mercoledì 3 luglio 2019

Le giraffe di Mordillo (e altri animali)



Lo scrivono tutti - e non poteva essere altrimenti. Il suo nome e i suoi disegni che trovi delicatamente arguti, rimbalzano di sito in sito, di giornale in giornale. Ma tutti lo conoscono solo col cognome: Mordillo.









Guillermo Mordillo, illustratore e fumettista, è morto all’età di 86 anni sull’isola di Maiorca in Spagna, dove viveva da tempo. Mordillo è nato a Buenos Aires, Argentina il 4 agosto 1932. Inizia a disegnare all’età di 13 anni e si laurea in illustrazione. Inizia anche a girare il mondo in punta di matita: a 23 anni si trasferisce in Perù, poi a vivere a New York, e lavora per gli studi Paramount,  poi cambia continente e si sposta a Parigi, dove vive per 17 anni e raggiunge la fama internazionale. 

Dal momento che non parlava francese, molto spesso le sue vignette erano senza parole, e questo ha contribuito al suo successo in tutto il mondo. Come ha dichiarato lui stesso, il suo stile era molto intuitivo, quasi infantile, con il calcio e gli animali come temi ricorrenti - specialmente, ci sono giraffe e uccelli  - animali dal lungo collo -  le cui storie son state raccolti in vari volumi.

Durante la sua lunga carriera ha raccolto diversi premi. Ha tenuto solo tre mostre.

Per oltre 50 anni, Mordillo si è dedicato a far ridere le persone in tutto il mondo attraverso le sue illustrazioni. Tutto - disse una volta a un giornalista - “ne valeva la pena”.




Queste vignette qui, che colorano questo post,  son rimbalzate su Internet, specialmente sul social - tra i tuoi amici e contatti, perché gli animali sono al centro, sono i protagonisti di storie delicate di consapevolezza. Con intuito ben maggiore di molte persone che rimangono troppo ancorate a una concretezza fraintesa come maturità, Mordillo in queste vignette immagina che gli animali si liberino dai maltrattamenti umani, che vengono messi senza ombra di dubbio alla berlina. Vengono smascherate le violenze del circo, della caccia, della corrida. Ecco: è proprio la naturalezza di un artista, che ci racconta con tranquillità storie meravigliose come se fossero (diventate) normali: ci racconta i suoi sogni liberi e infantili. La delicatezza e il sorriso non fingono - però - di dire cose diverse dalla realtà dei fatti: che la caccia è violenta e che nessun animale vuole stare prigioniero o venire ucciso in una festa 'tradizionale'.







L'ultima vignetta, invece, ti sembra che sia di un altro filone Mordillesco: quello della ribellione alle oppressioni grigie, impersonali, lontane, astratte, troppo ordinate e invadenti - di una malintesa vita 'da società civile', a un passo da una dittatura estesa, invisibile e 'discreta'. Non manca il cane, ci sono gli sguardi tra le persone, che - silenziose, sembrano cospiratori partigiani delle piante e di tutto ciò che viene da una natura che sparisce sempre di più - una natura, magari, (anche) liberata dalla iper-presenza degli umani.
Come si reapira a pieni polmoni, con quei rami fronzuti che risalgono tutto il palazzo!






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