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Stella, nei ricordi |
C'è un sito, che si chiama Hospice per gli animali. Su questo sito, hai trovato l'articolo che in parte riporti qui.
L'articolo, è stato scritto da Denise Flaim è stato pubblicato la prima volta da “DogFancy”, agosto 2008, volume 39, nr. 8, pag. 21. Per il sito, lo ha tradotto Elena Grassi, che si occupa dell'Hospice.
Dopo aver chiesto il nulla osta a Elena, hai deciso di pubblicarlo qui. Questo - o comunque articoli simili - fanno parte di quel processo di conoscenza che in questi anni, tra la scomparsa tormentata e solitaria di Stella e quella - speri - più composta e accompagnata di Lisa, hai provato a cominciare a costruire - intanto per te stesso, un domani, chissà
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Stella con Lisa, nei ricordi |
Quando Momo, un incrocio di pastore
tedesco, raggiunse la veneranda età di 17 anni, era chiaro che aveva
quasi raggiunto il termine della sua vita. Ma la sua proprietaria, la
veterinaria Ella Bittel di Buellton, California, si rese conto che non
aveva idea di come facilitare il percorso del suo cane attraverso il
processo naturale della morte.
«Ai veterinari non viene insegnato come
comportarsi con gli animali morenti, tranne che per il fatto di
abbreviare la loro sofferenza, o quella che noi percepiamo come loro
sofferenza, attraverso un farmaco», dice la Bittel.
Non avendo familiarità col processo
della morte, Bittel non affrontò le ultime ore di vita di Momo con
quella tranquillità e quella calma che successivamente si sarebbe
augurata di avere. «La presi e la caricai in auto, per portarla a farle
l’eutanasia, e lei morì in auto», ricorda Ella Bittel. «Muovere un
animale mentre si trova nel processo attivo del morire è esattamente
l’opposto di quello che si dovrebbe fare.»
Quell’esperienza fece maturare in lei la
determinazione a imparare come sostenere un amico animale attraverso le
fasi della morte – un argomento su cui oggi tiene corsi e conferenze in
tutto il paese.
Ella Bittel pone questa domanda: «In che modo possiamo garantire la qualità del morire?»
Ecco come:
Preparatevi in anticipo.
Pensate mentalmente a come gestireste la situazione se domani al vostro
cane – anche se è cucciolo – venisse diagnosticata una condizione
terminale. «Se non si sono preparate in anticipo, le persone molto
spesso si sentono talmente travolte sul piano emozionale, da non
riuscire ad elaborare alcuna nuova informazione né a modificare la
propria prospettiva in alcun modo», dice la Bittel.
Chiedete al vostro veterinario se è disponibile a fornire assistenza terminale al vostro cane. Ella
Bittel consiglia di verificare se il veterinario è disponibile per le
visite a domicilio o a mandare da voi un suo assistente per mostrarvi
come somministrare farmaci antidolorifici o fluidi sottocutanei, se
necessario.
Ripensate l’eutanasia.
Proprio perché i veterinari hanno fra le mani uno strumento che permette
di garantire un trapasso rapido e privo di dolore per gli animali che
presentano malattie inguaribili, l’assistenza terminale spesso per loro è
una lacuna, dice la Bittel.
Il problema, nel proporre l’eutanasia
come risposta automatica a queste situazioni, è che non tiene in
considerazione l’individualità dell’animale.
«È più facile seguire le direttive
tecniche piuttosto che sintonizzarsi con l’animale e cercare di
percepire se questi accetti la procedura che si vuole attuare, oppure se
vuole continuare a vivere, anche se magari non è più in grado di dare
segnali chiari come quelli che eravamo abituati a vedere in passato,
come per esempio scodinzolare», dice.
Informatevi sul processo di morte.
Molti animali perdono l’appetito, e questo può portare a una
considerevole perdita di peso. «Ovviamente, si può provare a offrire un
cibo diverso da quello solito, magari con una consistenza o una
temperatura diverse», dice la Bittel, «ma può arrivare un momento in cui
un animale non vuole più mangiare. È semplicemente qualcosa che va
accettato.»
Inoltre, un cane, nelle fasi finali,
potrebbe non essere più in grado di alzarsi o di muoversi. «A quel
punto, è necessario che qualcuno resti con l’animale», dice. Dovete
tenere conto di questo, se avete una vita piena di impegni o un lavoro
che non vi permette molta flessibilità.
Imparate a riconoscere gli stadi finali.
La folle corsa di Ella Bittel al termine della vita di Momo fu
determinata dal fatto che la cagna mostrava movimenti del corpo che
l’avevano spaventata. «Temiamo che possa durare a lungo, ma invece è
solo un’indicazione del fatto che siamo giunti proprio agli ultimi
minuti», dice. «Se non lo si sa, facilmente ci si fa prendere dal
panico.»
Abbassate gli stimoli.
Gli animali morenti hanno un’elevata sensibilità. Una volta che iniziano
a rifiutare il cibo, allontanatelo da loro tra un’offerta e l’altra;
una zaffata di odore è sufficiente a dare la nausea. «Dovete garantirgli
un ambiente molto tranquillo», raccomanda Ella Bittel. «È meglio
abbassare le luci ed evitare i suoni forti o improvvisi.»
Riconoscete anche il fatto che questo
può valere anche per il senso del tatto. «Alcune persone hanno questa
immagine romantica dell’amato che muore tra le tue braccia», ma questa
potrebbe non essere la situazione preferita dall’animale.
Coltivate la pace interiore.
Una buona morte è una morte pacifica. «Essa richiede una mente molto
calma che non sia intrappolata nelle nostre emozioni», conclude la
Bittel.
Non c'è molto da aggiungere.
I sette punti elencati sono cruciali, tutti quanti segnano un percorso, che è anche un sistema coerente, per fronteggiare nel modo migliore possibile questo evento sconvolgente - lo rimane comunque, infatti è un evento che trasforma la esistenza e lo stato di tutti quelli che ne sono coinvolti, compreso -soprattutto- l'animale che sta affrontando la morte insieme a noi.
(Magari, in un prossimo post, dirai la tua su ciascuno dei sette punti. Per il momento, basta averli a disposizione per leggerli, col tempo di rifletterci).
(Sei andato a conoscere Pier Luigi Gallucci, l'autore del libro "Il dolore negato", di cui avevi scritto qualche cosa: è stato un incontro molto riflessivo, hai avuto molti pensieri e conti di riportarli presto in un post dedicato).
" Il dolore negato " è il titolo perfetto per quando si soffre per la perdita di un animale amico e qualcuno dice " era solo un cane, dai, non esagerare ".
RispondiEliminaCi sono passata tante volte , da quando è diventata una possibilità l'eutanasia per i cani , sono stati momenti di grande sofferenza , ma anche di pace, vedere la mia bestiola, dopo la prima iniezione per addormentarla, guardami negli occhi e , a volte, cercare il mio braccio con la sua zampa. Ho sempre amato e amo i miei cani come un'entità familiare e penso che non vorrei vivere in un mondo senza cani, come disse Schopenhauer.
Cristiana
Che bella la frase di Schopenauer, certi filosofi - o certi artisti - sono (stati) capaci di mantenere aperta la sensibilità. Del libro, come scritto, tornerò a parlare, dopo aver visto la presentazione ieri daPetit Ami, il luogo dove ho fatto cremare Lisa - che è morta esalando l'ultimo respiro, senza eutanasia. Grazie, Cristiana
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