domenica 13 maggio 2018

Note del guanciale

Opera di Torii Kotondo (1929) - fonte: Biblioteca Giapponese


Mentre fuori sta piovendo - una pioggia calma, adesso, dopo la sfuriata di un'ora fa, ripetuta per la terza sera questa settimana - ti ritrovi assorto nell'ascolto di libri che si parlano tra loro.


C'è  Note del guanciale (枕草子 Makura no Sōshi); e c'è il libro che te ne sta parlando in questi giorni: si intitola Cerchi Infiniti - Viaggi in Giappone, di Cees Nooteboom (edito dalla sempre magnifica Iperborea)




Cees Noteboom -  fonte: QUATTROCENTOQUATTRO

C'è che Cees Nooteboom, viaggiator-scrittore olandese è da anni affascinato dal Giappone - a parer suo è un Paese che richiederebbe una vita intera per essere veramente compreso. Talmente ogni suo aspetto è del tutto alieno  e imparagonabile e incommensurabile  con ciò che nelle nostre culture ci è anche solo superficialmente noto e familiare.

In uno dei suoi viaggi, Nooteboom si porta in valigia proprio il libro di  清少納言 Sei Shōnagon, scrittrice e poetessa della corte imperiale Heian, vissuta sul crinale dell'anno Mille.

Dice, Cees, che questo testo sublime è il precursore del genere Zuihitsu (随筆), gli 'scritti di circostanza' o 'di occasione'. A te, ha subito fatto pensare a quel che può essere un blog, oggi, a patto che se ne abbia l'idea e la attenzione paragonabile a quella di una dama giapponese di più di mille anni fa.

Sai che c'è? C'è che Sei inizia il suo libro in modo ellittico, con una parola ('rugiada') che è parte per un tutto ('primavera') (parola di Cees, tu condividi). L'inizio è al contempo uno degli elenchi che appaiono di frequente nel libro di Sei.

"L'aurora a primavera: si rischiara il cielo sulle cime delle montagne, sempre più luminoso, e nuvole rosa si accavallano snelle e leggere.
D'estate, la notte: naturalmente col chiaro di luna; ma anche quando le tenebre sono profonde. Piacevole è allora vedere le lucciole in gran numero rischiarare volando l'oscurità, oppure distinguere solo le luci di alcune di loro. Anche quando piove, la notte ha un suo fascino.
Il tramonto in autunno: malinconico quando i raggi del sole calano obliqui dalla vetta dietro cui tramonta, e i corvi a gruppi di due, di tre, di quattro, si affrettano disordinatamente al nido; piacevole è anche ammirare gli stormi ordinati dei gabbiani rimpicciolirsi sempre pià all'orizzonte. L'armonia del vento e il ronzare degli insetti, quando il sole è calato, infondono una dolce tristezza.
D'inverno, il primo mattino: bellissimo, inutile dirlo, quando cade la neve. Bello anche il candore della brina."

Immagini che la vita a corte dovesse essere molto raffinata, con molte occasioni per affinare lo spirito di acuta osservazione e la pazienza per i minimi minuscoli dettagli. Ma quel che dice subito dopo Cees Nooteboom, ti fa sobbalzare: dice che nulla di tutto ciò è invecchiato!
I tuoi pensieri, come le nuvole maltrattate dal vento che le costringe a scrosciare con forza fino a terra, volano immediati agli haiku, alla poesia giapponese che sembra eterna... ma che all'epoca di Sei Shonagon, ancora non esisteva! La poesia era fatta di lunghe antologie in forma di elenchi. Eppure, ti convinci, ce ne era già lo spirito. Se è vero che per i giapponesi la natura è letteralmente animata, allora che cosa sono le quattro grafie che ci presentano le stagioni, in questo inizio? Che cosa sono, se non la narrazione sugli spiriti della natura e sui veri poeti della natura, gli animali, gli alberi, le nuvole, il vento, la terra, la pioggia, la neve - solo per dirne alcun?
Questo sentimento sulla natura, è scomparso alla vista, per un certo periodo, durato alcuni secoli, in Giappone, ma non alla sensibilità... finché non è riapparso in superficie, sempre come poesia; gli haiku!

