mercoledì 5 giugno 2019

Cute: non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che è strano - 1


Nei tempi inconsapevoli della (tua) infanzia, questi due personaggi popolavano la televisione in bianco e nero e reclamizzavano in Carosello prodotti caseari. Vi ricordate come si chiamavano?



la mucca Carolina


Susanna Tuttapanna

Protagoniste delle reclame dei formaggini, puntavano tutto sulla loro morbidezza, sui sorrisi, per attirare i bambini - che si potevano identificare in Susanna e giocare con Carolina, mentre facevano la merenda coi formaggini. Se mamma e papà, poi, te ne compravano tanti, potevi raccogliere i punti e ricevere a casa i loro pupazzi gonfiabili!

tu, ti ricordi anche di Camillo il coccodrillo...albino?
Raggiunsero - come è facile immaginare - il loro scopo, se è vero che gli stabilimenti che producevano quei formaggi hanno chiuso i battenti solo di recente; e se  -soprattutto- di questi pupazzi, in particolare di questa versione rassicurante dei coccodrilli albini giganti che vivono nelle fogne di New York che è il sonnacchioso Camillo coccodrillo, hai trovato l'esistenza di un fiorente mercato di scambio e compravendita - a prezzi davvero sbalorditivi, se il giocattolo è 'non giocato'. Materiale per collezionisti nerd che nemmeno Sheldon Cooper.

Non è finita qui. Anzi, da qui inizia: ché, Susanna, Carolina e Camillo non sfigurano per nulla come rappresentanti nostrani e - ma sì - un poco naïfs, nella galleria delle figure 'cute', individuate dal filosofo Simon May, nel suo libro "The Power of Cute"- Il Potere del Carino.
Nota marginale: in questa storia ci sono due casi di omonimia. Simon May è anche un cantante e compositore britannico (questa è la sua pagina, attenzione perché parte la musica in sottofondo!). Mentre Susanna Tuttapanna - anzi: Susanna Tutta Panna, scritto separato - è anche un film di Steno del 1957, coproduzione Italia-Spagna, con Marisa Allasio nei panni - probabilmente non molti -  della pasticciera Susanna. E qui, ti astieni dal far commenti.

Questa categoria estetica del Cute (sorella di Uncanny, discendente di Sublime e Mostruoso?) ti sembra davvero interessante. Vedremo poi perché, specialmente nella seconda parte, in un altro post. Intanto leggiamo stralci dall'articolo "Cose Carine" (La Lettura, domenica 2 giugno 2019), scritto da Marco Del Corona.

"... il cute (...) rappresenta «una ... potente espressione ... dello spirito del tempo » . Che mette in evidenza attitudini sociali e psicologiche, rivela le mappe di valori cui sottostiamo."



Il cute ha il dono dell'ubiquità. "Sì... il cute è ovunque intorno a noi... questa sua ubiquità ci (dice) cose affascinanti sul nostro mondo. I filosofi se ne sono quasi del tutto disinteressati, perché sembra volgare, infantile. Invece icone globali come Hello Kitty e Pokémon parlano della celebrazione che la modernità fa dell'infanzia, della transitorietà, dell'indeterminatezza delle cose. Per quanto gli oggetti carini e il gusto del 'carino' possano apparire volgari, quel che ci racconta del mondo è tutt'altro che volgare o irrilevante. Per dirla con Nietzsche: sarà anche superficiale, ma viene dal profondo".



Il cute - come si può intuire- non è nato oggi, ma affonda le radici addirittura nel Diciannovesimo secolo (il 1800). Nasce con la "mania americana per i cosiddetti baby show, dove madri e infanti si esibivano in pubblico, o il fenomeno di General Tom Thumb, che a 23 anni era alto 79 centimetri scarsi e divenne una celebrità negli Stati Uniti e in Europa.  

Barnum e Tom Thumb


Il vero boom si registra dopo la Seconda guerra mondiale, con Topolino e soprattutto dagli anni Ottanta del XX secolo, con i pupazzi Cabbage Patch Kids". Fino ad arrivare, appunto, a Hello Kitty e Pokémon. Giapponesi, non per caso. "Dagli anni Ottanta il Giappone è diventato il quartier generale globale del cute, il primo Paese a presentarsi come 'cute nation', con il Ministero degli Esteri che nomina addirittura tre ragazzine come 'ambasciatrici' del cute".



