martedì 4 febbraio 2014

Vale più una immagine (3)

Lisa, 13 anni, estate 2013
Fonte: http://isaleshko.com/elderly-animals/

Gli animali anziani hanno una fragilità forte per la quale provo grande emozione.
Forse dipende dal fatto che tutto il loro muoversi e vivere nello spazio del mondo, ogni loro espressione e ogni loro dialogo, è ricchissimo di esperienza, e io cerco di osservare i segni di questa esperienza, di questa idea del mondo, a volte cerco persino di impararne qualcosa. Perché è sicuro che una idea del mondo, se la sono fatta, altroché!
Per esempio: il come possano aver trascorso una vita fatta di segregazione e privazioni, conservando la fame di vitalità, che coglie ogni occasione per rincorrere i fili d'erba in un prato, per bere l'acqua fresca del torrente, in mezzo a una caldissima estate, capaci di non perdere tempo prezioso in rimpianti, ma davvero cogliendo l'attimo - come se fossero ancora e per sempre giovani avventurosi alla scoperta di tutte le cose, da vivere nella loro pienezza. Questo è (anche se non è più visibile) Oscar, intrepido e trasognato. (Scrive Christina Anagnos, nel suo libro sulla violenza verso le donne, che "la sensazione di libertà eterna che porta la fine definitiva di un martirio, produce un'euforia incontrollabile, ti abitui subito alla nuova realtà e capisci ancora meglio le cose che ti eri persa per tanti anni"; e a me son sembrate parole che possono benissimo calzare anche per un qualsiasi individuo altranimale reduce da qualsivoglia maltrattamento; e di certo per Oscar sembrano scritte da qualcuno che lo ha conosciuto!).

Per esempio: il fatto di come abbiano affrontato maltrattamenti e pericoli e oltraggi fisici - che hanno lasciato il segno indelebile nel corpo - senza perdere nemmeno una briciola di vivacità e tenacia, o dell'intrigante curiosità che fa annusare ovunque, e della tenerezza scontrosa che si rannicchia contro il respiro dell'umano amato, capaci di godere di ogni momento di sicurezza (un prato di trifogli al sole primaverile), o di scoperta (le vie di un paesino lontano); e capaci - cosa ancor più notevole - di lottare con grinta contro un handicap fisico pericoloso e potenzialmente mortale, con una forza coraggiosa che si rinfocola con la fiducia di avere un sostegno vicino. Questa è Lisa, briosa e sensibile. (Nella foto è lei).

Ho parlato di cani: il cane, che è compagno dalle origini - reciproche - con homo; e che è il nostro legame con la nostra animalità (forse per questo che la sua domanda di lealtà viene spesso tradita?), a un livello profondissimo. 

Ma è del tutto evidente che non solo i cani,  ogni animale condivide con homo il 'privilegio' di invecchiare per infine morire.  Anche gli altri individui animali che invecchiano, distillano la loro personalità individuale, diventano oltre modo irripetibili, non si può guardare a loro e poi tornare a pensarli come 'cose', come purtroppo accade sempre e anche troppo. Perciò le immagini di Isa Leshko mi hanno chiesto di fermarmi a osservarle? Forse.
Leggo: "La fotografa Isa Leshko Photography ha iniziato a fotografare animali anziani dopo che a sua madre è stato diagnosticato il Morbo di Alzheimer. L’improvvisa vicinanza con la malattia l’ha costretta a confrontarsi con la morte e, prima ancora, con l’enorme dignità di individui che portano sulle spalle una vita intera.

Nasce così la serie 'Elderly Animals’, i cui protagonisti sono animali anziani, malati, ritratti in bianco e nero. Immagini che riguardano ognuno di noi, che vanno a toccare la nostra intima paura di invecchiare e l’incredibile serenità con cui sanno farlo gli animali."


 Ma in che modo ci dovrebbero riguardare queste immagini? La vecchiaia e la debolezza fisica che le si accompagna, viene rifiutata e temuta nella nostra società, non dico nulla di nuovo. Se vogliamo davvero guardare questi animali anziani, senza sovrapporre il nostro sguardo e il nostro sentire, forse dovremmo provare a cogliere - di ciascuna immagine - la essenza di una vita intera - quella-vita-individuale-irripetibile - che invecchia e ci lascia i suoi ricordi, attraverso i suoi gesti: la sua eredità autentica. Se siamo fortunati, saremo in grado di capire quali di questi gesti sono anche parte delle nostre abitudini, e come - in tal modo - possiamo, o vogliamo, invecchiare anche noi, incamminandoci come loro, o magari con loro, alla fine della vita. Non credo che significhi arrendersi, tuttavia. Chissà? Dopo aver osservato questo, quindi, smettere di guardare, lasciare all'anziano del ritratto, il successivo diritto di non farsi ritrarre più, di sottrarsi agli sguardi.

