mercoledì 5 agosto 2015
3 commenti:
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Primo post visuale causa mia imperizia con iPad. Ma forse ne postero altri così in agosto. La frase venne detta a Boffalora, terzo presidio Nomattatoio lombardo.
RispondiEliminaFrase amara e tragica. Le sue due negazioni, affermano. Affermano la doppia negazione subita dagli animali prigionieri. la loro vita è imperniata tutta sulla paura,dunque diventa non vita. Paura della assenza (angoscia della attesa ) come della presenza (paura per il dolore imminente ) dei carcerieri umani.
Per contro, agli attivisti di Nomattatoio , non è permesso avere paura. Non possono avere paura di narrare e di mostrare, mettendo i loro stessi corpi in balia degli sguardi dei passanti.
RispondiEliminaPensando a loro, mi viene in mente il brano da " Se questo è un uomo " di Primo Levi, riportato da Jeffrey Massoon verso la fine del suo "Le bestie siamo noi" (magari ci tornerò, è un libro che esprime un grande pessimismo sulla natura umana).
Levi ricorda Lorenzo, un operaio che ogni giorno per sei mesi gli donò pane e avanzi è una maglia rattoppata, che scrisse per lui una cartolina e gli fece avere la risposta . A rischio della vita. Non volle e non chiese mai compenso . Non pensava che si dovesse fare il bene per un compenso. Lorenzo ricordava al prigioniero ebreo Levi che "ancora esisteva un mondo giusto , al di fuori del nostro, non corrotto e non selvaggio, estraneo al odio e alla paura, una remota possibilità di bene".
Gli attivisti di Nomattatoio sono dei Lorenzi ,
Anche se sono pochi, in ogni caso troppo pochi...
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