Dicevi, sei tornato. Nei giorni che passano ti senti ogni mattino meno vacillante e fragile del giorno precedente e porti a passeggio quei tuoi due cani che di andare a passeggio, a esplorare, non si stancano mai.
In questi ultimi giorni è scesa un po' di neve, che sta riuscendo a rimanere attaccata al terreno senza sciogliersi troppo presto.
Ci passate sopra, Maika e Chicco e tu e lasciate le vostre impronte, ci ripassate e le mescolate a quelle di qualcun altro che è passato lì prima di voi. Puoi vedere chiaramente il passaggio di biciclette, di altre scarpe, di una lepre, persino di ruote grosse. La neve 'vede' ancora il loro passaggio, come se avvenisse in quell'istante.
Ti viene in mente che per i cani - e di sicuro per tutti gli animali, ancor più se selvatici, cioè non bloccati dalla presa umana - ogni terreno, sempre, è come fosse ricoperto da uno strato di neve, che segna ogni passaggio, che lo racconta nei dettagli.
Per i cani, per gli altri animali, è uno strato di odori, che raccontano chi e quando è passato, anche se il suo passaggio è lontano nel tempo e ormai invisibile. Per loro, è sempre presente, è sempre messaggio, è sempre informazione: vitale, essenziale, importante, elettrizzante o preoccupante.
Lo strato di neve funziona per noi 'quasi' come lo strato di odori: ma rimane una modesta approssimazione, utile solo alla vista.
Quante informazioni perdiamo, che invece ai cani sono ben presenti? (Parli dei cani perché tutti credono di conoscerli, invece li fissano in stereotipi antropomorfi e regole di dominio). Eppure, pensiamo di sapere tutto di loro, pensiamo di poter decidere per loro e della loro vita.
Loro - invece - ci chiamano a vivere, con tutto il loro corpo e il loro pensiero e ci accompagnerebbero se noi li seguissimo: forse, verso un mondo che ritrova sensi e significati dimenticati - e così, si scorda di autodistruggersi - credendo invece di crescere senza fine.
Perché non li seguiamo? Perché imprigioniamo loro e noi stessi?
Non ci poniamo più in osservazione, né in ascolto. Non facciamo più un passo indietro, una sosta di lato. Non sciogliamo più i lacci, che sono prima di tutto avvolti attorno ai nostri pensieri, che sono i nostri pensieri - e coi quali invece ci illudiamo di essere liberi e capaci di avere il controllo.
Il loro mondo è vivo e diretto, tutto intorno e dentro a loro. Il mondi degli altranimali.
Il mondo degli umanimali, invece, si è richiuso: nel mentre, lascia estroflettere sonde e congegni macchinici. Non ha più sensazione o memoria della vita sulla e nella Terra.
Ci siamo dimenticati degli altranimali e in questo modo ci siamo riempiti di paure e di presunzioni. Gli animali non sono lì per noi - ma se noi ci ricordassimo che sono con noi in viaggio su questa Terra, viaggiatori alla pari, forse diventeremmo capaci di immaginare soluzioni diverse e modi di viaggiare più belli per ciascun abitante terrestre.
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