Stella |
lacrime chiare
le lacrime di Stella
per questo vuoto
Sono passati tre mesi, dalla morte di Stella. Il dolore ha mutato pelle, adesso è diventato come un vuoto che mi riempie, sensazioni pressoché fisiche di vicinanza, di presenza. A volte, penso che se riuscissi a desiderarla in modo appena un poco più intenso di adesso, lei riapparirebbe, ritornerebbe.
La pienezza della mia mancanza di lei e per lei, è come un buco profondo dentro di me, che mi svuota, e attraverso cui passano ricordi, sogni, speranze, rimpianti, insegnamenti. Passa tutto me stesso.
In questo passaggio, come un cercatore d'oro, setaccio per trovare - ritrovare - le cose belle che abbiamo vissuto insieme, le cose uniche che lei mi ha mostrato e che lei mi ha insegnato.
Il mio setaccio è la penna, con dei fogli di un bloc notes, che ho riempito fitti fitti. Di ricordi, di immagini, di gesti, di odori e persino di sapori.
Sempre più riscopro quanto io mi sentissi protetto da lei - mentre lei, anche, spero, si sentiva protetta da me. Credo, spero, che questo possa essere il segnale di conferma di una realtà che era tra me e lei, fatta di scambio, di reciprocità - nella quale, tra i due, quello che a volte si è smarrito, sono io e non lei, che invece è sempre stata presente nella sua fiducia, nei suoi sguardi.
Ora, che lei non è più qui col suo corpo a riscaldare i miei occhi innanmorati, devo rimanere presente e trovare tutti i sensi (i sensi del sentire e i sensi dei significati che gli umani vogliono sempre dare alle vicende delle loro vite) del suo passare vicino a me, e con me, e persino dentro di me -una vera Stella cometa, una Stella Cadente.
Devo con-sentire alla con-passione di aiutarmi a non smarrire la realtà che insieme a lei ho costruito, che lei mi ha fatto realizzare - una realtà molto canina (a volte mi piace pensarmi come a un 'Canuomo') , e molto popolata di altri cani.
Una realtà che nel dolore cocente della perdita mi è sembrata a momenti troppo minuscola, ma che invece è - dovrebbe, vorrebbe essere - come un seme, come una piccola noce, una piccola ghianda, che attende solo l'occasione di germogliare, crescere e fiorire dalla terra della mia volontà.
Che realtà sarebbe? Una realtà che è un sogno - intriso, certo anche di impegno, di fatica e di coraggio - da concretizzare né più né meno con le azioni che provo a fare già da molti anni, senza rendermene magari conto: la realtà che mi vede canino tra cani anziani, o abbandonati, o feriti, o malati - che sono insieme a me a condividere lo stesso tetto (e lo stesso letto) - anche se troppo spesso è stato un tetto girovago, ramingo. Grazie a Stella, infatti (a volte, persino a suo discapito, per mia insufficienza, e questa è la cosa che di più mi provoca agguati dolorosi dei sentimenti di autobiasimo) sono arrivati tutti i cani che hanno popolato e tuttora popolano la mia esistenza. Alcuni sono e sono stati suoi amici e compagni, altri, invece, dei quasi sconosciuti, nei confronti dei quali non c'è stato tempo abbastanza per mescolare odori e sguardi e annusate.
Si tratterebbe, insomma, di diventare (di continuare a essere) un soccorritore - magari nella mia propria abitazione - di questi viventi altrimenti esposti al pericolo. Si tratterebbe anche di imparare a essere amico e consapevole della presenza attiva della morte nelle nostre vite, e perciò, imparare a riconoscerla e viverla (che ossimoro!).
Di umane e umani che sono già più avanti di me lungo questo percorso, grazie a Stella, ne ho conosciute e incontrate non poche - di alcune ho avuto la buona sorte di parlare anche su questo blog - e tutte mi sono (state) anche esempio e incoraggiamento, in tantissimi modi immaginabili.
Tutte le pagine di bloc notes che ho scritto in questi tre mesi, forse non diventeranno scritte luminose su questo schermo-del-blog - le paragono al materiale 'non detto', non esposto che gli scrittori accumulano per ogni storia che raccontano, e che però rende quelle storie tanto più coinvolgenti e complete, nei limiti della incompletezza e della finitudine di ogni azione di ciascun Altranimale.
Queste righe che ho scritto fin qui, ne sono però l'emerso, scritto di getto, cercando di non perdere il filo di un discorso che a questo punto premeva per diventare finalmente esplicito.
Un discorso che si fonda su idee come la liberazione (anche dal dolore) degli altri animali; o come la resistenza animale (io e Stella siamo stati resistenti insieme, lei stessa è stata resistente, con la sua implacabile e seria dolcezza tranquilla, ha portato me a diventare capace di resistere a tante cose avverse); o come l'idea del lutto come spazio da poter vivere coi suoi tempi, la sua dignitià, la sua necessità - idea che pur rimanendo intima può assumere la forza di un atto controcorrente, pubblico politico - nel momento stesso in cui si dichiara, nella sua semplicità, come lutto-per-un-altroanimale; o come, infine, l'idea-speranza-convinzione che ci sia un legame che va oltre la fisicità spaziotemporale di questa realtà, e che ci mantiene sempre in comunicazione con questi angeli animali che abbiamo la fortuna di incontrare e l'audacia oltraggiosa (in questa realtà), di fermarci ad ascoltare, accogliere, rispettare e amare.
