mercoledì 25 dicembre 2013

ALLA SCOPERTA DEGLI ANIMALI DISABILI Intervista a Valeria Del Carlo

Valeria Del Carlo, con un piccolo cucciolo

Uno scambio con Valeria Del Carlo, testo raccolto via telefono con appunti, successivamente organizzati nel seguente monologo - novembre 2012 (prosegue il tema della disabilità animale, introdotto qui.

Valeria Del Carlo è la presidente dell'associazione di volontariato "Piccole Cucce", attiva nella provincia di Lucca. Tra i vari compiti dell'associazione, c'è la sensibilizzazione verso la disabilità animale e la divulgazione di questo concetto, con iniziative nelle scuole e progetti come l'annuale "raduno AN.DI" , in Toscana. Molto importante anche la partecipazione alla rete di mutuo aiuto del progetto "S.O.S. Carrellini", di cui, in futuro, avremo modo di parlare.

<<Da molti anni mi occupo di animali con lo scopo di aiutarli.
L'esperienza con gli animali disabili, che mi ha coinvolto in prima persona, è avvenuta a contatto col mondo felino, in un approccio coi gatti. Forse, i gatti suscitano una reazione più forte rispetto ai cani – se disabili – perché nell'immaginazione delle persone comuni, i gatti sono associati all'idea di estrema agilità. Parlo di cani e gatti perché, come è ovvio, sono gli animali che più facilmente si incontrano, anche tra quelli bisognosi.
Il primo animale disabile che conobbi in prima persona, e col quale ebbi a che fare, fu infatti proprio un gatto. Fu una svolta nel mio pensiero, che andò ben oltre anche il sentimento di empatia, che fino a quel momento aveva guidato le mie decisioni.
Era un animale disabile, la sua disabilità aveva a che fare con le zampe e l'uso degli arti. Lui, era riuscito a imparare a usare anche la coda, in modo del tutto personale, unico e creativo, per superare le sue difficoltà. Venne in breve adottato, ma aveva cambiato decisamente tutto il mio pensiero nei confronti degli animali, da lì ho iniziato a elaborare considerazioni mie, sui disabili animali.

<<Per cominciare, vedo con occhi diversi anche le reazioni delle persone, poste di fronte all'animale disabile, estranee a questa esperienza. Se all'inizio, c'è da parte loro un automatico sentimento di pietà, si accorgono che le cose non sono quel che sembrano, e avviene quindi una cosa straordinaria, cioè che l'handicap, la disabilità, la malformazione, diventa invisibile, perché così è in partenza per l'animale, cane o gatto, che continua a comportarsi spinto dalle sue esigenze, dai suoi sentimenti e desideri, che lo motivano a superare con tutta la sua energia e inventiva, la difficoltà iniziale. A questo punto, le persone, questi animali umani così suggestionati da tanti pensieri che in realtà non sono i loro, ma che hanno per così dire imparato dalla società, cominciano a sviluppare pensieri collaterali, nuovi e diversi, che illuminano anche la loro sensibilità. Il gatto o il cane, diventa – tra le altre cose – un esempio, un maestro, per comprendere cose sulla diversità, ancor più estremizzata, in partenza, dalla presenza di un problema fisico, che rende l'animale a sua volta 'diverso' tra diversi (almeno ai nostri occhi umani).

<<Il mio coinvolgimento si eleva, si trasforma, si arricchisce, in un continuo scambio con gli animali disabili che incontro e che provo ad aiutare, in modo che a ogni successiva occasione, la qualità e l'intensità e la forza del rapporto che si sviluppa con questi animali, si modificano e si amplificano.
Sul versante pratico e quotidiano, infatti, la nuova luce che c'è al fondo di questi sentimenti nuovi (o forse riscoperti, rivitalizzati dal contatto), infonde nuovo coraggio.

<<Tanti anni fa, quando questo percorso è iniziato, quasi per caso, la disabilità animale era un tabù, che non veniva nemmeno nominato, figuriamoci se riconosciuto o esaminato.
Per gli animali 'con handicap' o con problemi, i veterinari e l'uso diffuso prevedevano una sola soluzione, sempre quella, definitiva. Era un esito doloroso: e all'animale non veniva data nessuna possibilità di una ulteriore e diversa vita, non aveva voce in capitolo, eppure gli umani stavano in quel momento decidendo di una vita che non era la loro. Dimostravano una specie di empatia debole, che però non si metteva davvero nei panni dell'animale, immaginando cosa avrebbero voluto loro se fossero stati al suo posto.

