lunedì 30 marzo 2015

Gli innocenti non sono silenziosi, ma chiamano aiuto





C'è questa coraggiosa, forte, focalizzata campagna Nomattatoio, che sta proseguendo, e che adesso, a Pasqua, si trova a un crocevia.
Sono già quattro i presidi avvenuti davanti al mattatoio di Roma, ognuno più 'grande' di quello del mese precedente. La campagna continuerà.  
Sarebbe bellissimo che animalisti, attivisti, volontari di altre parti d'Italia raccogliessero a loro volta il testimone, per organizzare presidi simili - non violenti, silenziosi, accorpanti corpi di umani e corpicini di animali condannati a morte - nelle loro città. Creare una eco, che si riverbera di comune in comune, per far salire la voglia di vivere tutt'altro che silenziosa di questi innocenti, alla soglia di attenzione degli umani troppo distratti, rinchiusi e preoccupati.
Ma non potranno mai essere più rinchiusi e spaventati di questi piccoli agnelli, che non conoscono altro che questo: prigione, paura, dolore, morte.

28 marzo 2015, davanti al mattatoio di Roma


Per questo ne scrivo a tambur battente, di  questa campagna. Vorrei che gli attivisti riuscissero a superare confusioni e disorganizzazioni, per trovare il coraggio di mettere in atto una cosa così potente - ma così devastante per chi la compie. Che campagne simili si attivino su e giù per l'Italia, non in gara tra loro, ma come i nodi di una rete di sostegno per gli animali 'da reddito' = unico viaggio, il mattatoio, unico destino il coltello.

Scriverne quasi in presa diretta, poiché sono lontano da Roma, è il mio modo per esserci...

28 marzo 2015, davanti al mattatoio di Roma


Qui potete vedere un breve video, che trovate anche sulla pagina Facebook della campagna un  momento così sconvolgente del presidio. Attimi, secondi, di fronte alla prigionia degli innocenti. Noi a mala pena riusciamo a tollerarne la semplice visione per pochi secondi - e già il ricordo si imprime indelebile, e già il nostro animo si lacera in due. Che cosa potranno mai provare loro, per i quali non esiste alcuna via di scampo né possibilità di sottrazione dal calvario ferreo del macello?

28 marzo 2015, davanti al mattatoio di Roma


Guardate questo video: vi sentirete tutti come Clarice Starling - ma io non sono di certo Hannibal Lecter, non preoccupatevi! - e provate a sentire che pensieri vi susciterà.
A me, ne ha suscitato - tra i molti intrisi di lacrime - uno: che le persone che svolgono tutti i giorni questo lavoro, dagli autisti a quelli che caricano i camion e poi li scaricano; dagli storditori  fino ai macellai; devono aver perso ogni possibilità di provare emozioni buone, e sollievo per se stessi oltre che per gli altri che incontrano. Lo fanno per difesa? Per non impazzire? Mi viene in mente un racconto di Isaac Singer, dove protagonista è proprio un macellaio. ...

Eloise Cotronei, l'unica carezza per questi agnellini nel loro calvario. Nomattatoio



L'ora legale è come il jet lag.



Se anche voi come me, fate fatica a convincere il vostro corpo ad accettare l'irruzione dell'ora legale nei suoi ritmi, apprezzerete questo articolo.

Io mi sento gufo, e a quanto pare per i gufi l'ora legale è assai deleteria. I ritmi fisiologici del corpo sono addirittura radicasti nel DNA, perciò due lancette tirate in avanti non possono modificarli. Possono però creargli grande disagio.

Ed ecco che è bell'e fatto un post spiluzzicato, per non dormire.... O per ridormire meno peggio.

domenica 29 marzo 2015

Agnellini


Quarto Presidio contro il mattatoio a Roma  - Nomattatoiocon gli occhi sgranati di chi non sa ma capisce che qualcosa non va, di chi perde ogni punto di riferimento, di chi si ritrova solo a combattere per la propria vita senza aver gli strumenti per farlo. (diario di un investigatore di animalequality )




Siamo già a Pasqua. Un anno passa veloce. Anche per gli agnellini, che vivono anche meno di un anno. Per esempio, gli agnellini che nell'ottobre 2013 incontrai in Valsesia, oggi non ci sono più. Rimangono vivi solo nel mio ricordo.
Che è un ricordo che fa rivivere piccoli bambini pelosi e bianchissimi, curiosi e desiderosi di giocare, ma anche timidi e indecisi tra tornarer dalla mamma e dai fratellini, o provare ad annusarmi e guardarmi ancora per qualche secondo.




