lunedì 28 novembre 2016

Ragnatele, variazioni sul tema. Haiku





 
brillano al sole
le stoppie dei ragni
di umida seta


Setose onde
I ragni luccicano
Quando tramonta


Vento poggiato
Le lenzuola setose
Terra gibbosa


Neve di seta
Le ragnatele nuove
Novembre piove








domenica 27 novembre 2016

Adotta un cane anziano - TANTI LINK

Adotta senza esitare


Sera tardissima, e tu sei qui a scrivere un sia pur piccolo post, sull'onda della serendipità - ché a surfarla, quest'onda vengono quasi sempre gli scritti più belli; altro che scervellarsi (con tutto che ci stai seriamente provando - almeno a pensarci di impostarti un qualche abbozzo di scaletta-calendario per i post del blog, da qui in avanti, ma magari ci torneremo). Comunque.

Dalla lettura di un post - questo - al commentarlo, al leggere gli altri commenti, allo scoprire altri blogger, e dai loro blog, trovarne altri: lungo questo percorso, sei arrivato qui. Al blog che si chiama come il titolo di questo post. 

Diciamo che questo è un post di presentazione di questo blog, quindi. Perché sei convinto in maniera cristallina della validità di portare a casa propria un cane anziano - limiti di proposito il discorso a questo tipo di scelta, di azione, di gesto, perché ne hai ripetuta esperienza diretta; questo,  è ovvio, non esclude gesti simili nell'idea di empatia, ma diversi nella concretezza, perché coinvolgono individui in difficoltà di altre specie diverse da quella canina. Al contrario: il valore, la bellezza di qualsiasi gesto di questo genere è, a tuo parere, chiarissimo e indiscutibile.

I cani anziani sono un mondo a parte, un universo con regole proprie. All'anzianità, spesso si associa la disabilità, e il che richiede un di più di convinzione. 

E, sapendo questo, per il momento, con tutti i link che aspettano solo di essere aperti, smetti di scrivere qui.  Vuoi lasciare spazio ai tanti pensieri che hai già provato a raccontare - per tornare a raccontarli in futuro - vuoi lasciare spazio alle storie degli altri, vuoi lasciare spazio ai visi canini e umani che sono protagonisti di queste storie o lo saranno di storie future.

Buona lettura, se vi va. Ma, soprattutto, BUONA ADOZIONE.

martedì 22 novembre 2016

Capsula Mundi


Ti spaventa, la morte? Così diretta, è una domanda che, anche se non lo sembra, ti suona un poco strana. Una domanda alla quale non è così semplice dare una risposta unica - anche se tutto farebbe pensare al contrario! Una risposta secca. Una risposta univoca. Una risposta una-volta-per-tutte.
La morte in sé - l'evento-morte, che dura un istante infinitesimale e rabbrividente - si potrebbe dire che, più che spaventarti, ti sconcerta. Il caso di dirlo è: ti lascia senza fiato. Hanno ragione i filosofi: quando c'è la morte, non ci sei tu; e quando ci sei tu, non c'è la morte. Ed è per questo, credi, che la morte sia per ciascuno di noi, qualcosa di impensabile a noi stessi. La morte-singolo-evento-individuale-a-noi, ci è tuttavia esterna, sempre. Rispetto a questo evento, siamo come due poli uguali di una calamita: non riusciamo a toccarci, e possiamo avvicinarci solo quel tanto, non di più - dopo di quel limite, si avvertono le forze di respingimento.
Cosa ti spaventa della morte, non è la morte di per sé. Ma è il cammino che porta ad essa - che di solito è un cammino fatto di dolore fisico, di sofferenza. Che magari ti auguri di vivere insieme a chi vuoi bene, e che ti vuole bene: un percorso. Cosa ti spaventa della morte è la tua probabile totale in-avvertenza, o in-avvertibilità, in questa realtà - dopo che la morte è accaduta. Forse siamo davvero vibrazioni quantiche, e la morte rappresenta un cambiamento di vibrazione, una diversa frequenza che ci desintonizza dalla materia di questa realtà, che ha una sua vibrazione caratteristica. Ad ogni modo, sei quasi sicuro che nessuno - dopo - potrà percepirti in alcun modo attingibile coi sensi conosciuti. Perciò, eccoti al nocciolo della tua paura. Della morte, ti spaventa il non essere più lì - con tutte le conseguenze del caso -  per quelli che ti sono vicini, che ti vogliono bene, che ti cercano, che ti amano, che hanno bisogno di te - finché sei vivo, vibrazione più, vibrazione meno. Ché, se anche fosse come la radio - sulla quale le stazioni deboli o mal sintonizzate si captano lontane, o piene di ronzii o interferenze di altre stazioni -  se sei sintonizzato male, al massimo, nella migliore delle ipotesi,  potresti essere come quel che è comunemente conosciuto come fantasma. Il quale, ha ben poca possibilità di intervento su questo piano reale vibratile. E non iniziamo nemmeno a fare ipotesi su cosa succede su altri piani vibratili - a.k.a. l'Aldilà...



