Dopo le quarantene obbligate, stanno ricominciando le aperture anche dei cosiddetti luoghi della cultura - e tu ci metti dentro anche le scuole. Però, con molte difficoltà, come si vede proprio nelle situazioni legate alla scuola, che vive in emergenza già dal primo giorno (come se l'inizio dell'anno scolastico fosse un evento improvviso e inaspettato, invece che un appuntamento regolare fisso annuale).
Difficoltà che affliggono anche teatri, cinema, festival.
Per quel che riguarda il cinema, con le nuove riaperture, arrivano o ritornano film che fino ad ora si erano ritrovati in un limbo.
Tra questi film, c'è pure questo. 'Dune' di Denis Villeneuve.
Il trailer, sia in inglese che in italiano è come è ovvio già in circolazione - preceduto negli ultimi mesi da ogni genere di articolo, immagine, rumour, intervista. Il problema era mantenere desta l'attenzione su un film che non potrà non apparire oscuro e difficile a molti - e che per di più è già il secondo adattamento cinematografico tratto dal libro sci-fi 'ecologista' di Frank Herbert. Oltretutto, il primo film era stato girato da David Lynch, astruso ma intrigante regista. E Denis Villeneuve, il nuovo regista, comunque molto interessante, non avrà potuto non tener conto di quell'immaginario, che a sua volta derivava dal proto-film 'Dune' di Alejandro Jodorowrsky.
Insomma, nulla è semplice in questa pellicola, nemmeno il trailer - che poi vediamo.
Per chi conosce la storia, vedere riecheggiate atmosfere e ambienti che erano già presenti nel film di Lynch - ma di respiro e scala molto ma molto più grande e ampia - è una gioia che fa pregustare un bello spettacolo - e in più c'è il gioco del casting, nel quale i cinefili nerd son come gli italiani nel calcio: tutti allenatori.
Probabile che da qui a dicembre - metà dicembre, non ti sbilanci sulla data, che forse sarà il 18 - ci saranno altri trailer. Ma intanto, questo?
Cupo e potente, come già dicevi, inizia lentamente e mostra tantissimi personaggi.
"Qualcosa mi sta capitando", dice il giovane Paul Atreides, interpretato da Timothée Chalamet atto giovane. Lo vediamo baciare una ragazza al tramonto sul deserto, poi scene di battaglia su una pianura, che lui osserva da lontano, insieme a una donna (chi conosce la storia sospetta già di chi stretti). Alternata a scene marine, c'è la scena celeberrima del test a cui Paul viene sottoposto da una inquietante monaca di un futuro ordine religioso.
Mentre Paul cammina sulla spiaggia e astronavi solcano il cielo, mentre Paul combatte un duello con un uomo, si sente la voce della monaca che dice che lui, Paul, dovrà imparare a guidare gli altri, perché ha ereditato troppo potere e perché tutti i suoi antenati, suo padre compreso, non hanno capito qualcosa di cruciale. La sua famiglia perderà ciò che ha ottenuto. Vediamo le prime scene di Arrakis, il pianeta interamente desertico, assaggiamo come si vive in un luogo simile. Arrakis è una trappola: ecco plotoni di soldati e il viso crudele di un guerriero calvo e subito dopo del principale nemico degli Atreides. Scene di battaglia e poi ancora la monaca che dice che "un animale si sarebbe staccato la zampa pur di sfuggire dalla trappola" (questa frase è centrale anche nel libro, ma dal punto di vista antispecista è più che discutibile - vedremo).
Rivediamo la ragazza dei baci, vestita con una tuta che comprende pure una mascherina - e che a te oggi fa un effetto che di sicuro non avrebbe fatto fino a qualche mese fa; e come te, pensi che lo stesso disagio sia anche di altre persone. Scene di battaglia. Un uomo calvo e grosso che emerge da un liquido scuro, una donna che cammina tra corridoi, altri guerrieri e la scena indimenticabile della prima comparsa dei giganteschi vermi delle sabbie. Altri volti - uno arcigno, l'altro di una donna di colore, la versione femminile del planetologo ecologo Liet Kynes, figura importantissima nel libro. C'è già chi si è lamentato perché è stato reso come una donna nera, mentre nel libro è un uomo, presumibilmente bianco. A te la cosa non suscita particolare scandalo, anzi, a pensarci bene, la trovi interessante. Poi, è tutta una serie di volti primi piani, veicoli, Paul che afferra la sabbia. Si finisce con la ricomparsa del gigantesco verme, che emerge dalle sabbie.
Se si rimane al trailer, si intuisce un film complesso e molto drammatico, con un certo livello di tensione costante. Un tipo di film di fantascienza a cui non si era più abituati nei tempi recenti.
Vediamolo e poi caso mai, se ne chiacchiera. Tu pensi che ritornerai con altri post: su Liet donna e sull'idea di animale che c'è dietro alla storia.
Sicuramente da vedere
RispondiEliminaTiziana, io andrò sicuramente al cinema a vederlo, infatti!
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