sabato 5 maggio 2018

Il tempo che ci vuole


In questi giorni hai scoperto i video dei progressi di Fleur, una gallina ex-ovaiola, scampata alla morte nei capannoni zootecnici. Che siano galline 'a terra' (pigiate insieme come durante un concerto in uno stadio  - direste che vi piacerebbe trascorrere tutta la vostra esistenza pigiato in piedi in uno stadio traboccante di gente come per un concerto?) o in batteria (immaginate di essere in ascensore con altre quattro persone e che l'ascensore si blocchi al piano per sempre... che vita vi immaginate diventerebbe la vostra?), poco cambia. Il risultato è sempre sfruttamento, abuso, sfinimento, dolore, morte. Il corpo viene consumato. Quanto? Guardate...

 
lei è Rosemary, un'altra sopravvissuta

Fleur e Rosemary, hanno zampe enormi e malferme, e ali sempre ripiegate, a parte qualche piuma sul capo, sono completamente nude. I loro corpi rosa traballano, in un ambiente che stanno imparando a scoprire ma che non hanno mai conosciuto. Un luogo fatto di terra, di erba, di sole, di aria libera e di vento, con fiori e semi da beccare e terra da spostare. Ogni tanto, si accorgono di avere le ali! E provano ad aprirle, ma il loro gesto è goffo, tenero e patetico insieme: devono imparare ad usare il loro corpo, che gli è stato rubato fin dalla nascita, che gli è stato portato via, per farlo diventare una fabbrica di uova.
Tante uova, migliaia - pensi  milioni, forse persino miliardi. I corpi vengono letteralmente spremuti. E di essi, se fuoriescono sopravvivendo, rimane solo un fantasma.

 
Fleur. La sua pagina Facebook è QUESTA
 Poiché l'unico obiettivo che conta è il profitto che si ottiene dalla vendita delle uova - più in generale, di tutto quello che dai corpi schiavizzati deriva, infine i corpi medesimi, quando son talmente inariditi, consumati, prosciugati, deformati, appiattiti, che non riescono più a 'produrre' alcunché.

Pensi che solamente una civiltà fondata sulla sopraffazione sistematica, con dei livelli incommensurabili di violenza e di crudeltà, possa accettare, legalizzare, banalizzare, forme così enormi di schiavitù. Sei anche abbastanza convinto che - tralasciando qualsiasi considerazione etica, che si diramerebbe oltre modo  - una simile società, una civiltà così fagocitante, abbia poco tempo ancora prima di collassare, sui suoi stessi spazi auto-divorati.

quando è arrivata, il primo giorno, Fleur aveva questo aspetto...
Ma non di questo tempo, non di questo spazio (di una civiltà metastatica) vuoi parlare ora.
Piuttosto, preferisci render brevemente conto di un altro pensiero, su un altro spazio tempo  - pensiero che ti è venuto mentre ti beavi a guardare i video dei progressi di Fleur.

In ognuno di questi video: si vede questa minuscola gallina, che traballa, che è curiosa ma debolissima e che, alla fine, inevitabilmente, si dirige a cercar contatto, riposo, dalla umana che l'ha salvata, che dirige e organizza questo rifugio per galline liberate, affrancate dalla tecnoschiavitù. 
Le si abbandona contro, socchiudendo gli occhi, la gallina si arrende alla sua propria debolezza, i cui ritmi lenti adesso può permettersi di assecondare.

Trovi difficile aggiungere spiegazioni alle immagini estremamente rincuoranti: difficile in quanto hai la sensazione che ogni discorso di razionalizzazione sia un modo triviale di sottrarre significato e bellezza ai gesti di cura che vengono svolti.  Ti apparirebbe più come una forma di cinismo, un discorso che prenda le distanze dalle emozioni. 

Fleur cerca la sua umana, perché le si è affezionata, la cerca perché prova sicurezza a starle vicino, perché si sente finalmente protetta. Poi dopo: tutto il lavoro di ritorno alla vita, di presa di consapevolezza del suo corpo, è lotta tutta sua, individuale, consapevole e determinata; una lotta che solo Fleur per Fleur può intraprendere. L'umana è, al massimo, una alleata. Una infermiera. Una amica, persino.  Ma la lotta, le lotte (diverse, e svolte in tempi diversi e non sovrapponibili e da individui di specie diversa) c'è, eccome, da parte di entrambe.

Ecco, vieni al punto: il sollievo provato vedendo Fleur che traballa verso le braccia della sua umana ti ha fatto pensare: quanto tempo occorre per la cura? Quanto tempo nella e per la cura, sa, vuole, può trascorrere chi si prende cura di altri animali, quelli davvero troppo deboli per poterne uscire da soli, dalla condizione critica?
Tanto tempo, che diventa tanto spazio. Quanto spazio occorre a un individuo ferito nel corpo e nella coscienza? E come deve essere questo spazio? E che funzione svolge l'umano, in questo spazio? Uno spazio di cura (e qui capovolgi i termini), che diventa tempo. Il ferito deve avere lo spazio per nascondersi, lo spazio per esplorarsi, uno spazio reso sicuro dall'abbondanza di tempo, giorni interi, settimane, mesi interi.  L'umano che ha deciso di prendersi questo tempo e trovarsi questi spazi (possono essere i rifugi, i santuari, può essere una propria abitazione) per socorrere davvero chi veramente è al bivio tra esistenza e oblio, fa secondo te qualcosa di importante e speciale. Il tempo e lo spazio modellati sulla cura, cambiano tutte le vite che ne sono coinvolte: del ferito, ma anche del guaritore. Non c'è misticismo in queste parole, anche se potrebbe sembrare. Parli proprio, anche, di questioni pratiche, quotidiane: che hanno a che fare con la sistemazione e gestione degli spazi, con la loro messa in sicurezza, con la loro pulizia, col loro essere a misura di animale non umano.  Tutto quel non visto e non detto dietro a ogni video: che non lo racconta in modo esplicito, ma ce ne fa vedere i momenti di gioia e di vittoria, che su questo sotterraneo contesto di impegno e attività concrete, di consapevolezza e concentrazione, si fondano.

Volevi dire più o meno questo, e forse hai anche detto di più di quel che avevi pensato all'inizio.

Perché, certo, questi spaziotempo speciali sono inseriti in un contesto che non è accogliente, anzi è ostile, è contrario.
Perché, certo, a un certo momento si arriva al bivio tra cura e libertà, che sottintende anche altri bivi, come natura e cultura (persino!) e le loro innumerevoli aporie.
Perché, certo, tanti, molti, troppi (tutti?) gli altranimali stanno o starebbero o staranno meglio senza avere troppi umani troppo vicini, troppo addosso, al massimo nei paraggi, a osservare, a guardare (di volta in volta ammirati, invidiosi, spaventati, amorosi, ecc).

Ma
Per questa volta, basta così.

1 commento:

  1. Leggi nei giorni scorsi che ourtroppo, la piccola Fleur ha smesso di lottare.

    " It is with a broken heart I have to tell you that Fleur passed away in my arms about an hour ago. I am broken.

    She slipped away covered in Love, Tears and Kisses and I will lay her to rest in a beautiful place where I walk often.

    She went very peacefully, I knew this morning that her little body was shutting down. She only opened her eyes once and looked me right in mine, and I knew, she was ready to go

    fonte: https://www.facebook.com/littlecagefighter/?fref=mentions

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