... e di Arnold, ne vogliamo parlare?


Per Simon May "il cute abbatte i confini tra categorie o perlomeno li sfuma". "Lo vediamo già dalle star bambine del cinema negli anni Trenta, così ammiccanti, persino provocanti e dunque adulte, come Shirley Temple. Negli anni Ottanta arriva l'extraterrestre E.T. (...) mentre Hello Kitty chiaramente non è né adulto né bambino".



I margini vengono confusi volutamente tra età infantile/età adulta. "... a partire da Freud, vediamo il bambino come sempre presente e attivo" (...) "gli oggetti 'carini' spesso riflettono il contrario, cioè il mondo dell'adulto penetra sempre di più in quello dell'infanzia, soprattutto per quel che riguarda la nostra autonomia nell'attribuire valore alle cose e nel nostro essere consumatori".

Il 'cute' sfuma i margini: "tra infanzia ed età adulta, ma anche per altre distinzioni come quella maschio/femmina, uomo/animale, buono/cattivo, esperto/naif". "Il cute  riflette il grado di sacralità che l'infanzia ha raggiunto oggi". "Il 'carino' più seducente non è perfettamente innocente e innocuo (...) ma è quello proprio di figure in qualche misura imperfette, deformi, persino minacciose" (Hello Kitty, senza bocca o dita; le bambole So Shy Sherri; il Balloon Dog di Jeff Koons). "Gli oggetti 'cute' esprimono tutto questo in quel modo leggero tipico di oggi, un po' come gli emoji (...). Il 'cute' è molto in sintonia con la rivalutazione dell'effimero e del transitorio, in contrapposizione con il permanente e l'assoluto: una linea che parte da Nietzsche".
 
So Shy Sherri ...
Secondo la studiosa di Chicago Sianne Ngai, che scrive sul 'cute' (e ha scritto anche sul 'gimmick', "un certo grado di violenza è sempre presente nella relazione con l'oggetto carino". Per Simon May, "(...) in un contesto patologico la vulnerabilità di oggetti e soggetti carini ouò soddisfare fantasie sadiche o perverse. Ma non è questa la violenza intrinseca alla sensibilità 'cute'. Al contrario, gli oggetti 'cute' mettono spesso in discussione la nostra idea di chi o di cosa detenga il potere. Per esempio, nonostante l'apparente vulnerabilità degli esseri 'cute', ci si può sentire protetti da essi proprio in virtù di quella loro fragilità: lo dimostrano le mascotte. Gli oggetti carini interrogano in profondità le nostre certezze su chi abbia o meno potere".

Jeff Koons - Balloon Dog (Blue) - 1994


Il 'carino' è parte della cultura pop - ma oltre che essere una categoria estetica, ha anche implicazioni morali - cioè, etiche.
"... la tendenza del 'cute' di imporre qualità umane a cose non umane solleva autentici interrogativi morali, soprattutto sul potere. "... il 'carino'  è una via narcisistica per godere del potere su persone e cose vulnerabili? O ... sollecita istinti altruistici?"

Forse sono valide entrambe le ipotesi, dati contesti e persone coinvolte differenti. A proposito della "attitudine accuditiva", leggiamo che "due psicologi sociali, Gary Sherman e Jonathan Haidt, si sono spinti a considerare  la reazione al 'carino' una 'emozione morale' per eccellenza, perché ci induce a vedere sconosciuti, o animali, od oggetti fuori dalla nostra cerchia immediata come bisognosi di protezione  o di cura e dunque ci stimola ad allargare la nostra preoccupazione morale". Konrad Lorenz considerava le caratteristiche 'cute' come essenziali per evocare l'accudimento parentale.

"... nelle modalità ... non solenni di oggi il 'cute' esprime una sorta di libertà dalla tirannia delle relazioni di potere e della ricerca del permanente e dell'assoluto. Parla ... alle ... due nuove anime che configgono dentro di noi ... sanciscono una visione del mondo aperta, indeterminata e governata dal caso e ... un desiderio senza precedenti di sicurezza, chiarezza, comfort e controllo".

-1 - segue
a breve la seconda parte

 

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