Il primato incontestato in campo musicale non spetta agli umani, che sono forse i musicisti meno dotato del regno animale.
Si legge una frase simile nel capitolo 'Suono' scritto da Vincenzo Santarcangelo e presente nella antologia "A come animale - Voci per un bestiario dei sentimenti" (cura di Leonardo Caffo e Felice Cimatti), edita da Bompiani nel 2015.
Hai letto con estremo interesse e piacere questa antologia, e magari ci tornerai in futuro. Intanto, puoi sempre parlare dei contributi presi singolarmente - come in questo caso.
L'articolo è una miniera di proposte musicali, sentieri da percorrere sull'onda delle note, per scoprire che molti musicisti, prima e magari meglio dei ricercatori - che sembrano inorridire di fronte all'intuizione e all'empatia, ma solo quando si ha a che fare con gli animali non umani - hanno sempre 'saputo' - intuito- che il canto, la musica degli uccelli è la più grande musica a cui ci si possa voler ispirare.
Gli umani sono imitatori, 'copiano' dai repertori etologici degli altri animali. Dagli uccelli, han copiato la musica.
Tra i molti musicisti di cui parla, Santarcangelo scrive che "gli uccelli diventano protagonisti assoluti dell'opera del Messiaen maturo".
I canti degli uccelli, possono essere modelli imitabili per la musica umana? La loro grande rapidità e irriducibilità a un sistema di altezze umane, non li rende invece una entità sonora sfuggente, "irragiungibili per i nostri sensi poveri e limitati"?
Olivier Messiaen era anche ornitologo, oltre che compositore e organista. Prova a risolvere il problema, componendo, tra le altre, "Chronocromie" per orchestra (1960), immediatamente successivo al "Catalogue d'oiseaux" per pianoforte (1956-1958), o "Réveil des Oiseaux" (1953), per pianoforte e orchestra.
In queste opere, Messiaen è obbligato a trascrivere a un tempo più lento quelli estremamente veloci dei canti degli uccelli, "assolutamente impossibili per i nostri strumenti","che inoltre non riescono raggiungerele altezze di quei canti: andranno trascritti, una, due o anche tre ottave sotto". Il compositore deve anche sopprimere quegli intervalli troppo piccoli "che i nostri strumenti non potrebbero suonare. Allora rimpiazzo questi intervalli dell'ordine di uno o due commicon dei semitoni, ma rispettando la scala dei valori tra i diversi intervalli".
Il risultato, sono brani che non hanno una forma musicale umana, ma - potresti quasi dire - una forma 'ornitica' - approssimata per difetto, però. I canti degli uccelli (si potra dire: La 'ornito-tragoudia' ?), dice Messiaen, seguono "la natura, gli avvenimenti luminosi, termici, acustici, che si producono in una sola giornata e in una sola notte".
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