<<Erano situazioni critiche, anche per molti professionisti e veterinari, oltre che per molti volontari, impegnati con la sola risorsa della loro emotività, a fronteggiare situazioni in quei casi davvero al limite. Ci volle – parlo della mia esperienza personale – un aiuto forte, da parte di una veterinaria davvero determinata, per cominciare a dare a queste situazioni una diversa direzione.

<<Tra volontari e veterinari c'è o dovrebbe esserci, una stretta comunicazione, perché gli uni si fermano dove iniziano gli altri. Al centro, sempre questi tanti animaletti, più esposti degli altri alla necessità di una cura umana, alle conseguenze di scelte non loro, anche se fatte per loro, a tutti gli aspetti di un 'poi' che, proseguendo le singole vite, mette in luce nuovi bisogni, nuove necessità, richiede nuove abilità e strategie. Negli anni, si formano delle complementarietà, con fatica, ma anche con gratificazione.

<<Otto anni fa, per Tito, è andata proprio così. Una veterinaria, si è fermata, non si è arresa, e gli ha (ri)dato la vita. Il primo passo l'ha fatto lei.
Da quei passi iniziali e decisivi, l'operare modificato dei volontari, ha a sua volta modificato gli atteggiamenti di altri veterinari, e delle persone che si ritrovano a vivere con un animale disabile in casa.
Dopo veterinari e volontari, il terzo vertice di questo triangolo umano al cui centro c'è l'animale disabile, è proprio dato dalle persone che hanno l'animale disabile nelle loro case e famiglie.
A lungo, queste persone, che si vedevano come 'padroni', si sono fermate sulla soglia estrema della disabilità. Si sono rifiutate di oltrepassarla, sono rimaste al di qua, e hanno scelto l'eutanasia.
Tra i tantissimi elementi che pesavano su questa loro scelta, uno mi ha sempre colpito: la vergogna che provavano nell'avere un animale menomato in casa. Così come si faceva se si aveva un familiare umano con handicap (e come oggi forse per fortuna si tende a non fare più) , si tendeva a nasconderlo, a tenerlo in casa, forse anche con l'intento mal direzionato, di proteggerlo. C'era la vergogna, la non volontà di dover spiegare e raccontare.
Gli sguardi reciproci, tra animale e persone della famiglia, poi coi volontari e i veterinari, poi tra tutti gli umani coinvolti, erano di pietà, compassione, ma poi anche di ostentazione, come se 'mostrare' l'handicap dell'animale fosse paragonabile a un gesto di esibizionismo, a una sollecitazione a velleità voyeuristiche, vagamente morbose.

<<Perché la forza dell'empatia agisca su questi atteggiamenti, occorre, naturalmente, il tempo. Allora, cambiano i modi di pensare e di vedere, tra le persone comuni. Quello che all'inizio era vergognoso, smette di essere improponibile. Il pensiero limitante, che bloccava ogni scelta diversa e alternativa a quella dell'eutanasia, piano piano perde terreno, di fronte a considerazioni di altro livello, di maggiore apertura. Cuore e mente, acquistano la caratteristica di diventare 'diversamente aperti'.

<<Un animale disabile, accolto con nuova consapevolezza, ri-orienta per intero tutta la vita delle persone che vivono vicino a lui, rimette in ordine diverso priorità e valori, in un certo senso obbliga a ripensare tutta la propria vita, a cominciare dalle minime cose quotidiane. E ciò che avviene anche quando si vive con un umano disabile, a ben pensarci, con un doppio impegno di empatia, e di superamento di ostacoli e barriere: quello della disabilità, e quello della specie.