Alla morte, però, ci pensi. O ci hai pensato. Hai pensato a cosa può essere, significare, il lutto. (Un tema che hai in cuore di voler esplorare ancora, hai in mente almeno una sfaccettatura che conti di poter intavolare quanto prima).
Hai pensato a come trattare i fatti inerenti a quel che dicevi prima sul percorso che precede la morte: quello, cioè, legato alla sofferenza, che implica avere coscienza di cosa sia e possa essere l'empatia, la cura, gli aspetti legati al cammino verso la morte; alle eventuali disabilità; a come vivere-la-morte. Discorsi forse a malapena iniziati, in accenno. Ma che sono nel tuo blocco delle bozze e sui quali c'è tanto, ma tanto da poter/voler dire, in futuro. Con la consapevolezza che non si tratta di argomenti leggeri, tuttavia. E tuttavia, che si tratta comunque di argomenti che hanno bisogno di essere spogliati dal tabù di indicibilità imposto nella nostra cultura high tech. Non stai qui a fare un elenco - stucchevole, forse, anziché no - di tutte le sfaccettature. Chi è arrivato a leggere fin qui, è consapevole abbastanza da riuscire a immaginarsele da solo senza troppo sgomento.


C'è però una cosa che vuoi raccontare subito. Lo spunto ti è arrivato da questo post. Vero: qui si parla del regalare alberi, del perché sia una cosa molto bella, anche per la nostra casa-Terra. Anzi, forse, soprattutto per lei. 

Puoi - mio modestissimo e non originale suggerimento sognatore (a occhi aperti o a occhi chiusi da morto?) - regalarTI un albero. Non adesso, ma per dopo. 
Meglio. 
E, quindi, mai smettere di vivere. Fare del tuo corpo dopo-morto, una materia in processo ri-amalgamativo con l'altra materia tutta intorno. Ritornare in circolazione nel flusso tutt'unico della materia del qui. (Metti che funzioni come parabola pure per captarti meglio in quanto fantasma, si sa mai...). In fondo, se ci pensi - se ci pensi davvero - anche mentre sei vivo, di fatto, MAI la materia smette di attraversarti e di fluirti dentro, in una continua diastole e sistole, ispirazione ed espirazione, dove non esistono confini rigidi, ma solo membrane porose. In una condizione dove - tu credi di essere un individuo unico e indivisibile, ma che in realtà sei un colossale condominio-agglomerato di micro-organismi tutti contenuti nel tuo corpo - che si comporta come un oceanomare con braccia e gambe, tutto contenuto in un recipiente fatto di epidermide. Non faresti altro, quindi, che proseguire, in modo del tutto coerente, e di certo più agevole rispetto ai metodi tradizionali di gestione dei vari defunti, un percorso di flusso che non è iniziato con te, né con te termina - un percorso nel quale sei una semplice, infinitesima particella. Diventeresti - anzi, continueresti -  a essere casa e cibo per altri animali, più o meno micro o macro - scopici. Torneresti a sbriciolarti in una zolla radicata che fuorisce all'aria atmosferica con corteccia e rami e foglie e fiori e semi e frutti. Torneresti a sbocciare e gemmare e germogliare. Saresti ombra e ti muoveresti mormorando insieme al vento. Una cincia ti beccherebbe quando sei bacca colorata; formiche e bruchi percorrerebbero le tue rughe di corteccia o si avvolgerebbero ai tuoi rami, per diventare farfalle. Diventeresti goccia d'acqua che dal cielo batte sulla tua foglia, rigagnola lungo il tuo tronco e si assorbe nelle porosità terrose. Eccetera.
Ecco, tutto questo - tutto questo mai smettere di percorrere in su e in giù il flusso della materia viva in infiniti/infinitesimali modi pullulanti - non credi che possa aiutarti ad alleggerire lo sconcerto nei confronti della morte? A non pensarla più? 
Chissà...

