette e boschi. Qui vivono, in completa libertà, capre, pecore, asine, maiali, mucche e tori. Erano loro che volevamo andare a conoscere, a incontrare.
Tutti loro sono liberi nel modo più assoluto: liberi anche di ignorare o allontanare la presenza dei visitatori umani, nei confronti dei quali non hanno alcun obbligo di una relazione forzata, nemmeno la più gentile.
Molti di loro, infatti, ci hanno ignorati, e  un paio (un toro e una mucca), ci hanno guardato dimostrandoci che non gradivano per niente che noi fossimo lì - le esperienze passate gli hanno insegnato a diffidare sempre degli umani.
Altri, invece - le tre asine, la pecora Luca, alcune capre e i piccoli cinghialetti che fanno compagnia al toro, un pochino anche uno dei due pony - ci hanno accolto, ci hanno cercato, hanno proposto - e imposto - relazione e scambi.







foto aggiunta in edit

 
foto aggiunta in edit


Le tre asine sono indiscusse protagoniste di molta parte dell'accoglienza dei visitatori, o dell'intrattenimento di rapporti con gli umani prsenti - sia quelli stanziali, che quelli ricorrenti, come i volontari, che quelli occasionali, come visitatori - quelli eravamo noi - cioè Silvia e tu, per quel giorno.
Si avvicinano, annusano, ispezionanto gli oggetti, sono curiose e chiedono: chiedono di vedere gli oggetti, "che cosa è quello?" come farebbe un bambino umano molto curioso. Tra una brucata e l'altra, chiedono attenzioni, carezze, cibo; invitano alle carezze e alle coccole, sdraiandosi a terra o appoggiando labbra e naso: gli piacciono molto le carezze lungo la fronte; sono golose e cercano i cibi 'strani' ma saporitissimi e spesso dolci che mangiano gli umani e che loro hanno imparato subito ad apprezzare.
Mentre accarezzavi le loro morbide schiene, i fianchi, oppure la cima del naso e la fronte, mentre toccavi le orecchie dure e lunghissime, ti è venuto da pensare che - se è errato, come è errato - confrontare la loro 'intelligenza' con la nostra (le virgolette si devono al fatto che la parola 'intelligenza' risulta essere un contenitore vasto e nebuloso, l'ennesimo collettivo  generalizzante, che sarebbe meglio esprimere e declinare al plurale: 'LE intelligenzE'), può essere invece istruttivo capovolgere la prospettiva, invertire il senso del cammino evolutivo. E dire quindi, che non sono loro come noi, ma noi intelligenti come loro
Darwin, sia pure da una prospettiva comunque antropocentrata, affermava che le differenze non sono nella qualità, ma nella quantità, e aveva ragione. Tutte le qualità esplorative, le risorse sensoriali, il repertorio espressivo, emotivo, relazionale, sono chiaramente presenti in tutti loro, qualunque sia la loro 'forma' del corpo. Intelligenza - la lezione di Roberto Marchesini- significa porsi problemi, cioè esporsi all'esplorazione del proprio contesto vitale, del proprio ambiente. Tutti gli animali sono intelligenti. L'uomo - checché ne abbia pensato nei secoli passati e a volte anche oggi - è lui stesso un animale essenzialmente darwiniano. Quindi 'ANCHE' lui è intelligente: noi siamo intelligenti COME loro, ecco la affermazione più corretta (sia pure ancora parzialmente viziata da un difetto, quel dire un 'loro' e un 'noi').

(1- seguono altri post con foto, più eventuali considerazioni o racconti)

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