In questo passaggio, come un cercatore d'oro, setaccio per trovare - ritrovare - le cose belle che abbiamo vissuto insieme, le cose uniche che lei mi ha mostrato e che lei mi ha insegnato.
Il mio setaccio è la penna, con dei fogli di un bloc notes, che ho riempito fitti fitti. Di ricordi, di immagini, di gesti, di odori e persino di sapori.
Sempre più riscopro quanto io mi sentissi protetto da lei - mentre lei, anche, spero, si sentiva protetta da me. Credo, spero, che questo possa essere il segnale di conferma di una realtà che era tra me e lei, fatta di scambio, di reciprocità - nella quale, tra i due, quello che a volte si è smarrito, sono io e non lei, che invece è sempre stata presente nella sua fiducia, nei suoi sguardi.
Ora, che lei non è più qui col suo corpo a riscaldare i miei occhi innanmorati, devo rimanere presente e trovare tutti i sensi (i sensi del sentire e i sensi dei significati che gli umani vogliono sempre dare alle vicende delle loro vite) del suo passare vicino a me, e con me, e persino dentro di me -una vera Stella cometa, una Stella Cadente.
Devo con-sentire alla con-passione di aiutarmi a non smarrire la realtà che insieme a lei ho costruito, che lei mi ha fatto realizzare - una realtà molto canina (a volte mi piace pensarmi come a un 'Canuomo') , e molto popolata di altri cani.
Una realtà che nel dolore cocente della perdita mi è sembrata a momenti troppo minuscola, ma che invece è - dovrebbe, vorrebbe essere - come un seme, come una piccola noce, una piccola ghianda, che attende solo l'occasione di germogliare, crescere e fiorire dalla terra della mia volontà.
Che realtà sarebbe? Una realtà che è un sogno - intriso, certo anche di impegno, di fatica e di coraggio - da concretizzare né più né meno con le azioni che provo a fare già da molti anni, senza rendermene magari conto: la realtà che mi vede canino tra cani anziani, o abbandonati, o feriti, o malati - che sono insieme a me a condividere lo stesso tetto (e lo stesso letto) - anche se troppo spesso è stato un tetto girovago, ramingo. Grazie a Stella, infatti (a volte, persino a suo discapito, per mia insufficienza, e questa è la cosa che di più mi provoca agguati dolorosi dei sentimenti di autobiasimo) sono arrivati tutti i cani che hanno popolato e tuttora popolano la mia esistenza. Alcuni sono e sono stati suoi amici e compagni, altri, invece, dei quasi sconosciuti, nei confronti dei quali non c'è stato tempo abbastanza per mescolare odori e sguardi e annusate.
Si tratterebbe, insomma, di diventare (di continuare a essere) un soccorritore - magari nella mia propria abitazione - di questi viventi altrimenti esposti al pericolo. Si tratterebbe anche di imparare a essere amico e consapevole della presenza attiva della morte nelle nostre vite, e perciò, imparare a riconoscerla e viverla (che ossimoro!).
Di umane e umani che sono già più avanti di me lungo questo percorso, grazie a Stella, ne ho conosciute e incontrate non poche - di alcune ho avuto la buona sorte di parlare anche su questo blog - e tutte mi sono (state) anche esempio e incoraggiamento, in tantissimi modi immaginabili.
Tutte le pagine di bloc notes che ho scritto in questi tre mesi, forse non diventeranno scritte luminose su questo schermo-del-blog - le paragono al materiale 'non detto', non esposto che gli scrittori accumulano per ogni storia che raccontano, e che però rende quelle storie tanto più coinvolgenti e complete, nei limiti della incompletezza e della finitudine di ogni azione di ciascun Altranimale.
Queste righe che ho scritto fin qui, ne sono però l'emerso, scritto di getto, cercando di non perdere il filo di un discorso che a questo punto premeva per diventare finalmente esplicito.
Un discorso che si fonda su idee come la liberazione (anche dal dolore) degli altri animali; o come la resistenza animale (io e Stella siamo stati resistenti insieme, lei stessa è stata resistente, con la sua implacabile e seria dolcezza tranquilla, ha portato me a diventare capace di resistere a tante cose avverse); o come l'idea del lutto come spazio da poter vivere coi suoi tempi, la sua dignitià, la sua necessità - idea che pur rimanendo intima può assumere la forza di un atto controcorrente, pubblico politico - nel momento stesso in cui si dichiara, nella sua semplicità, come lutto-per-un-altroanimale; o come, infine, l'idea-speranza-convinzione che ci sia un legame che va oltre la fisicità spaziotemporale di questa realtà, e che ci mantiene sempre in comunicazione con questi angeli animali che abbiamo la fortuna di incontrare e l'audacia oltraggiosa (in questa realtà), di fermarci ad ascoltare, accogliere, rispettare e amare.