lunedì 9 dicembre 2013

Carrellini e altre disabilità

foto: scattata dal Mago dei Carrellini del Mago
I carrellini parcheggiati al muretto sono stati fotografati a Siracusa dal 'Mago dei Carrellini', che ha il suo spazio su face book, come 'I Carrellini del Mago', from Treviso; ho scoperto l'immagine grazie a Luca Spennacchio.


Questa volta, inizio a scrivere di un argomento che mi sta molto a cuore, e che, negli anni, ha coinvolto sempre più il mio interesse: la disabilità animale (o, se preferite, ALTRANIMALE). Col tempo, spero che questo post diventi solo l'inizio di un discorso articolato, e a più voci, magari...

Uso questa espressione disabilità animale intanto perché in un certo ambito e contesto è nota e riconosciuta, e poi per focalizzare meglio tutta la questione, molto complessa e – a quanto pare – finora poco studiata.
Come gli umani trattano o hanno trattato la “disabilità animale”? Troppo spesso, con ipocrita pietà, che nasconde una non trascurabile misura di violenza, arbitrio e sopraffazione. Tuttavia, esistono delle eccezioni. È quello che ho provato a scoprire, con alcuni primi appunti, che dovevano diventare un articolo per una rivista antispecista.
Anche se alla fine l'articolo non è stato realizzato, questi appunti, però, sia per la loro lunghezza, sia per il contributo di altre persone che hanno espresso dettagliatamente il loro punto di vista e raccontato la loro esperienza, mi sono sembrati ugualmente molto interessanti: e sono un po' il modo per me di iniziare la scoperta della disabilità animale, così vasta e articolata, che di sicuro non si può risolvere con un unico scritto.
Ed è poiché per prima cosa sono racconti di vita, che mi fa piacere (ri)proporli qui, sul blog.
Oggi il blog, domani chissà. Da qui all'eternità. Domani è un altro giorno. Ecc.ecc.

(Avevo anche scritto una prima prova di introduzione, e ne ripropongo qui una parte).

<< Anni fa, in Liguria, incontrai un cane "disabile". Passeggiavo sotto i portici di una bella cittadina della riviera di Ponente, in una luminosa mattinata, a curiosar tra le bancarelle del mercatino che intasavano le vie strette. All'improvviso, la folla venne separata in due per l'arrivo sfrenato di un canetto meticcio di piccola taglia, nocciola-rosso, intrepido e sicurissimo di sé. Lo sentii arrivare, e quando abbassai lo sguardo, lo vidi correre, su e giù per il marciapiede dei portici, solo con le due zampine davanti che trottavano a pieno ritmo, perché quelle dietro stavano inerti sui sostegni di un carrellino metallico. Le ruotine frusciavano e tonfavano tutte le volte che il canetto scendeva o saliva dal marciapiede, del tutto incurante del sia pur minimo dislivello, che per lui sembrava non rappresentare difficoltà né ostacolo. Ci mise meno di un minuto a sparire dall'altra parte della folla, naso a terra sulle uste; appariva senza una preoccupazione al mondo – che non fosse quella di poter continuare a seguire gli odori che più lo interessavano e a godere del sole, del caldo, dei profumi dell'aria salmastra, dell'energia del suo piccolo corpo che slalomava tra le gambe della gente.

Oggi ho lui in mente, intanto che mi accingo a parlare di rifugi o associazioni, inserite spesso in contesti non facili – poiché, se il generico disinteresse nei confronti degli animali è un atteggiamento tuttora anche troppo diffuso, in alcune aree geografiche, in alcuni contesti culturali e antropologici, il disinteresse diventa prestissimo disprezzo e violenza.

Questo articolo è un work in progress aperto. La speranza è che questo testo patchwork, possa funzionare come ulteriore punto di partenza e di rielaborazione per sviluppare e discutere questi racconti e le idee, le visioni, le convinzioni – sugli umanimali e altranimali – che questi mostrano e sviluppano>>.

Il primo racconto – nel prossimo post – sarà quello di Valeria Del Carlo. Emergerà dal suo racconto che gli animali disabili non si percepiscono come menomati, né i loro conspecifici li percepiscono o trattano come tali. Al momento, gli auspicati successivi racconti di altre esperienze, non sono stati scritti né ho potuto raccoglierli.

Buona lettura!
(continua)

2 commenti:

  1. Una mia amica ha adottato un gatto non vedente. Da subito ha imparato a muoversi per casa, gioca con gli altri mici, sale sul letto, insegue palline sonore. A vederlo non si direbbe affatto che sia cieco. Veramente trae in inganno. E pensare che molte persone preferiscono far sopprimere animali disabili, non sapendo che la disabilità è più una condizione della mente, che non fisica. Come dici tu, più che di disabilità si tratta di diversità, di altranimalità. ;-)

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  2. Che bella esperienza quella della tua amica, Rita! Come preannunciato, il post in cui lascerò la parola a Valeria del Carlo, racconterà molte storie simili: Valeria ne ha tratto sue riflessioni, che l'hanno portata ad occuparsi di animali disabili in modo concreto... La disabilità animale è una sfida senz'altro da cogliere: la ricchezza di esperienze e di vita-in-sé di questi altranimali è sorprendente e dispiega un mondo intero di alternativi modi di condurre una esistenza.

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