martedì 17 dicembre 2019

Unòrsominòre., il respiro



Il video 'Respiro', disponibile su youtube, forma le immagini a una canzone finalmente antispecista e - allo stesso tempo - di critica sociale: esattamente quello che secondo te è fondamentale - tra molte altre variabili, naturalmente - per formare e rendere coesa una qualche forma di 'consapevolezza antispecista', basilare per immaginare e condurre una qualsiasi forma di opposizione all'organizzazione antropocentrica, o di liberazione di altrianimali.
Infatti, è una canzone molto bella, in forma di ballata, con un testo poetico e denso. 
Dopo aver visto il video, hai cercato unòrsominàre. e - chicchierando con lui via messenger, hai avuto delle belle sorprese.
Il video lo trovate alla fine. Se poi ne volete altri, andate sul canale youtube!




 
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Prima dell'intervista, pubblichi volentieri la biografia che lo stesso artista ti ha mandato. 
Emiliano Merlin è un astrofisico, musicista, programmatore informatico, insegnante e attivista. Nato a Verona nel 1977, nel 1998 fonda i Lecrevisse (insieme a Andrea Faccioli, ora chitarrista dei Baustelle), band indie rock con cui pubblica due album molto apprezzati dalla critica e dal pubblico, tanto che la prestigiosa rivista RockSound segnala il gruppo come una delle 5 più promettenti band italiane del 2004. La band si scioglie nello stesso anno, ma si riforma del 2019 dopo quindici anni di pausa, e nel 2020 terrà una serie di concerti celebrativi del ventennale del primo album. Dopo lo scioglimento dei Lecrevisse, Emiliano crea nel 2005 il suo progetto solista unòrsominòre., con cui ad oggi ha pubblicato tre dischi e due ep: l'eponimo "unòrsominòre." (I Dischi del Minollo / Audioglobe, 2009); l'ep "Tre canzoni per la Repubblica Italiana" (I Dischi del Minollo, 2010); "La vita agra" (Lavorare Stanca / Audioglobe, 2011), prodotto da Fabio De Min dei Non Voglio Che Clara; e "Una valle che brucia / Analisi logica ep" (DiNotte Records, 2017), ancora prodotti da De Min. I dischi fondono pop, rock, cantautorato e sperimentazione, con testi incentrati sulla critica sociale; hanno tutti ricevuto encomi sulla stampa specializzata, guadagnando citazioni sulle copertine di riviste storiche come Rumore, Il Mucchio Selvaggio, Blow Up, e recensioni entusiastiche sulle maggiori webzine. Nel 2014 ha tenuto una serie di concerti in tutta Italia con una backing band formata da Michele De Finis, Jonathan Maurano e Mauro Rosati (EPO, Blindur, Serena Abrami, Persian Pelican). Nel 2019 insieme a Nicholas Ciuferri (co-autore de I Racconti delle Nebbie, con Paolo Benvegnù) scrive e porta in scena il reading-concerto “Da quale follia”, sulla storia della filosofia antispecista e vegana lungo i secoli; lo spettacolo è anche un libro edito da AlterErebus PressLabel. Oltre alla carriera musicale, Emiliano lavora come ricercatore per l’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), studiando le galassie nell’Universo primordiale presso l’Osservatorio Astronomico di Roma.



 e adesso:
Intervista a unòrsominòre







D - Quando ho letto che sei un astrofisico, mi si è illuminata una intuizione a proposito del tuo nome d'arte. Però, è molto bello anche per cosa rappresenta dal punto di vista animale, è tutto minuscolo, è indeterminato, e poi usa gli accenti come se fosse metrica greca. Come ti è venuto in mente?





R - Hai notato tutte le cose importanti! È un nome d'arte che ho scelto ormai quindici anni fa, ora forse farei qualche scelta differente, ma tutto sommato mi piace ancora abbastanza. Lo inventammo io e una mia amica che si divertiva (e si diverte ancora) a scrivere ogni cosa con accenti bizzarri, e quasi per scherzo facemmo lo stesso con questo nomignolo in cui avevo unito la mia passione per l'astronomia, un'indicazione abbastanza esplicita sul mio carattere, e sul mio modo di fare musica (sempre un po' malinconicamente, quindi in minore).