"Se non potete eliminare l'ingiustizia, almeno raccontatela a tutti", è la frase di Ali Shariati, sociologo e studioso delle religioni iraniano, un coraggioso uomo  di pensiero.

Ma che cosa è l'ingiustizia? O meglio, per non rischiare di rimanere troppo astratti, che cosa è una azione ingiusta? 

Per rimanere nei confini di questa precisa situazione, io credo che azione ingiusta sia quella di privare dei bambini (che per quasi tutti non hanno 'la forma' di bambini, che sarebbero esclusivamente quelli umani) della loro mamma, della sicurezza, della gioia e infine della stessa vita - una vita breve, a cui tutto viene tolto, in cambio di prigionia, costrizione, paura.

Un bambino sa molto e bene, lo sa subito, appena gli capita di vedere le immagini di quello che accade a questi altri bambini non umani, che queste azioni sono ingiuste: perché provocano pianto e procurano paura e dolore in chi ne è vittima.
Ma a un bambino, queste cose non vengono fatte vedere mai, e sono pochi i bambini 'fortunati' (sì, fortunati: perché hanno l'occasione precoce di sollevare almeno per qualche istante un lembo della cortina di nascondimento sul destino degli agnelli - ma anche di tutti gli altri animali) a cui questa occasione può capitare. Con conseguenze, magari difficili da prevedere, nella direzione favorevole agli altri animali.



giovedì 19 marzo 2015

A Pasqua salva un agnello




Ritorna la campagna SALVA UN AGNELLO di Animal Equality.

Per il momento, dico solo questo (perché sono in partenza, e rimarrò lontano dal computer per una settimana). I link numerosi e poderosi, diranno tutto al posto mio - per voi, se lo vorrete.
Poi, quando torno, ne riparliamo - tra le altre cose...

Intanto, sono convinto che questa azione, che questi messaggi, che questi discorsi, sia necessario che vengano reiterati e ripetuti - insieme ad altre azioni, come i presidi di NoMattatoio (il quarto presidio cadrà proprio in prossimità pasquale). 








Gli appunti di Turid



Gli appunti di Turid.

Eccoli qua, gli appunti presi al seminario di Turid Rugaas, sabato e domenica.  Sono appunti sparsi e scarabocchiati, con l'attenzione rivolta specialmente a cogliere le parole e le espressioni di questa donna eccezionale, che ha vissuto e vive tuttora a stretto contatto con i cani, portatori di libertà.

Turid dice : "quando ti trovi vicino a un cane, aspetta ad agire; piuttosto, guarda, osserva, descrivi (a te stesso) quello che stai vedendo, cercando di non affrettarti a interpretare e dare significati.
Per due motivi, secondome . Primo, perché se interpreti, ti sovrapponi al'individuo che stai osservando ed è come se smettessi di vederlo, perché lo cancelli dalla tua attenzione, lo etichetti e passi ad altro; lui, è come se non fosse più lì. Secondo: perché i cani non mentono, quello che pensano è esattamente quello che ti dicono.
E dunque? Semplicemente, leggi il linguaggio del cane, e comprendi dalle sue parole, i suoi pensieri. Mettiti dal suo punto di vista, senti il suo sentire.

Turid a questo punto dice una cosa molto interessante, che riecheggerà anche il giorno dopo, in un altro commento.
Dice: "i ricercatori, che vogliono misurare e numerare tutto, alla fine non osservano, non capiscono e non comprendono; ma arrivano a distruggere l'oggetto delle loro osservazioni."

Quando siete a contatto dei cani, fate come i bambini.
"Quando ero bambina - racconta Turid - ero una etologa bravissima, stavo a osservare per ore, con pazienza, e capivo con esattezza tutte le sensazioni di chi mi stava di fronte. Negli anni, più studiavo, più mi allontanavo da questa capacità di comprendere. Mi accorgevo che ci voleva più sforzo nel comprendere, tanto quanto più aumentavano le nozioni teoriche. Quando ho capito questo, ho deciso di tornare a fare come quando ero bambina, come quando avevo tre anni e avevo già capito che i cani non mentono mai".