Leggi queste righe del rapinoso libro di Nooteboom e sei felice perché ti vengono questi pensieri, che tornano speranzosamente a irrobustire e ricolorare la tua idea poetica. Vedi?!
L'haiku non è più (solo) un esercizio estetico, ma è anche storico, è anche oiko-logico, è anche etico. O potrebbe esserlo: poetare di 'aspetti di natura' non è più una forma di escapismo da poesie più incandescenti e quindi anche da realtà insopportabili; ma è fare il punto fermo, per così dire prosciugato all'essenziale, reso resiliente, nei confronti di essenzialità reali, concrete, fisiche, ti spingi a dire persino ontologiche (se questa parola possa avere un senso in questo discorso): gli individui altranimali che si ritrovano a vivere con noi nei pressi: e a volte ci evitano, spesso ci guardano per capire come comportarsi, oppure per timore; a volte ci sfuggono, anche se noi li inseguiamo e persino quando riusciamo a intrappolarli (molte possono essere le vie di fuga, le più disperate comprendono la follia, il deperimento, la malattia, la morte); a volte ci resistono, perché l'anelito a libero pulsare della vita è un richiamo troppo forte per essere del tutto silenziato e allora ci combattono con tutte le risorse dei loro corpi. Ma non tutto è composto di terribilità: a volte, possono anche incontrarci, dopo averci a lungo osservati, dopo aver preso tempo - il giusto tempo, quello delle scelte -  e spazio - il giusto spazio, quello della libertà. Non ti dimenticare degli individui vegetali, anche con loro le possibilità di incrocio di vite sono cifre di un elenco vastissimo. E poi - e Sei lo sa molto bene - ci sono tutti gli elementi, che naturalmente hanno loro punti di vista, loro opinioni e loro obiettivi - questa è una suggestione di provenienza felicecimattiana.

Nulla di tutto ciò è invecchiato! Nulla di tutto ciò può davvero invecchiare; al massimo, può trasformarsi, cambiare, mutare! Ma ciascuno di tutto ciò è perciò inestimabile. Non è un pensiero astratto, ma molto concreto: dopo mille anni, ciò che davvero conta è il pianeta che ci avvolge e tutto quello che noi facciamo per ribellarcene, per distruggerlo è fuori da ogni concepibile senso della vita, della esistenza. 
Noi provochiamo molte delle mutazioni che hanno stravolto il mondo di Sei Shonagon; e lo facciamo in modo distratto e aggressivo. Dovremmo invece porre attenzione ai rischi fondamentali che facciamo correre a noi stessi e a tutti gli altri abitanti terrestri. 

Trovi ancor più significativo questo incrocio letterario, perché coincide - e in parte lo scriverne, ne è stato ispirato - con il ritratto 'amanuense' che la blogger Santa Spanò ha dedicato a te e ai tuoi haiku. Il suo otium domenicale è sempre poetico, e questa volta il poeta della domenica sei stato tu.  



 

2 commenti:

  1. Domenica meritatissima, piccole perle che ci mettono in pace con noi e con il mondo le tue poesie... E scopro un autore che non conosco con grande profondità, condividendo appieno che "Nulla di tutto ciò può davvero invecchiare; al massimo, può trasformarsi, cambiare, mutare!", a volte il cambiamento può essere duro, a volte meraviglioso... Lo scopriamo vivendo.
    Soprattutto grazie per la condivisione :*

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    Risposte
    1. Una bella domenica, davvero. Cees Noteboom l'ho scoperto anche io con questo libro e son rimasto affascinato. Il GIappone che vede lui sembra davvero un luogo irraggiungibile.
      Dici: il cambiamento può esser duro, può esser meraviglioso. Vero. Io, cerco sempre di alzare oo sguardo dallarospettiva chiusa solo umana, e di vedere il cambiamento anche dal punto di vista di tutti gli altri animali. allora, diventa più tutto: più meraviglioso, e anche più duro. Io pensavo anche ai cambiamenti che noi umani stiamo apportando, in modo ormai definibile definitivamente come irresponsabile.

      Sai che condivido con piacere le cose che vale la pena. E presto spero di far eun post alla scoperta delle tue poesie :*

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