Okja è una 'super pig', lo stato dell'arte di una pluriennale sperimentazione che ha l'obiettivo di creare un superanimale, tutto commestibile "tranne il grugnito": purtroppo per i suoi inventori, Okja non è ancora una 'Carnebestia': infatti, ha ancora occhi, una voce, delle orecchie, si muove su quattro zampe e ha un cervello, capace di provare pensieri, avere intuizioni, elaborare sentimenti, avere ricordi e affetti, speranze e nostalgie, e un qualcosa che scoprirete alla fine e che di sicuro vi farà tremare il cuore.
Niente spoiler. Solo un dettaglio: poiché Okja è, con tutta evidenza, un animale capace di intelligenza ed emozioni, alla multinazionale tocca un enorme lavoro di copertura, la creazione di una storia, di una mitologia, da raccontare al mondo, per nascondere la verità sul destino reale e ultimo di Okja e dei suoi fratelli e sorelle.
La realtà, per Okja e tutti i suoi simili, da ora in avanti, sarà fatta da queste cose: la prigionia, lo stupro, altri esperimenti, manipolazioni fisiche e genetiche, infine la catena di smontaggio del mattatoio, la dissezione e la morte, per essere venduti - irriconoscibili, a migliaia - nel banchi macelleria di un mondo che - a quanto pare - senza la miracolosa carne di questo maiale, non avrebbe più di che sfamarsi - sempre secondo la 'favola' che la multinazionale ha elaborato per raccontarla al mondo intero, un mondo che vale solo in quanto e fintanto che è popolato da centinaia di migliaia di clienti, compratori felici di carne felice.
Solo che accanto a Okja, c'è Mija, la bambina che l'ha cresciuta e l'ha accudita per anni, nella natura dei boschi delle montagne coreane. Mija sa guardare lontano e sa dissipare le nebbie scintillanti delle bugie, perché ascolta i sussurri di amore che Okja le narra all'orecchio, e perché non dimentica mai che Okja è - prima di qualsiasi altra cosa - sua amica, sua sorella acquisita: che la ama, che si fida di lei.
Pronti? Via! Da qui si parte, una corsa sfrenata che ci farà discendere fino al fondo ultimo dell'inferno zootecnico che gli umani hanno inventato e stabilito per tutti gli altri animali - e se non bastano, ne crea apposta dei nuovi.
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La Mirando Corp. deve avere due facce: quella 'simpatica' di Lucy... |
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... e quella 'reale' di Nancy |
La stessa velocità che Bong Joon-ho aveva usato in Snowpiercer. Là, una corsa reale, letteralmente sfrenata, tutta orizzontale e sempre obbligata. Qui, una corsa temporale e spaziale, che si muove in più direzioni, e tuttavia, come hai detto, è una discesa: dalla montagna alla pianura, dal bosco alla città, dalla libertà all'inferno.
Sono in molti a correre, insieme a Okja e Mija: alcuni (gli animalisti ALF) corrono insieme a loro, per aiutarli, altri (i troppi sul libro paga della multinazionale) corrono contro di loro, per fermarli.
Tu non conosci il cinema coreano in modo approfondito: però si può pensare che tutte le scelte stilistiche qui presenti ne siano una specie di firma.
Molte volte, infatti, si vedono situazioni, sviluppi e scene che in un film occidentale non ci sarebbero, perchè avverrebbero giusto a partire da un secondo dopo quello che si considera la giusta misura narrativa. La paura di esagerare e di spararla grossa, Bong Joo-ho, non ce l'ha. E poiché non ce l'ha, tutto quello che ci racconta e che escogita, rimane in equilibrio, a volte è persino poetico, a volte ci fa persino sorridere - la scena degli ombrelli vi rimarrà impressa; ed è tutto un controtempo, tutto una dissonanza, tutto una leggerezza - intrisa però di rimandi narrativi, archetipici, epici, a volte notevoli (ci hai visto a un certo punto persino Orfeo ed Euridice rivisitati). Chi ama il cinema, chi lo guarda e ne trae piacere, potrà fare una lista lunga così di rimandi, presenti a ogni possibile livello di lettura. Tutte cose, secondo te, che danno pregio a questo film. C'è una mescolanza caotica di linguaggi - visivi, musicali, di montaggio - fino all'estremo dello slapstick e dei manga.
Se poi aggiungi un cast sorprendente e partecipe (vi verrà di sicuro voglia di scoprire 'chi è chi'), ecco che non manca nulla. Anche se, in certi casi, mostrare non equivale sempre a raccontare.
Concludendo: Tutti quelli che corrono la corsa perdifiato di Okja e di Mija, alla fine troveranno uno stop brusco, alla loro corsa.
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anche lui, a causa di una piccola fotografia |
Ci sono due finali, intrecciati tra loro - anzi tre. Il primo - come hai già detto - sarà per la vostra commozione; il secondo sarà per la vostra serenità - e anche la speranza di un futuro diverso, del quale state vedendo la crescita; il terzo per la ripresa della battaglia - anche se un po' per ridere.
Ho girato un po' in questo tuo spazio e lo trovo interessante.
RispondiEliminaComplimenti.
sinforosa
Benvenuta Sinfo rosa, hai un nick name favoloso, nel vero senso della parola.passa ancora a trovarmi. Tu hai uno spazio blog tuo?
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