Un buon osservatore deve sapersi calare nella situazione; deve diventare l'altro, deve essere lui il cane, lì, in quel luogo, in quella situazione, in quel momento.
"Non è facile, ma più vi eserciterete a farlo, non perdendo le occasioni, più vi diventerà facile, più diventerete capaci di cogliere il significato e l'essenza dei sentimenti in corso. Non pensate prima, ma osservate, ascoltate".
I cani mostrano molto chiaramente tutte le loro emozioni. "Se vorrete osservarle senza pregiudizi, arriverete a capirle; e quando le avrete capite, cambierete modo di stare con lui, con il cane".

Credo che questo significhi stare col cane come si sta con un amico, con un altro umano: cioè, col rispetto, con l'attenzione, con l'amore e senza la voglia ossessiva di intromettersi nei suoi comportamenti, nelle sue decisioni, nelle sue emozioni.
Molte persone, invece, sono orgogliose perché sanno far sedere  il loro cane. "Che cosa c'è di intelligente nel far sedere il cane, per far vedere che siete dei bravi addestratori? Questo modo di fare prepotente mi manda ai pazzi: ogni idiota può far sedere un cane! Dunque, non c'è proprio nulla di cui inorgoglirsi". 
Per Turid, hanno più motivbo di essere orgogliosi del loro comportamernto, "le persone che lasciano al cane il tempo e lo spazio di non fare quello che non vuole fare"; e quidni, lo spazio e il tempo di esprimersi, e di fare quello che desidera fare.

"Come vi sentireste se ci fosse qualcuno che per settanta volte al giorno, ogni giorno, tutti i giorni vi ordina 'seduto!', in qualsiasi situazione? " . Pensereste che questa persona vi vuole bene? Pensereste che è gentile con voi? Continuereste ad ascoltarla?
"Più gentile, molto più gentile, educato, corretto, è lasciare che il cane faccia ciò che desidera; questo almeno,. se ci teniamo a lui, se lo amiamo. Ordinare settanta volte al giorno di sedersi, lo facciamo fare a qualcunio che odiamo, invece!".

Cristiana di PEC con Turid


"Molti umani hanno l'ossessione del controllo, in questo modo si impediscono di vedere e di capire. Siamo sicuri che non facciamo così anche noi? Io non ho mai chiesto al mio cane di sedersi,  in effetti non ho mai avuto bisogno di chiederglielo, e insieme abbiamo sempre saputo e potuto evitare le situazioni critiche. Lo lascio libero di scegliere, di allontanarsi o di rimanere e anche di sedersi, se lo sceglie. Il mio cane, - il vostro cane - vuole stare vicino a me  - a voi, a noi. Se lo lasciate andare libero, sempre ritornerà. Occorre essere coraggiosi per dare lo spazio della scelta, la possibilità dell'allontanarsi".

Questi atteggiamenti sono preziosi e liberatori: liberano noi dalle ossessioni, liberano il cane dalla soggezione, liberano le nostre energie per fare cose insieme, che potrebbero essere anche molto semplicemente, oziare insieme, felici della reciproca vicinanza, che possiamo sentire col naso e le orecchie, anche se non ci tocchiamo o abbiamo gli occhi chiusi.

I troppi comandi, troppo frequensti, senza ragioni, li facciamo anche quando non ce ne rendiamo conto, talmente è profonda l'ossessione-illusione del controllo. "Osserviamo noi stessi, con onestà: diventeremo più coscienti,  e potrtemo smettere le deleterie abitudini del controllo, che soffocano noi e i nostri cani, letteralmente. Tutti noi ne abbiamo bisogno, ne ha bisogno la nostra relazione, che deve essere fatta sia di vicinanza che di libertà, con molto equilibrio."

"Il controllo è necessario? No! Non c'è nulla di male, se il cane può scegliere cosa fare o non fare". I cani sono individui, adulti, responsabili, come noi; e come noi meritano la libertà della facoltà di scelta."