lunedì 21 novembre 2016

giovedì 17 novembre 2016

Candelina numero Tre - non troppe parole (ancora)

   

Se ci fermiamo un momento a riflettere, è chiaro che la nostra sopravvivenza, perfino oggigiorno, dipende dagli atti di gentilezza di tante persone. Fin dal momento della nascita dipendiamo dalla cura e dalla gentilezza dei nostri genitori; più tardi nella vita, quando dobbiamo affrontare le sofferenze e i disagi della vecchiaia, dipendiamo dalla gentilezza degli altri, perché non agire con gentilezza verso gli altri nella  restante parte della nostra esistenza?

La gentilezza e la compassione sono elementi essenziali che danno un senso alla nostra vita. Costituiscono una sorgente duratura di gioia e felicità..

Dalai Lama Tenzin Gyatso

 

 

 

Per motivi disparati, il terzo anno della Confidenza, è stato pressoché senza parole, ma tutto immagini

 

 

 

Viaggi

 

 

Incontri

 

 

 

Letture

 


 

STORIE

 



 


Poesie 




Cioè: alcune stanze del Luogo-di-Te-Stesso (?)

 

 




Le lumache sono state tutte ritratte da Vyacheslav Mishchenko






EssendoAnimale, riprendi da qui... Fai attenzione...

lunedì 14 novembre 2016

500 anni di volti femminili



 Music: Bach's Sarabande from Suite for Solo Cello No. 1 in G Major, BWV 1007 performed by Yo-Yo Ma


Questa è la settimana della terza candelina per la Confidenza Lenta. Per te è una ricorrenza importante, molto personale e intima e allo stesso tempo molto aperta, se c'è qualcuno che vuole partecipare. 
Tra le cose che hai imparato ad apprezzare e quindi a proporre, ci sono le clip video, su vari argomenti; spesso molto più incisive delle parole scritte. Questa è un piccolo regalo, per te, per chi ha voglia di leggerti, e per la Confidenza stessa.


domenica 13 novembre 2016

In 3 si può andare in un sacco di posti

di Valentina Veratrini
Altra serata organizzata dal Giardino di Quark di Gattinara. La cultura non è accessorio secondario, nel discorso del nostro rapporto verso gli altri animali. 
Questa volta, di scena, Valentina Veratrini, editora, attrice e scrittrice di poesie e racconti.
Come quelli custoditi in questo piccolo libretto che ti ha conquistato, fin dalla Premessa.
Dove si narra dell'aver vissuto molte vite - quasi che Valentina sia essa stessa una gatta - anzi, forse qualcuna di più, "in un mare di futuri possibili".
Le vite e le loro ferite e i loro tatuaggi in inchiostro di ricordo, sono intrecciate, annodate, a quella di molti altri animali.
Perciò, gioco forza, la Premessa diventa anche il racconto della separazione, della morte, del lutto. ma non c'è tristezza disperata. Invece, leggi un racconto amoroso e sollecito: di cure, di accompagnamento, di valzer lenti, di movenze streghesche, di nenie cullanti per corpi che si rilassano nell'arrivo della fine, senza più la paura.
Si raccontano con lievità, baci e lacrime. Dell'arrivo della morte, "un vento leggero di fiori" (la liberazione dalla malattia e dal dolore?). C'è lo spazio per il lutto, per il ricordo, per la sepoltura coi suoi riti suggeriti da sentimenti puri.
C'è la condivisione di emozioni e convinzioni che chiunque abbia la fortuna di desiderare di vivere insieme agli altri animali in un certo modo - e riesca a farlo -  ha provato molte volte nella sua esistenza.
La sensazione di essere incappato - quasi per caso, quasi di sfrodo - in un libro che per te sarà speciale, ti è arrivata senza preavviso, e forte, all'ultimo paragrafo della premessa: "Riconoscerei al buio ognuno di essi, se solo sfiorassero ancora per un momento con il loro corpo la mia pelle. Se solo tornassero a visitarmi nel sonno con impalpabili passi...".

