foto: scattata dal Mago dei Carrellini del Mago
I carrellini parcheggiati al muretto
sono stati fotografati a Siracusa dal 'Mago dei Carrellini', che ha
il suo spazio su face book, come 'I Carrellini del Mago', from
Treviso; ho scoperto l'immagine grazie a Luca Spennacchio.
Questa volta, inizio a scrivere di un argomento che mi sta molto a cuore, e che, negli anni, ha coinvolto sempre più il mio interesse: la disabilità animale (o, se preferite, ALTRANIMALE). Col tempo, spero che questo post diventi solo l'inizio di un discorso articolato, e a più voci, magari...
Uso questa espressione – disabilità animale – intanto
perché in un certo ambito e contesto è nota e riconosciuta, e poi
per focalizzare meglio tutta la questione, molto complessa e – a
quanto pare – finora poco studiata.
Come gli umani trattano o hanno
trattato la “disabilità animale”? Troppo spesso,
con ipocrita pietà, che nasconde una non trascurabile misura di
violenza, arbitrio e sopraffazione. Tuttavia, esistono delle
eccezioni. È quello che ho provato a scoprire, con alcuni primi
appunti, che dovevano diventare un articolo per una rivista
antispecista.
Anche se alla fine l'articolo non è
stato realizzato, questi appunti, però, sia per la loro lunghezza,
sia per il contributo di altre persone che hanno espresso
dettagliatamente il loro punto di vista e raccontato la loro
esperienza, mi sono sembrati ugualmente molto interessanti: e sono un
po' il modo per me di iniziare la
scoperta della disabilità animale, così vasta e articolata, che di
sicuro non si può risolvere con un unico scritto.
Ed è poiché per prima cosa sono
racconti di vita, che mi fa piacere (ri)proporli qui, sul blog.
Oggi il blog, domani chissà. Da qui
all'eternità. Domani è un altro giorno. Ecc.ecc.
(Avevo anche scritto una prima prova di
introduzione, e ne ripropongo qui una parte).
<< Anni fa, in Liguria, incontrai
un cane "disabile". Passeggiavo sotto i portici di una bella
cittadina della riviera di Ponente, in una luminosa mattinata, a
curiosar tra le bancarelle del mercatino che intasavano le vie
strette. All'improvviso, la folla venne separata in due per l'arrivo
sfrenato di un canetto meticcio di piccola taglia, nocciola-rosso,
intrepido e sicurissimo di sé. Lo sentii arrivare, e quando abbassai
lo sguardo, lo vidi correre, su e giù per il marciapiede dei
portici, solo con le due zampine davanti che trottavano a pieno
ritmo, perché quelle dietro stavano inerti sui sostegni di un
carrellino metallico. Le ruotine frusciavano e tonfavano tutte le
volte che il canetto scendeva o saliva dal marciapiede, del tutto
incurante del sia pur minimo dislivello, che per lui sembrava non
rappresentare difficoltà né ostacolo. Ci mise meno di un minuto a
sparire dall'altra parte della folla, naso a terra sulle uste;
appariva senza una preoccupazione al mondo – che non fosse quella
di poter continuare a seguire gli odori che più lo interessavano e a
godere del sole, del caldo, dei profumi dell'aria salmastra,
dell'energia del suo piccolo corpo che slalomava tra le gambe della
gente.
Oggi ho lui in mente, intanto che mi accingo a parlare di rifugi o associazioni, inserite spesso in contesti non facili –
poiché, se il generico disinteresse nei confronti degli animali è
un atteggiamento tuttora anche troppo diffuso, in alcune aree
geografiche, in alcuni contesti culturali e antropologici, il
disinteresse diventa prestissimo disprezzo e violenza.
Questo articolo è un work in progress
aperto. La speranza è che questo testo patchwork, possa funzionare
come ulteriore punto di partenza e di rielaborazione per sviluppare e
discutere questi racconti e le idee, le visioni, le convinzioni –
sugli umanimali e altranimali – che questi mostrano e
sviluppano>>.
Il primo racconto – nel prossimo post
– sarà quello di Valeria Del Carlo. Emergerà dal suo racconto
che gli animali disabili non si percepiscono come menomati, né i
loro conspecifici li percepiscono o trattano come tali. Al momento,
gli auspicati successivi racconti di altre esperienze, non sono stati
scritti né ho potuto raccoglierli.
Buona lettura!
(continua)
Una mia amica ha adottato un gatto non vedente. Da subito ha imparato a muoversi per casa, gioca con gli altri mici, sale sul letto, insegue palline sonore. A vederlo non si direbbe affatto che sia cieco. Veramente trae in inganno. E pensare che molte persone preferiscono far sopprimere animali disabili, non sapendo che la disabilità è più una condizione della mente, che non fisica. Come dici tu, più che di disabilità si tratta di diversità, di altranimalità. ;-)
RispondiEliminaChe bella esperienza quella della tua amica, Rita! Come preannunciato, il post in cui lascerò la parola a Valeria del Carlo, racconterà molte storie simili: Valeria ne ha tratto sue riflessioni, che l'hanno portata ad occuparsi di animali disabili in modo concreto... La disabilità animale è una sfida senz'altro da cogliere: la ricchezza di esperienze e di vita-in-sé di questi altranimali è sorprendente e dispiega un mondo intero di alternativi modi di condurre una esistenza.
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