La gente, normalmente, non guarda i cani, perciò non coglie né capisce le loro emozioni.
Il cane viene minimizzato:
quando deve 'accettare' le attenzioni dei bambini, nei confronti dei quali non si sente a suo agio; quando deve 'abituarsi', quando deve adattarsi senza alternative (perciò, c'è differenza tra cosa gli piace e cosa a cui si è abituato); quando è sempre trattenuto, o tenuto in braccio ; o quando viene abbracciato (un gesto che lo fa sentire minacciato).

Il cane adora usare i propri piedi,  camminare, girare, esplorare, portare in giro il proprio naso, insieme alla scoperta del vasto mondo .


Simone Volpin di Orma di Maya , con Turid

I cani giovani sono come i teen agers umani; hanno comportamenti irresponsabili e melodrammatici proprio come loro.
Questo succede proprio perché, tutti e due gli adolescenti - gli umani e i canini - sono ancora fisiologicamente scoordinati a livello fisico e soprattutto incapaci a livello mentale di elaborare azioni coordinate e lungimiranti, né di comprendere fino in fondo le conseguenze delle loro azioni immediate; tutti e due gli adolescenti si gettano a capofitto nelle situazioni e nelle esperienze, se ne preoccupano - caso mai - solo dopo. Oppure, altrimenti, si turbano senza freni né equilibri per qualsiasi tipo di contrarietà o di avversità, decidendo da quel momento in avanti di essere del tutto inadeguati alla vita stessa. Tutto questo è motivato proprio dall'ancora incompleto sviluppo: perciò, occorre la presenza dei genitori, o di figure adulte di riferimento, guide e basi sicure, per poter affrontare le esperienze e la successiva elaborazione delle loro conseguenze nel modo più costruttivo ed equilibrato possibile.
L'adulto responsabile è vitale per una crescita equilibrata.  Lo vediamo benissimo nei cani: un adulto equilibrato e responsabile aiuta il giovane a crescere nel modo più equilibrato, e aiuta anche noi, compagni umani del giovane cane, poiché può fare e insegnare cose che noi non potremo mai fare - anche se saremo i migliori dei 'genitori adottivi', rimarremo pur sempre 'solo'umani! Persino noi surrogati genitoriali, possiamo imparare tante cose da un cane adulto che affianca e insegna al giovane cane che vive con noi.

L'entusiamso dei giovani cani, Turid ci tiene a dirlo, è bello e sano e vitale; è giusto e normale e auspicabile che ci sia e che rimanga presente. Si tratta di un entusiasmo che si apre alla vita, e che va affiancato e sostenuto, ma mai, mai, mai spezzato. Come si spezza l'entusiasmo? Sospetto: coi divieti, con le punizioni, con le proibizioni, con gli impedimenti, con gli ostacoli, fisici e mentali, concreti e emotivi. Spezzare l'entusiasmo di un giovane cane, renderlo triste o apatico, svogliato o disinteressato, sfiduciato e insicuro - in breve, inadatto ad affrontare le esperienze della vita - è una delle cose più cattive e squallide che si possa immaginare di fare. 

E allora, come si fa a non spezzarlo, ma , anzi , a rinvigorirlo, a farlo diventare fiducia e autostima^ Secondo Turid, la cosa migliore, il far meglio, molto spesso coincide con il non fare, nel momento delle cosiddette 'superemozioni', che di solito durano poco, lo spazio di pochi minuti, perché sono proprio fisicamente insostenibili. 
"Permettete al vostro cane di essere felice, di fare 'il matto', state insieme a lui per vivere quel momento emotivo forte nel modo più bello e sereno e cbiaro possibile.
Penstae: se quando siete felici o emozionati, ci fosse sempre qualcuno che vi sgrida o vi proibisce? Che cosa provereste"? Facile: paura. Paura della persona, paura delle situazioni, paura di me stesso, confusione su cosa posso fare, insicurezza, frustrazione, rabbia". 
La rabbia toglie equilibrio e serenità, fa fare azioni pericolose. Queste azioni, di solito, per il cane, purtroppo, portano dritte al canile, se non peggio. Quando invece tutto è nato da una disattenzione delle persone, incapaci di capire, di vedere, di agire da genitori anziché da guardiani o padroni.
"Se vi accorgete che il vostro cane ha paura di voi, è il momento in cui dovere prendere la decisione di cambiare qualcosa del vostro comportamento, del vostro atteggiamento nei suoi confronti" (certo, solo chi osserva il proprio cane come si osserva un amico, può accorgeersi di questo, può considerarla una cosa meritevole di attenzione, può decidere di mettersi in discussione e provare a cambiare; chi invece 'si trova bene col collare a strozzo', queste cose non inizierà man nemmeno a pensare che possano essere possibili).