Il libretto è il racconto svagato e leggero della gatta Parisina e delle sue avventure, i suoi occhi sul mondo, i suoi pensieri su di noi. Da leggere, non aggiungi altro. 
Anzi no! A parte il Dizionario del Mondo secondo Parisina (la gatta): al volo, la A, la B, la F, la H e la Z son le lettere tra quelle che più ti hanno fatto pensare, ma anche il resto dell'alfabeto, sospetti abbia i suoi bei spunti di interesse.

Fuori è l'odore degli odori
Fuori è brivido
Fuori è agguato

Fuori è FUORI

(dedicato a Stella)

Luogo di te stesso




"Il pomeriggio è troppo azzurro e lungo, per me", cantava Adriano Celentano, pensando alla domenica. Si vede che la domenica è costituzionalmente così: una serie di ore, tutte libere, e si sa che noi oggi la libertà non siamo più capaci di usarla. Oppure, sorpresa, a volte non è così. Per te, per esempio, la domenica, c'è il caso che a volte sia un volo senza veli per pensieri fugaci come nuvole in cielo, ma - lo speri - fecondi come semi nella terra.

Questo seme te lo ha gettato questo post, del blog Un'Ucronìa.  
(La prima impressione, è di un bel blog accogliente ed equilibrato; ti viene voglia di esplorarlo un po', anche perché hai ci già visto alcune cose che sono come ti eri immaginato tu La Confidenza Lenta, se ti fosse riuscito a farla meglio di così, anzi, di farla bene come te l'eri immaginata).


Il post ti ha fatto riflettere, per una consonanza con alcuni tuoi pensieri che da qualche giorno hanno preso a girarti in capo e che proprio oggi, mentre guidavi lungo un rettilineo di campagna, si sono affacciati a parole:
Ci sono luoghi, nel tuo  (nel nostro) passato, che magari sono ancora sotto ai tuoi occhi, che amavi e che adesso ti sono indifferenti. Potresti raggiungerli senza difficoltà, ma non lo desideri (non li desideri, il pensare di andarci davvero, te li trasforma subito in sgraditi). Non senti più il bisogno di vincolarti a essi, con la memoria. Non senti più la necessità di provare nostalgia per i luoghi trascorsi. Al contrario, ti volti ovunque, curioso dei prossimi luoghi che troverai: e questo, sembra che sia in grado di regalarti libertà di pensieri e di sentimenti.
Allora pensi che la tua (la nostra) condizione di serenità, di contentezza, non dipende dai posti dove siamo, bensì dipende da noi e dalle nostre azioni, interiori o concrete che possono portarci oppure no a un equilibrio. 
Ti piacerebbe che questo equilibrio non corrispondesse a una staticità, dove tutto è inerte; ma piuttosto a un'armonia, dove ogni luogo è il tuo luogo, di quel momento; ogni luogo è dove vuoi essere in quella circostanza, che puoi vivere nella pienezza degli istanti  che si inanellano uno dopo l'altro, portatori di sempre diverse sensazioni, per cui ogni luogo non è mai lo stesso immutabile.  Non ti serve il luogo per essere felicemente vivo, dunque non hai bisogno del luogo e non ne provi rammarico quando è trascorso e allontanato.
Sei tu, il luogo di te stesso; noi siamo luoghi a noi stessi.

giovedì 10 novembre 2016

Diventare alla fine davvero umani




"Trovare il coraggio di fare, mettersi in gioco, mettersi in discussione; per capire che la nostra esperienza particolare e individuale fa parte di un insieme più grande". Dal canile al futuro di Uomo (se ci va di considerarlo), un cammino che può anche iniziare qui, secondo Luca Spennacchio. 
Questo post è la chicca che avevi detto di voler scrivere, nel post dove hai parlato della serata del Giardino di Quark per Canile 3.0.


