Lui è Eric: vagamente hipster, parla inglese, ma questo di per sé non è indicativo di dove provenga, né dove viva - anche se è possibile fare delle oziose ipotesi. Cosa ci fa con al collo un grembiale nero antischizzi, ma soprattutto con un coltello gigante in mano?
Eric è andato al ristorante più cool del momento, quello per cui tutti impazziscono, perché... solo lì potrai avere una esperienza unica di incontro con la carne che mangerai.
Lo hanno portato lì due suoi amici, entusiasti, che adorano sentirsi cone cavernicoli.
"Casa de Carne" dura 2 minuti e 20, titoli di coda compresi, è scritto e diretto da Dustin Brown. L'umano Joe Lemieux e il maiale Wilbur ne sono i protagonisti. Prodotto da LCA - Last Chance for Animals (ha anche una pag FB).
Questo minifilm - della cui trama essenziale non aggiungi altro, per non spoilerare - ha vinto il primo premio nella sezione Tarshis Short Film Award 2019, all'interno del Animal Film Festival (8 e 9 febbraio 2019, Grass Valley e Nevada City, CA). Siamo alla sesta edizione. La "Adam and Amber Tarshis Foundation" offre premi in denaro ai vincitori e classificati nella sezione dei 'short film'. Il tuo consiglio? Nel sito ci sono anche i film vincitori delle edizioni 2018 e 2017: prendetevi il tempo di guardali tutti, non potrete cheriflettere, specialmente sul valore delle cosiddette 'immagini rubate' dall'interno dei luoghi zootecnici.
Vale la pena visitare i siti, non solo perché sono visivamente molto belli da guardare, ma perché si scopre che sono tantissimi i film, i docu-film, i documentari che hanno gli animali al centro delle loro storie e produzioni.
Due considerazioni sul minifilm "Casa de Carne", però, le puoi fare. Eric, siamo tutti noi, questo è evidente quanto scontato. Siamo un 'noi' un po' particolare: siamo un noi come ci immaginiamo di essere, come desideriamo essere e come ci autorappresentiamo e costruiamo - anche, ma non solo, per mostrarci in società, a-la-Pirandello.
Eric infatti è silenzioso, discreto, ha un viso gentile e modi miti, è curioso e aperto alle esperienze, ci tiene agli amici. Vale la pena forse notare che sia Eric che i suoi amici - ma anche il cameriere e gli altri due membri del personale che appaiono quasi alla fine - sono tutti bianchi.
Eric, di fatto, vive in una bolla e non conosce i retroscena della recita sociale che lui vive ogni giorno e ogni sera sul palco metropolitano. In una serata conviviale qualsiasi, in un locale che assomiglia in maniera fedelissima a tanti locali che esistono realmente, una prospettiva piacevole in compagnia di amici, Eric scoprirà che le cose non stanno proprio come sembrano. E quindi, Eric: "Che cosa (ne) pensi?". Eric ci fissa in macchina, nell'ultimo frame. Siamo noi allo specchio... di cosa? La coscienza? La consapevolezza? La corenza?
Anche noi, chi prima e chi dopo, possiamo venire messi di fronte alla visione della realtà di queste cose, del gigantesco impianto di morte, al quale deleghiamo l'approvigionamento dei gusti per il nostro palato e le 'esperiene sensoriali'. Molti di noi, tanto o poco tempo fa, son già venuti in contatto con questa realtà, nei modi più disparati e disperati.
La visione - oltre il velo - non può che essere tremenda. C'è chi ne è devastato, c'è chi la rifiuta o la nega, c'è chi se ne allontana, c'è persino chi si arrabbia con chi gliela ha mostrata.
Il punto, però, per Eric, non è la semplice 'visione'. Ci sono delle conseguenze: per Eric - per noi - si tratta di smettere di delegare e di scegliere. Di fare o non fare. Di agire in prima persona, mettendo o non mettendo noi stessi nel mezzo della situazione, quella salvifica o quella cruenta. Si tratta di compiere una delle scelte più importanti della esistenza di ciascuno di noi. Una delle poche scelte cruciali, uno degli autentici bivi esistenziali: cambiare se stessi nel profondo e iniziare a vivere in modo diverso, raggiungendo via via ulteriori consapevolezze e quindi agendo di conseguenza in modo sempre più nuovo e sempre più radicale; oppure rifiutare, negare, chiudere gli occhi e continuare a rimanere a nostra volta intrappolati nel sistema che giustifica ogni consumazione e ogni abuso nel nome sacrosanto del profitto di pochi - in realtà - a spese di molti.
Lo hanno portato lì due suoi amici, entusiasti, che adorano sentirsi cone cavernicoli.
"Casa de Carne" dura 2 minuti e 20, titoli di coda compresi, è scritto e diretto da Dustin Brown. L'umano Joe Lemieux e il maiale Wilbur ne sono i protagonisti. Prodotto da LCA - Last Chance for Animals (ha anche una pag FB).