"Tutte le persone possono imparare e venire educate, a relazionarsi coi cani. Infatti, i cani sono gentili, lasciano sempre spazi e tempo e scelte. Questa capacità di attesa ha una finalità molto chiara, che è quella di creare il miglior clima e contesto possibile per la convivenza pacifica. Se, allora, noi umani non siamo capaci di esercitare la stessa pazienza, la stessa gentilezza, la stessa distanza di osservazione; e se quindi, per via di questa nostra incapacità - o non volontà, dal momento che 'sono solo cani' - e se quindi dobbiamo ricorrere ai divieti, ai guinzagli, ai collari a strozzo, è una nostra mancanza, un nostro fallimentoi, una nostra colpa". La colpa della fretta, della banalizzazione, dell'ansia del controllo, della performance, della prestazione. Una colpa e un fallimento che però viene pagato troppo spesso dal cane, il secondo elemento del binomio, quello che nella nostra cultura è allo stesso tempo quello che si impegna di più e quello che rischia di più.

"Total Choice.
Al cane lasciare la libertà di scelta, perché lui la lascia sempre a noi, dopo aver fatto le sue proposte. Al cane piace esplorare, guardare, scoprire, usare i sensi, usare le zampe, percorrere i posti nuovi". Se questo gli viene impedito, o se viene irregimentato - per colpa, io credo della rigida intolleranza della nostra cultura verso l'altranimale, persino se è un  cane; che va bene solo se sta al suo posto, da noi deciso - il rischio è di spezzare la curiosità, di spegnere lo sguardo. I rischi sono elevati, il prezzo salato da pagare: il problema è che non lo paghiamo noi.
 Dice Tuirid: "Non è affar vostro, cosa il cane scelga, o voglia o possa scegliere. Lasciategli compiere delle scelte, sappiate fare un passo indietro, osservando da lontano, senza interferire, senza intervenire.  Sappiate che gli state permettendo di sviluppare il suo cervello, anche fisicamente". Un cane deve e vuole annusare, assaggiare, toccare, provare. La creatività canina è sempre presente in ciascuno individuo-cane. Se teniamo a mente questo, se ci piacerà osservarla  e pensarla in termini di proposta, di domanda, di scelta, fatta da lui-cane verso noi-umani, allora faremo il suo - e il nostro - bene.  "Siate orgogliosi e felici della sua curiosità, non temetela, né fategliela temere".

Ogni cane è felice a modo suo: "imparate a scoprire la loro gioia. Chiedetevi: che cosa li rende felici? Che cosa gli piace di più fare? Se lo capirete, e sarete capaci di farglielo fare - o anche farlo insieme a lui, raggiungerete nuove esperienze.
Sappiate, poi, che il cane rispecchia tutti i vostri stati d'animo, tutte le vostre emozioni si riverberano in lui".

I cani provano le gradazioni della gioia; dell'appagamento, della serrenità; provano aspettativa; immaginano, sognano. Provano tutta la gamma della paura.  "I feel, therefore I am. I cani provano emozioni, quindi anche loro sono" ("Dogs feel, therefore, they are"; Heidegger, Cartesio, prendete e portate a casa!).

I cani provano il sentimento della perdita ("Se uno dei cani del vostro gruppo muore, non nascondetelo agli altri, fateglielo vedere, lascisateglielo annusare").

I cani provano amicizia, hanno legami di amicizia; i cani si innamorano. Se finalmente accettiamo questo, finiremo di avere troppi dei problemi che oggi rovinano lo stare insieme tra noi e i cani; e finiranno anche i loro problemi, causati dal nostro ipertrofico senso del controllo.