Prima considerazione.
Il coraggio può senz'altro avere a che fare con la propria vita personale, quotidiana, nelle scelte che facciamo, nelle decisioni che prendiamo, nelle azioni che intraprendiamo  - e in tutto quello che, specularmente, non facciamo, né prendiamo, né intraprendiamo, per i più diversissimi motivi, alcuni buoni, altri meno, altri pessimi.
Se alzi l'asticella di un gradino più su, passando dall'individuale al sociale, ecco che trovi - potresti trovare - il canile, e il volontariato - per rimanere nello specifico. A questo livello, lo sai  bene, il coraggio è quello che ti serve non solo per  affrontare i dolori dei cani perseguitati che finiscono in canile, ma anche - e questo è paradossale, ma anche, sei convinto, molto, troppo umano - per gestire i litigi, le incapacità di collaborare che sono presenti anche nel volontariato - anche in questo volontariato, quello per i cani - poiché i volontari sono umani e - lo sai - se riunisci due o più umani a collaborare, prima o poi riusciranno a dividersi. Questa - che è una polverizzazione delle associazioni animaliste, sempre più piccole e inefficaci a ogni scissione successiva - è la causa della inconsistenza dell'animalismo italiano. Dice, Spennacchio, che "in Italia non esiste un movimento animalista": cioè, non esiste, non è visibile, una realtà unita e solidale, con le caratteristiche che deve avere un movimento. Questa situazione, va a danneggiare quelli che tutti dicono di voler aiutare: gli animali. Questa situazione va a compromettere la realtà del canile, che diventa  il luogo dove i cani vengono buttati via. E che invece deve, e può essere, diventare qualcosa d'altro.
E per ora, negli appunti che hai preso ascoltando Luca, questi concetti basilari, te li metti lì, da parte. Ché, adesso, arrivano gli effetti speciali della fantascienza. Con un carico di sogno e di visione che ti hanno davvero lasciato con i neuroni frizzanti che gettano ponti tra una miriade di idee che occupano il tuo cervello, dove vi sono arrivate in seguito a uno sproposito di letture disordinate e golose, legate alla filosofia, agli animali, ma non solo; anche, in effetti, alla poesia, alla fantascienza e molto altro.








Per la seconda considerazione, segui il discorso di Luca, e insieme a lui la prendi alla lontana.

(Ri) facciamo conoscenza con Alan Turing e con Philip K. Dick.
Alan Turing è quel matematico su cui hanno fatto un film e che - incidentalmente, tra le altre cose,  ha ipotizzato il test che porta il suo nome,  utile per capire se una macchina sia in grado di pensare.


Testi di Turing: tra questo...



... e questo, chi è quello originale?


Da questo concetto, si può dire derivino tutti i successivi computer della storia umana, fino al dispositivo su cui state leggendo queste righe. E derivano anche tutti i computer, AI e robot assortiti che popolano la fantascienza. Tra cui, quelli immaginati dallo scrittore Philip Kindred Dick, i cui racconti son sempre più realtà e saggio sociologico filosofico che 'semplice'(?) lettura d'evasione.
Del test di Turing esistono versioni più elaborate di quella conosciuta dai più (il giochino delle domande e risposte a una macchina che finge di essere umana) e ci sono anche, probabilmente, test più efficaci, come mettere alla prova  la capacità di leggere le espressioni dei volti,  o la capacità di dissimularle, come al poker.
O come il test di Voight-Kampff