La pagina dedicata a questo progetto, fatte queste premesse, ha il pregio di regalarci l'essenza dell'anzianità di molti animali il cui destino impostogli con crudeltà, è invece quello di morire giovani - anzi, bambini. Essenza anziana: occhi lucidi, grinze nel corpo, sonno, sogno, presenza visibile e allo stesso tempo già distante, altrove.

4 commenti:

  1. l'attimo presente… secondo me gli altri animali hanno dentro sè quello a cui certe filosofie orientali tendono, una sensibilità che li rende allo stesso tempo individui e mescolati nel tutto, presenti nell'attimo come se quell'attimo non avesse tempo, consapevolezza sottile. Splendide foto….. grazie!

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  2. Benvenuto sul blog Illusimi (e complimenti per i tuoi suggestivi dipinti).... come mi hai scoperto? :)
    Leggendo Tich Nath Han, e poi guardando ai cani che vivono con me - e anche quando incontro altri animali - spesso ho pensato anche io qialcosa di simile, che gli altranimali sono capaci di vivere con intensità massima gli istnati della loro vita, mentre accadono. Il che non significa che non abbiano ricordi, o sogni, o speranze, o aspettative, o progetti. La vita emotiva e intellettiva degli altri animali è complessa tanto quanto la nostra - la quale ha di diverso questa spinta ad essere sempre altrove - con tutte le conseguenze che ne derivano.
    La prima foto, di Lisa, è mia (il bianco e nero mi è stato direttamente ispirato dalle foto del cinofilo Luca Spennacchio); le dolcissime pecore sono della fotografa di cui si parla. Grazie per l'apprezzamento, ! :)

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    1. Grazie a te per il tuo blog! (credo di aver trovato qualche riferimento in rete, qualche tempo fa) Anche io penso quello, spesso si associa il legame stretto alla Natura con l'assenza di soggettività.. io non credo affatto sia così. Allo stesso modo in cui noi animali umani abbiamo una parte di istinto (quasi del tutto perduto ahimè, anzi perduta è la parte buona, perché la spinta peggiore è ben presente ed amplificata) e una parte di ragione, sentimento, desiderio ecc. anche gli altri animali hanno queste due parti. E' facile vedere questo in altri esseri simili a noi, mentre il nostro sguardo ristretto non ci permette di vedere ciò che è tanto distante, ma ciò non vuol dire che non esista, sarebbe molto presuntuoso pensarlo. Nonostante la nostra domesticazione abbia radici lontane, credo si possa recuperare qualcosa di quello che si è perduto, e ogni piccolo pezzo di quel qualcosa sembrerà così meraviglioso perché "nuovo". Apre la mente e di conseguenza il cuore. Se senti il legame al tutto sentirai la vita che diventa la tua vita e la sofferenza di ciò che soffre sarà anche la tua sofferenza. Empatia, se si vuol chiamarla così, ha molti altri nomi immagino. Grazie di nuovo!
      Simona

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  3. Simona, grazie a te per l'attenzione che hai! Devo dire che ho iniziato a sbirciare anche i tuoi blog e la tua fantasia e immaginazione mi paiono deliziose. Per capire che anche gli animali sono individui singoli, basterebbe che ciascuno si mettesse a guardare il proprio cane, ma a guardarlo sul serio, come si guarderebbe a un amico umano, che ci piace per le sue caratteristiche uniche, irripetibili, belle e brutte, ma che non ci sogneremmo mai di voler fargli cambiare: non sarebbe più lui! Il discorso mi piace e porta lontano, e si lascia alle spalle - giusto per rimanere ai cani - i concetti vecchi e tristi di 'addestramento', 'comando', 'obbedienza', ecc. Per allargarsi anche oltre la cinofilia, cred che questo atteggiamento di pura osservazione, sarebbe quello da adottare anche per tutti gli altrri animali. A quel punto, solo chi NON vuole vedere, non vedrebbe le evidenze delle singole personalità viventi. Il 'simile' (idea mentale soprattutto), andrebbe così ad allargarsi fino a comprendere ogni altro animale. Ci si immedesimerebbe nel loro anelito alla vita,. O forse, basterebbe 'limitatsi' a rispettarli, a lasciarli semplicemente tranquilli. Per quel che riguarda la possibilità di recuperare quel che abbiamo perduto, proprio perché dici giustamente che la nostra (di noi stessi!) domesticazione affonda nelle ere, e avviene con la presenza del lupo, ecco che potremmi tranquillamente dire che il recupero della animalità ... ce l'abbiamo in casa, sotto forma di cane! Ma è una sfida ad abbattere le barriere, a metterso in discussione. Occorre coraggio.
    Ancora, grazie a te per le tue riflessionei! G

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