 Problemi che si caricano tutti su di loro.
"Ci sono cani che sembrano non avere emozioni. Che sono sempre sotto comando e si sentono costantemente come se lo fossero.
Non è una cosa bella, né sana. Sono cani che soffrono di impotenza appresa, 'learnt helplessness' " . (è una cosa terribile, una morte psicologica interiore gravissima - e crudelissima da infliggere, un veleno lento. Leggete il link per constatarlo, purtroppo ha dato vita a tanti esperimenti psicologici di stampo vivisezionistico).

"Porta alla depressione e malattie fisiche gravi.  Si deprimono il sistema immunitario e il sistema limbico: diventa impossibile manifestare le emozioni; e altra faccia della medaglia, si è a rischio di malattie e infezioni". Turid ha incontrato molti cani depressi, afflitti da questa terribile condizione. Sono cani che hanno avuto un passato di deprivazione e di costante repressione e punizione. Hanno tempi lunghissimi per fare qualsiasi cosa, per decidere di prendere qualsiasi iniziatiuva. Non vanno forzati, ma semplicemente assecondati, inseriti in un contesto protetto, sicuro e con stimoli propositivi. E a loro va lasciato tutto il tempo e lo spazio che decidono - perché si mettano in situazione di tranquillità, dalla quale poi decidere se e come e quando provare a cominciare qualche azione, a esperire qualche iniziativa - che andrà incoraggiata e incrementata; naturalmente, questo primo passo andrà colto lestamente, sapendo che si tratterà di sfumature quasi impercettibili, all'inizio. Non  chiedete, non agite; invece, osservate, lasciate tempo e spazio libero, assecondate, incoraggiate.

"Il cane ha bisogno di provare e di esprimere le sue emozioni. La gente, nella maggior parte dei casi, non accetta che un cane possa manifestare le sue emozioni in modo libero. Per molti, il cane 'deve' stare calmo; ma un cane 'educato' potrebbe essere solo un cane depresso o represso.  Un cane, al contrario, ha il diritto di provare tutte le emozioni". Sta a noi che possa vivere le situazioni per provare quelle giuste, vale a dire quelle positive, costruttive - dell'esperienza come dell'autocoscienza e dell'autostima, in sano equilibrio. 
"Non dovete indurre stimoli, ma invece far sì che lo stimolo provenga da una sua decisione e allora metterlo nelle condizioni di poterlo fare" (pensate a un cucciolo deprivato, che non ha mai esplorato col naso; e che un bel giorno, nell'ambiente giusto - cioè sicuro, sereno, ricco sia di elementi che di spazi - inizia ad annusare un fiore in un vaso; da quel fiore, inizia il cammino per la ri-presa della sicurezza e della propria vita, per quel giovane cane). 

In Norvegia Turid ha dato vita agli sniffing gardners: i giardini privati delle case di alcuni cittadini, che accolgono amici umani e amici canini dei loro cani in visita, ciascuno ad annusare o a osservare o a chiacchierare, passando il tempo in giardino; e poi contraccanbiando la visita la settimana o il mese successivo. "Anche ai cani piace andare in visita o ricevere ospiti, naturalmente se si tratta di amici. Ai cani piace guardare o annusare insieme. Stimola le varie intelligenze".

Cani e canile. Cani Anziani
I canili a ogni latitudine, sono pieni di cani anziani. Nessuno li prende, pensando che non siano più in grado di stare in famiglia, o di imparaere, o di affezionarsi, o di acquisire o reimparare abitudini casalinghe. Errore!
"I cani anziani hanno esperienza. Gli basta poco per ricominciare."
Bisogna pensare che i cani anziani finiscono in canile dopo una vita intera in una casa, a fianco di una stessa persona. Di colpo, per i motivi più incredibili (in genere, riconducibili al grande motivo dell'indifferenza e insensibilità), finiscono in un canile. Per loro è una catastrofe emotiva, che mina sia il loro equilibrio psichico che la loro salute fisica. Il canile è uno stress costante, fonte sia di paura che di senso di abbandono. "Sarebbe bello che in ogni canile ciascun cane potessse fare affidamento su una persona, costante, che riprenda a prendersi cura di lui, per aiutarlo a ritrovare famiglia. Non occorre fare grandi cose: è sufficiente che la persona sia lì, a nutrire le emotività del cane con la sua presenza, silenziosa, ma vicina. Ciò aiuterà a riabbassare lo stress; per facilitare l'ingresso in una nuova famiglia: non c'è cane di canile che, in uun ritrovato contesto famigliare, di sicurezze e di esclusività relazionali e affettive, non sappia ritrovare serenità e piacere nello stare di nuovo in una casa".
Però ci sono cani abbandonati - talmente distrutti nella loro emotività - che avranno bisogno di un compagno in canile, un umano che li riaccompagni passo passo. basterà la sdua sola presenza silenziosa, nel box. Sarà il cane che, quando si sentirà pronto, farà il primo approccio, riuscirà a permettersi di ridare espressione al suo enorme desiderio di condivisione, di vicinanza ... coccole, di attenzioni, di affetto, di scambi. Ricordate la cucciola e il fiore nel vaso".