D - Come hai scelto il cammino (la carriera) da astrofisico? Sei sempre stato attratto dalle stelle e dall'universo? lo studio di tutto ciò che esterno al nostro pianeta, ha cambiato il tuo modo di vedere la Terra?



R - Ho sempre amato studiare e cercare di capire come funziona il mondo, e l'astronomia mi ha folgorato fin da piccolo perché è un po' la più filosofica e assoluta delle Scienze. I miei genitori mi regalavano un sacco di libri di divulgazione, e tra quelli di chimica, di geografia e di storia, quelli di astronomia mi sono rimasti dentro in modo più profondo, sicché dopo il liceo ho scelto di provare a studiare l'universo per davvero; non è stato semplicissimo anche perché al contrario di molti altri che fanno questa scelta io avevo anche un'altra passione, la musica, da portare avanti in modo impegnativo, ma ne è valsa la pena. Sì, quello che studio ha cambiato molto il mio approccio alle cose terrene, e me ne accorgo ogni volta che chiacchiero con qualcuno che non si è mai interessato di questi argomenti; l'antropocentrismo e il finalismo sono idee ancora molto diffuse tra chi non ha un'idea per lo meno vaga di quanto vasto sia il cosmo e di quanto enorme sia il mare del tempo.







D - Che tipo di vegano e animalista sei? (se si possono usare questi due termini soltanto per dare una idea di chi sei).






R - Non sono sicuro di capire bene cosa mi chiedi, ma provo a rispondere ugualmente. Sono antispecista, nel senso che ritengo che le diversità tra le specie che popolano il pianeta siano meravigliose e vadano preservate, e le specie più "evolute" o evolutivamente vincenti abbiano il dovere morale di non abusare di quelle più deboli, e anzi di difenderle in ogni modo possibile. Come vedi non sostengo "l'uguaglianza" tout-court tra tutti gli animali; una cavalletta non è uguale a un vitello, un mollusco non è uguale a un uomo. Ma dato che è possibile vivere benissimo senza causare (volontariamente) dolore a altri organismi capaci di percepirlo, non farlo è pura malvagità. Poi ultimamente l'istanza animalista si mescola sempre più con quella ecologista, perché l'industria zootecnica è una delle maggiori cause di inquinamento, global warming e deforestazione, sicché la scelta diviene pressoché obbligata per chiunque abbia un minimo di coscienza. Nella pratica, cerco di parlare di queste cose il più possibile, in ogni contesto e con ogni mezzo a mia disposizione, dai post sui social alle canzoni, dalle chiacchiere al caffè alle magliette che indosso, e cerco di farlo con un approccio il più possibile scientifico e razionale, per far capire che si tratta di scelte logiche e non di deliri da hippie.



D - Nella canzone hai le idee molto chiare su come dovrebbe comportarsi l'umano e su come invece si comporta. Personalmente, riecheggiano certi concetti e sensibilità di alcuni 'teorici'o 'filosofi' antispecisti. Sei d'accordo? C'è qualche filosofo o teorico di cui condividi le idee?



R - Sì, ma come dicevo se si ragiona e si usa la logica le conclusioni a cui si arriva sono inevitabilmente quelle. Quindi posso dirti che mi sento vicino alle posizioni di Peter Singer e le sue riflessioni sul dolore, ma in realtà sono arrivato a queste conclusioni riflettendo autonomamente. Un grosso contributo alla maturazione della mia coscienza antispecista lo hanno dato Gary Yourofski con il suo famoso discorso che si trova facilmente su YouTube, e anche Milan Kundera, con un toccante passo del suo capolavoro L'insostenibile leggerezza dell'essere, in cui riflette sull'ipocrisia del genere umano e il suo fallimento nell'unico esame morale che conta, quello dell'essere giusti e compassionevoli verso coloro i quali sono completamente alla nostra mercè - gli animali.



D - La tua canzone, anche per come dici che l'hai composta, ricorda più i cantautori e i poeti in musica che le rock o le pop star. Mi viene in mente un Bruce Springsteen dell'album Nebraska.



R - La mia produzione artistica è piuttosto varia, ho scritto canzoni molto rock e brani molto intimisti - il che riflette bene i miei gusti, che vanno dal black metal ai cantautori italiani, dal grunge ai Beatles, dai Cure a Elio e le storie tese. Basta che sia musica fatta bene.





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