Quelle che vedete sono le tre sculture che l'artista novarese Davide Arisi ha installato nel giardino all'entrata del Museo Naturalistico del Palazzo Faraggiana a Novara: sono un cane, un gatto e un coniglio, fatti principalmente di fili metallici e di filo spinato. Le ha scelte Valentina Ferrario, studiosa ai Beni Culturali - insieme all'artista: ciascuna rappresenta il 'pet' da compagnia che è al centro delle tre Associazioni protezioniste che si sono presentate nella giornata. Si tratta di ANAG, Mondo Carota e Il Giardino di Quark
Davide Arisi, lo scultore |
Lo slogan del Museo Faraggiana è piuttosto brutale in un certo senso: "ieri ucciderli per conoscerli, oggi conoscerli per rispettarli" e rende conto di tutto il percorso di un pensiero umano nei confronti degli animali.
Ma il rapporto con gli animali è anche di attualità, esiste una 'attualità animale', una attualità della natura, il che significa che gli umani ne fanno parte. Invece che esseri eccezionali e separati dalla natura, anche gli animali umani si trovano immersi nella natura, di cui sono parte, proprio come tutti gli animali non umani.
Gli animali d'affezione - cani, gatti, conigli, specialmente - sono quelli che l'umano tiene come riferimento nei confronti dell'alterità. L'alterità animale, che rimane un concetto antropocentrico, dovrebbe essere il primo passo, la prima mossa, per smuoversi dall'antropocentrico e tuttavia è un passo difficile per quasi tutti.
Infatti, i per sono tramite di questo passaggio, ma anche esseri simbolici e strumentalizzati.
Le tre installazioni sculture di Arisi lo dimostrano: materiali e colori pop esemplificano molto bene l'idea del pet come giocattolo, dell'animale oggettivizzato, reso feticcio.
Oggi soprattutto, è vitale porsi contro questo paradigma dominante che tuttora separa umani e altranimali; la norma specista è ancora invadente e presente ovunque, anche se alla maggior parte delle persone sembra addirittura invisibile.
Questo. muoversi umano dentro una norma specista, che considera tutta la Natura come risorsa consumabile, rende gli umani deteriori contro animali e contro ecosistemi. Rimaniamo arroccati all'idea del privilegio di specie, che rende invisibile la norma(lità) dello sfruttamento accelerato che perpetriamo contro tutto il resto del vivente.
La norma, che consideriamo ovvia, vale invece solo per noi umani - e nemmeno tutti.
Se fossi nata orso, adesso sarei in prigione in Trentino; se fossi nata vacca, ora sarei ingravidata artificialmente per produrre il mio latte, sottraendolo a mio figlio, vitello destinato alla morte prematura; se fossi cane, potrei essere sia al riparo in una casa, sia randagio per strada. Infatti, anche per i pet, il destino può essere ambiguo, al bivio tra sicurezza e maltrattamento - e comunque non significa mai libertà.
La volontà di dominio e di controllo regola tutto il nostro rapporto coi pet, perché facciamo una generalizzazione indebita nei loro confronti, non ne scorgiamo la individualità - e tu diresti, nemmeno la dignità.
Invece, gli animali sono ontologicamente dei soggetti, e come tali a loro si deve risposta alle richieste e agli sguardi, si deve cura, si deve attenzione - si deve rispetto.
Le associazioni animaliste che hanno il compito di tutelarli, devono in pratica salvarli da noi stessi - e si crea un importante e ostico paradosso, per cui alcuni umani salvano gli animali da altri umani.
Quello che le associazioni fanno, in concreto, è una azione di liberazione; si tratta però di libertà negativa: Libertà negativa o libertà "da" o ancora libertà come assenza d'impedimento, indica con una terminologia politica la possibilità che qualcuno abbia di agire senza che nessuno intervenga a ostacolarlo o anche la decisione di rimanere passivo senza che nessuno lo costringa a non agire. Ti puoi riferire alla libertà di non rispondere allo sguardo, di evitare la presenza, cioè di sottrarsi all'umano, alla sua presenza, alle sue azioni - anche quelle 'buone'.
Secondo te, è ormai ora di parlare anche delle libertà positive: le libertà "di".
Comunque, le associazioni in questo senso della libertà negativa, fanno un'azione importante, mettendo in pratica il concetto ribadito che un animale non si compra, ma si adotta - per parafrasare un importante slogan. L'acquisto è di per sé un atto che rende oggetto: sono le merci che vengono acquistate e vendute, sono le merci che vengono prodotte - e questo sui corpi degli animali, in primis, ha delle conseguenze devastanti.
Diversa cosa è l'adozione: noi prendiamo in casa nostra un animale che ha delle esperienze, un suo vissuto, un passato tempo durante il quale ha imparato a stare al mondo, del quale ha possibilmente una sua personale visione e dal quale si attende certe cose e non altre. Gli animali ci pre-esistono, e l'adozione riconosce e dà dignità a questa pre-esistenza.
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