(3 - continua)




Tutte le foto sono di Lorenzo LoFoto.

mercoledì 11 marzo 2015

If you love somebody...

8 marzo 2015: Turid Rugaas a Novara

C'era una volta, tanti e tanti milioni di anni fa - proprio così! - un animale che si radunava in branchi e che costruiva le sue tane. Questo animale zampettava e correva su due sole gambe e usava di legni e sassi e altri oggetti, e conservava il fuoco che si accendeva con l'arrivo del lampo dal cielo. Questo animale, piaceva al lupo, perché nelle vicinanze delle sue tane c'era abbondanza di cibo, facile da trovare. Forse per questo, forse per altri motivi che il lupo sentiva dentro di sé, ma che non provava il bisogno di raccontare  -e perciò non possiamo conoscerli tutti, né essere certi di come andarono veramente e fino in fondo le cose, che ci impiegarono però non poco tempo a svolgersi - che proprio lui, il lupo, decise di accompagnarsi con questo animale, che si sarebbe diffuso come 'uomo'.
Questo inizio al sapor di favola, per ricordarci che molto probabilmente cani e uomini si sono incontrati molto presto nel loro cammino sul pianeta, e da quel momento hanno deciso di percorrere la strada insieme. Le teorie zooantrpologiche, in effetti, parlano di co-evoluzione, e non di semplice addomesticamento-asservimento del lupo da parte dell'uomo - il che costituirebbe una distorsione prospettica non indifferente. Se l'uomo -o, per meglio dire, quegli individui umani che avevano maggiore propensione al contatto con lupo, perché non ne provavano diffidenza -  ha influenzato il lupo, anche il lupo - o, per meglio dire, quegli individui lupini che avevano maggiore spiccata propensione al contatto con uomo, perché non ne provavano diffidenza - ha riorientato la strada percorsa da uomo lungo il tortuoso e impervio sentiero dell'evoluzione. Il lupo - diventato cane - ha portato la sua socialità spiccata, la sua intelligenza sociale e collaborativa.
Al punto da diventare, al giorno d'oggi una efficace cartina di tornasole per comprendere la qualità della vita degli umani. Cani e umani hanno esigenze emozionali e fisiche molto simili, e se gli ambienti dove uomo vive e si raduna in grandi numeri, non sono accoglienti o salutari per cane, finiscono col diventare ostili anche per uomo. In una parola semplice: dove non c'è cane, non ci sarà nemmeno uomo. (E ovunque ci sia uomo,  si trova anche cane). Risuonano echi di 'Anni senza fine'. Mi viene in mente il finale del film 'The Road', dove i primi - e fino a quel momento e fino a prova contraria unici - umani che infine troviamo in condizioni di relativa non precarietà, e relativa prospettiva di futuro, che costituiscono un basilare nucleo famigliare, e riescono a conservare e conservarsi, e riescono a riaprire la prospettiva dei loro pensieri e dei loro sguardi agli altri individui che incontrano - sono anche i primi, e unici, umani, a girare per le strade del mondo rinsecchito, con la compagnia e la presenza di un cane, che osserva e li osserva. Un non detto che però mi piace pensare che suggerisca come il cane con la sua presenza riporti l'uomo a non perdersi più sulla strada della morte, lo riporti a una prospettiva di senso della vita, ridandogli la possibilità di non morire.



 Questo il cane riesce a farlo, in forza delle sue emozioni e della sua capacità di comunicarle.
Dopo questa lunga digressione, rieccoci finalmente a Turid Rugaas, che domenica ha proseguito il suo discorso sulle emozioni canine.