Interessanti sono le domande del test, che è un test per misurare il livello di empatia: e per farlo misura le reazioni a descrizioni di sevizie o abusi o torture su animali o uso di animali morti e loro parti. Il test parte dal presupposto che gli androidi non sarebbero capaci di provare una vera emozione di empatia, ma solo di simularla, poiché - è una ipotesi tua - non condividerebbero con gli umani (e se è per questo nemmeno con gli altri animali), il corpo fatto di carne. Carrettate di filosofia in una pagina di libro - o in una sequenza di film di pochi minuti.
Perché gli umani spendono energie per creare oggetti artificiali come i robot, gli androidi, le AI? Perché, dopo che li hanno creati, inventano strategie per metterli alla prova? Perché, se diventano troppo simili agli umani, ne hanno paura


In Giappone ci sono dei robot che...





Una risposta, che è quella che ci propone anche Luca Spennacchio, è che gli umani hanno un fortissimo bisogno di comunicare - siamo una specie sociale. Un bisogno così forte da arrivare a crearsi dei surrogati artificiali, per soddisfarlo. Se poi, come nel romanzo di Dick, animali e piante sono pressoché scomparse e nessuno ne ha più esperienza nella vita di tutti i giorni (un  po' come accade già nelle nostre città...), si ricorre alla realtà virtuale.
Dice Luca, i bambini sono immersi nella realtà virtuale, vivono il mondo e fanno le loro esperienze sempre più col tramite di qualche dispositivo elettronico.Anche gli adulti, lo fanno. Si distaccano dalla realtà fisica in cui sono fisicamente calati. Con l'aiuto di robot, di Virtual Reality e di Intelligente Artificiali Emotive sempre più approssimate alla umanità, gli umani si costruiscono i loro mondi virtuali, su misura. Chi mi obbliga a uscire dal mio guscio virtuale, sempre bello, sempre accogliente, sempre emozionante? La comunicazione si avrà con una IA emotiva. la mescolanza tra virtualità e realtà sarà onnipresente, la realtà sarà meno reale della virtualità.

Questo è il momento del colpo di scena, del plot twist (se fossimo in un film di fantascienza, come stai fingendo che siamo).
"Nessuna macchina potrà ingannare un cane". Perché il cane sa chi è Uomo, a volte molto meglio di Uomo stesso, che si è dimenticato. Perché Cane vive con Uomo da sempre.
L'intelligenza emotiva del cane non è artificiale, ma è reale, viva. La sua abilità di empatia è elevata: non gli occorre simularla.
Cane, insieme a noi, saprà orientarci nel labirinto di dispositivi artificiali , per riguadagnare la realtà reale.
Di più: la comunicazione che Cane avrà con noi, sarà - di fatto, lo è già - così coinvolgente, da poter rispondere ai nostri bisogni in quel senso.  I cani hanno molte cose da dirci sul mondo.
Perciò, il canile così come è oggi, è sbagliato: perché butta via come rifiuti, le uniche creature che non ci mentiranno mai, e che sapranno sempre chi siamo, sapranno sempre riconoscerci, in mezzo a tutti gli androidi e i robot.

Theodore e Samantha, la IA premurosa


Dicevi prima che le parole di Luca hanno stimolato le tue sinapsi.
Di tuo, quindi, vuoi accennare qualche passo in più per proseguire questo percorso indicato dalle considerazioni di Luca.
Robot e intelligenze artificiali, dunque, modelleranno su di noi, uno per uno, diverse realtà virtuali. Potremo divenire loro succubi, oppure potremo sfruttare questa situazione mai avvenuta finora nella storia di Homo.

Ava, la IA curiosa


Forse i robot e le IA, ci ridaranno il tempo che molti lavori ci tolgono. Forse potremo avere questo tempo per imparare a vivere felici. Se ne saremo capaci, potremo riempire questo tempo liberato per mettere in azione davvero le nostre doti, invece che usarle per fare del male agli animali. Forse le macchine collaboreranno coi Cani. Forse le macchine ci renderanno accessibili i mezzi per diventare finalmente davvero umani, a fare davvero gli umani, a esserlo sul serio: animali capaci di cura e di compassione, non quello che siamo adesso.



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