sabato 21 aprile 2018

Il numerino per morire

foto di Louise Jorgy

Cominci dalla fine, come ha fatto Kurt Vonnegut nel racconto del bombardamento di Dresda 1945 in  Mattatoio numero 5. 
La fine, sono quei cartellini, quelle marche auricolari, per lo più gialle, accartocciate, strappate, graffiate, sporche di tutta la sporcizia possibile.

 
Torino, 17 aprile 2018
 
Quelle placche sono la materializzazione del pensiero che gli umani hanno nei confronti degli altri animali. Tutti gli altri animali. Compresi quelli che affermano di amare. Compresi, persino, anche alcuni umani che a vario titolo (sempre specioso) son stati degradati nella casella degli 'Animali', dove (ti) può capitare di tutto, quasi niente di desiderabile, in ogni modo.

Gli altri animali, tutti, sono materie prime, prodotti, risorse, ti verrebbe voglia di proporre un nuovo 'sostantivo singolare collettivo', che faccia il paio con l'Animale: Animalame (come poll-ame, come besti-ame).
Gli altri animali, invece che individui unici e irripetibili, sono animalame, blob di singoli 'corpi' prelevabili e sostituibili, infinitamente intercambiabili per riprendere il ciclo produttivo-consumativo-consumante-consumistico.

Torino, 17 aprile 2018

In questi giorni stai iniziando a leggere, tra gli altri, un libro curato da Marco Verdone e Silvia Buzzelli, intitilato "Salvati con nome". (sul libro, ti piacerebbe tornare prossimamente).
Perciò ti son tornate alla mente le placche auricolare, che coi tatuaggi (i microchip, e tutti le vernici spray, i marchi a fuoco, e qualsiasi altro tipo di marcatura sia stata escogitata nei millenni), sono il segno che ci troviamo di fronte a schiavitù e sfruttamento spietato e letale, a volte vergognosamente mascherata, gabellata come tutela.

Torino, 17 aprile 2018

Scriveva Primo Levi, come riportato da Verdone, che il tatuaggio "è il marchio che si imprime agli schiavi e al bestiame destinato al macello".
Nei luoghi di macellazione, che possono essere mattatoi come lager, gli individui compongono una mandria ("branco di grossi animali", "massa amorfa, spregevole" - dice il dizionario) di migliaia per migliaia per migliaia per migliaia di individui inermi: su di loro posso essere feroce e crudele, posso togliergli la vita e torturarli, non sarò mai responsabile di queste mie azioni, grazie al sistema che mi legalizza, che mi autorizza, di più, che mi incoraggia a farlo - o a farlo fare.

Torino, 17 aprile 2018

"Gli operai fanno in modo di raccogliere tutto il sangue, che ricade dentro la ferita sulla gola, che poi viene richiusa con una lama cicatrizzante, e la pelle torna integra e sana. Ora che i pavimenti sono puliti, gli operai rimettono a terra e sganciano dai ganci i manzi spaventati, che subito si calmano e arretrano nel corridoio dello scivolo, insieme ai loro compagni. Man mano che retrocedono, si calmano sempre più, finché escono all'aperto, dove altri operai, guidandoli coi bastoni, li aiutano a risalire sui grandi camion che li aspettano. I camion, poi, fanno retromarcia  escono dai cancelli, dove dal piazzale possono riprendere il viaggio di ritorno al capannone dove abitano i manzi. Il viaggio è lungo e difficile, ma alla fine, il pianale si riapre e i manzi possono uscire, entrano nella stalla. Per un certo periodo mangiano solo pappe artificiali, ma poi vengono finalmente portati dalla loro mamma mucca." (Da questo punto in poi, il film riprende a girare nel verso giusto, è un altro film: dove i piccoli vitelli possono poppare il loro latte dalla loro mamma, con tranquillità, finché non saranno cresciuti: quando la vita li aspetterà, sui prati, con tutte le sue esperienze bellissime e le sfide che solo un individuo libero può scegliere di fare).

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