lunedì 24 giugno 2019

NOmattatoio riprende i presidi antispecisti

due fratelli, su un piccolo camion - 22 giugno 2019


Meno di un mese, a ben vedere, è trascorso da quando hai parlato del nuovo manifesto di NOmattatoio. 
Nel manifesto si diceva molto chiaramente che "per raggiungere il traguardo dell'emancipazione dell'amimalità non umana dall'ideologia specista [è] necessario mettere in atto tutte quelle strategie che direttamente e inequivocabilmente prendono di mira lo specismo" - il quale "si fonda su un marcato pregiudizio antropocentrico che attribuisce arbitrariamente giudizi di valore agli individui di altre specie, discriminandoli, senza tener conto delle loro diversità etologiche e individuali e relegandoli in una sorta di unicum indistinto la cui unica caratteristica è di costituire una differenza in negativo rispetto all’umano, che solo meriterebbe considerazione morale".
Detto, fatto. Ricominciano i presidi davanti al mattatoio.



troppi maiaili costipati su un grande autosnodato - 22 giugno 2019


Sei personalmente davvero felice di poter scrivere questa notizia: il ricomincare dei presidi NOmattatoio.

All'angolo di Via Palmiro Togliatti con Piazzale Pino Pascali, si sono finalmente ritrovati attivist* , per far vedere alla gente - che passa senza avvedersene o senza che gliene importi - la presenza del mattatoio.
In questo imbuto precipitano sia i maiali pulitissimi che dall'allevamento 'felice' vengono trasportati solo in due sul piccolo camion della prima foto - ma comunque dopo una vita senza libertà - sia i maiali mutilati, disperati e sporchi, stipati e costipati sull'autosnodato della seconda foto che li trasporta dall'allevamento intensivo - nel quale le pratiche industriali zootecniche sono un di più di abuso e violenza su corpi prigionieri e maltrattati.
Qui tutti ritrovano un unico destino, una sorte di morte violenta.

Scrive in proposito Rita Ciatti: "Il fine di ogni allevamento è spedire individui al macello. Pochi mesi, giusto il tempo di raggiungere il peso richiesto dal mercato, e il camion viene a prenderli.

Dobbiamo stare attenti quando parliamo degli allevamenti. Concentrarci troppo sui maltrattamenti aggiuntivi, sulle sevizie, sulle modalità, sul mancato rispetto delle norme, dirige il messaggio fondamentale altrove, a discutere sulla quantità e qualità o meno di violenza; invece il nostro messaggio deve essere univoco, forte, compatto. Una sola voce: ogni allevamento è schiavitù, ogni allevamento è un'ingiustizia, ogni allevamento è un lungo corridoio della morte. Ogni allevamento è un contenitore della peggior forma di violenza, quella che priva della libertà e del diritto di essere soggetti della propria stessa vita".
Che la vergogna per quello che noi umani siamo (diventati), diventi la spinta per agire e muoversi in direzione opposta a tutto quello che rende  lo specismo reale, quotidiano, concreto.

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