<<Oggi è una situazione più normale e diffusa, e per fortuna le persone trovano più facilmente e velocemente, le motivazioni interiori per imparare a vivere accanto a un altro animale disabile.
Così, scoprono che si possono fare cose insieme, cose diverse da quelle che ci si aspetterebbe di fare con un cane o un gatto 'normodotato'. Ma la diversità di risorse fisiche a disposizione, in modo reciproco e bidirezionale, diventa costruttiva e positiva, scambia informazioni reciproche, porta a mutare se stessi, ad approfondire – se si ha la volontà di farlo – la propria consapevolezza, a focalizzarsi su 'cose' a cui prima forse non si pensava nemmeno. E non tutte hanno a che fare con doveri medici e di cura, con ostacoli da superare. Anzi. Spesso ci mettono di fronte a soluzioni creative, a modi e stili di vita speciali e diversi, perché unici, personali e individuali: dell'animale disabile, di noi stessi, e di noi come insieme, sistema familiare composto da animale umano + animale non umano.

<<Si fanno avanti aspettative nuove, diverse, quasi 'eccezionali', perché tutto quello che viene dal vivere insieme si fa speciale e particolare, ogni volta diverso e da ripensare.
Diversi sono i livelli della disabilità. Diversi i modi degli animali di avere a che fare col mondo reale intorno a loro. Mi capita di pensare che a volte, loro ti stiano prendendo in giro, o ti stiano mettendo alla prova, giocano con gli sguardi, che ti inviano e coi quali comunicano, chiedono, affermano. Coi gatti, coi quali ho un rapporto più frequente e più ricco, per via del lungo tempo di frequentazione, questo è evidentissimo.

<<Loro, gli animali, non si sentono menomati. Ma noi, che li vediamo, modifichiamo più o meno inconsciamente, il nostro atteggiamento e modo di comportarci nei loro confronti, poiché abbiamo davanti un animale che ha subito qualcosa (incidente, nascita con problemi, maltrattamenti, mutilazioni, e altro). Ma per loro, quella è la realtà, quello è il mondo in cui si trovano a vivere e col quale devono e vogliono agire. Ho avuto a che fare con gatti nati senza occhi, che sviluppavano o portavano alla superficie nuove e diverse facoltà, 'un sesto senso' e altri canali di comunicazione, per scambiare informazioni. Creano la misura e il ritmo della nuova relazione, anche con noi, oltre che con gli altri animali che incontrano, magari nelle nostre case. Ci chiamano a un nuovo impegno di relazione, poiché nemmeno per un istante pensano che la loro richiesta di vita sia inferiore o meno valida di quella di altri, considerati 'sani' o 'normali'. Aprono davanti a noi nuove finestre sensoriali, altri livelli di percezione, altrimenti inavvicinabili per un umano. Animali disabili, anche sofferenti, trovano continuamente strategie per compensare, per riempire i vuoti con nuove capacità. Io li aiuto col gioco, e ho l'occasione, che considero preziosa, di scoprire i molteplici lati della inventiva degli animali: un gatto privo delle zampe anteriori, usa le zampe posteriori, e la coda,e la bocca, in modo nuovo. Loro per primi diventano esploratori di nuove vie per avanzare nel mondo reale, e scoprono e mettono in atto strategie e intelligenze.

<<Se tu sei un umano, e ti trovi alle prese con queste situazioni, sei forzato a cambiare, perché la realtà che vedi e vivi non è più quella che pensavi che fosse. Cambi, per non sentirti e intrappolarti tu stesso in una situazione di 'disabilità', che definirei percettiva, emotiva.
Dove noi ci blocchiamo, loro procedono oltre, cambiano la vita stessa, o meglio, è la vita che li dirige verso cambiamenti inaspettati, spinge il limite oltre, fino a creare un vero e proprio mondo diverso.
La domanda, tante volte, mi ha così colto, in modo del tutto spontaneo: chi è, quindi il vero limitato? Chi il vero disabile?>>

3 commenti:

  1. O è Natale tutti i giorni, o non è Natale mai. Cantava Luca Carboni. Ecco, questa NON è una storia di Natale, ma una storia di tutti i giorni, grazie all'energia vitale di Valeria,, che accudisce e protegge cuccioli animali e da qualche mese, anche un cucciolo umano.

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  2. Ti quoto! Per me vale lo stesso principio...Buon Natale alle persone vere tutto l'anno.

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  3. Grazie Maura. Buon Natale anche a te, per tutto l'anno! :) Benvenuta sul blog :)

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