Questo minifilm - della cui trama essenziale non aggiungi altro, per non spoilerare - ha vinto il primo premio nella sezione Tarshis Short Film Award 2019, all'interno del Animal Film Festival (8 e 9 febbraio 2019, Grass Valley e Nevada City, CA). Siamo alla sesta edizione. La "Adam and Amber Tarshis Foundation" offre premi in denaro ai vincitori e classificati nella sezione dei 'short film'. Il tuo consiglio? Nel sito ci sono anche i film vincitori delle edizioni 2018 e 2017: prendetevi il tempo di guardali tutti, non potrete cheriflettere, specialmente sul valore delle cosiddette 'immagini rubate' dall'interno dei luoghi zootecnici.
Vale la pena visitare i siti, non solo perché sono visivamente molto belli da guardare, ma perché si scopre che sono tantissimi i film, i docu-film, i documentari che hanno gli animali al centro delle loro storie e produzioni.
Due considerazioni sul minifilm "Casa de Carne", però, le puoi fare. Eric, siamo tutti noi, questo è evidente quanto scontato. Siamo un 'noi' un po' particolare: siamo un noi come ci immaginiamo di essere, come desideriamo essere e come ci autorappresentiamo e costruiamo - anche, ma non solo, per mostrarci in società, a-la-Pirandello.
Eric infatti è silenzioso, discreto, ha un viso gentile e modi miti, è curioso e aperto alle esperienze, ci tiene agli amici. Vale la pena forse notare che sia Eric che i suoi amici - ma anche il cameriere e gli altri due membri del personale che appaiono quasi alla fine - sono tutti bianchi.
Eric, di fatto, vive in una bolla e non conosce i retroscena della recita sociale che lui vive ogni giorno e ogni sera sul palco metropolitano. In una serata conviviale qualsiasi, in un locale che assomiglia in maniera fedelissima a tanti locali che esistono realmente, una prospettiva piacevole in compagnia di amici, Eric scoprirà che le cose non stanno proprio come sembrano. E quindi, Eric: "Che cosa (ne) pensi?". Eric ci fissa in macchina, nell'ultimo frame. Siamo noi allo specchio... di cosa? La coscienza? La consapevolezza? La corenza?
Anche noi, chi prima e chi dopo, possiamo venire messi di fronte alla visione della realtà di queste cose, del gigantesco impianto di morte, al quale deleghiamo l'approvigionamento dei gusti per il nostro palato e le 'esperiene sensoriali'. Molti di noi, tanto o poco tempo fa, son già venuti in contatto con questa realtà, nei modi più disparati e disperati.
La visione - oltre il velo - non può che essere tremenda. C'è chi ne è devastato, c'è chi la rifiuta o la nega, c'è chi se ne allontana, c'è persino chi si arrabbia con chi gliela ha mostrata.
Il punto, però, per Eric, non è la semplice 'visione'. Ci sono delle conseguenze: per Eric - per noi - si tratta di smettere di delegare e di scegliere. Di fare o non fare. Di agire in prima persona, mettendo o non mettendo noi stessi nel mezzo della situazione, quella salvifica o quella cruenta. Si tratta di compiere una delle scelte più importanti della esistenza di ciascuno di noi. Una delle poche scelte cruciali, uno degli autentici bivi esistenziali: cambiare se stessi nel profondo e iniziare a vivere in modo diverso, raggiungendo via via ulteriori consapevolezze e quindi agendo di conseguenza in modo sempre più nuovo e sempre più radicale; oppure rifiutare, negare, chiudere gli occhi e continuare a rimanere a nostra volta intrappolati nel sistema che giustifica ogni consumazione e ogni abuso nel nome sacrosanto del profitto di pochi - in realtà - a spese di molti.
BUONA VISIONE
Nessun commento:
Posta un commento
TUTTI POSSONO COMMENTARE, ANCHE IN FORMA ANONIMA! (EDIT 2018: HO CAMBIATO IDEA: ALMENO UN NOME IN FONDO AL COMMENTO E' GRADITO, PER NON DOVER RISPONDERE CON UN EHI, TU!). PER ANONIMO, SI INTENDE CHI NON E' ISCRITTO - PER QUALSIASI MOTIVO - AI FOLLOWER. Ma visto che è possibile il commento anche non iscritti, considero una forma di gentilezza scrivere almeno un proprio nome :) )
(EDIT 2 2018: qualsiasi messaggio che contenga pubblcità, promozioni, contenuti promozionali di carattere commerciale o finanziario, di qualsiasi tipo e genere, verrà immediatamente e automaticamente cancellato e gettato nel cestino dell'oblio. promoter avvisato...)
SE sei interessat* a seguire La Confidenza Lenta, prova a cercare l'elenco dei lettori fissi e a cliccare sul tasto azzurro 'segui' Dovrebbe permetterti di iscriverti, se ti fa piacere.
In alternativa, puoi lasciare un commento allo stesso post, quando viene condiviso sulla pagina Facebook della Confidenza, e segnalare se vuoi rivederlo ri-postato qui