Il cane appare come una creatura ricca di una incredibile indole gentile, e nei millenni non ha smarrito il senso della sua vicinanza alll'uomo - non si potrebbe quasi dire il contrario: l'uomo ha perduto la memoria del significato di questo lunghissimo legame, che lo ha visto nascere e diventare quel che è oggi. Le conseguenze di questa smemoratezza sono tanto presenti e attuali, quanto drammatiche e dolorose, specialmente per l'altro membro della coppia: il cane. 
Nel seminario di Turid Rugaas, ecco l'occasione di riannodare i fili e ritrovare il senso del nostro stare insieme.
Prima di tutto, però, prima  di affrontare l'intrico dei miei appunti, preferisco scrivere ancora sull'onda impressionistica delle emozioni, suscitate dalle parole calme e inequiviocabili di Turid.
Perché le emozioni del cane, raccontate da questa donna che li conosce da moltissimi anni e ne ha incontrati a migliaia, fanno rivivere emozioni e ricordi di emozioni. Per me, almeno, così è stato. Infatti, i 'suoi' segnali di calma li ho scoperti dai libri ormai circa dieci anni fa, e non hanno perso la loro potenza narrativa, la loro notevole capacità di spiegare. Quando scoprii che - per esempio - il cane si lecca il naso o sbadiglia, lo sta facendo per comunicare qualcosa di molto profondio emotivamente - e non perché gioca, o è goloso, o dà la zampa, o ha male al piede. Cioè, non sono gesti istintuali, occasionali, estemporanei, isolati e inconsapevoli; ma sono segnali, lettere, vocaboli, frasi, di una lingua - quella canina - complessa e raffinata, sul piano della comunicazione di emozioni tra individui diversi riuniti in un medesimo gruppo; una lingua alla stregua delle parlate umane. E una lingua che è capace di superare le barriere tra le differenti specie. Quando ho scoperto questo, quando ho studiato le basi di questa lingua, sono rimasto - mi ricordo! -  a bocca aperta, e così carico di entusiasmo che continuavo a scrutare ogni cane che incontravo, per sorprenderlo mentre faceva un qualche segnale calmante. Il mio modo di vedere i cani si è rivoluzionato, i cani hanno capovolto la mia idea che avevo di loro - anche se era comunque una idea basata sull'amore e sul rispetto.

Se il progenitore lupino non fosse stato così abile nella comunicazione emotiva sociale, cane e uomo non avrebbero fatto così tanto cammino insieme; anzi, quel cammino nemmeno sarebbe cominciato.

stanno giocando! e si sstanno dicendo tantissime cose!

E allora: che cosa ha dimenticato l'uomo? Perché oggi è diffuso il triste sentimento del disinteresse, quando non della paura, o del ribrezzo, o dell'odio, nei confronti del cane? A che punto del cammino l'uomo ha imboccato un sentiero che lo ha allontanato dal suo compagno cane?
Ascoltando Turid (ma ci torneremo, un terzo post di appunti ...) mi viene da pensare che l'uomo abbia dimenticato cosa significhi la libertà, e abbia sostituito l'anelito per la libertà, con la ricerca del controllo e della sicurezza - che in teoria, secondo una illusione, deriverebbe dal controllo.

L'uomo ha una ossessione per il controllo, ha paura di perderlo e escogita continuamente modi e strategie per continuare a esercitarlo; e con la fatica che fa per conseguirne una temporanea illusione, a prezzo di una vita che lui stesso considera non felice né desiderabile, non può, subito dopo, fare altimenti che raccontarsi illusioni e miti che (gli) parlano della sua superiorità, del valore della vita fatta di controllo e di fatica, per ottenere il predominio che spetta a chi è superiore.
Ma non allontaniamoci troppo dal seminato: la vicinanza di un individuo libero, come il cane, come il lupo, che con la sua stessa presenza dimostra la inconsistenza del mito della superiorità e del dominio, suscita insicurezza e va ridimensionata. Ecco perché, il cane diventa un argomento di poco valore, banale, su cui si sa già tutto e non c'è più nulla da conoscere, da perderci tempo. Il cane va controllato e deve imparare a eseguire ordini e comandi. Perciò esistono i guinzagli, le museruole, i comandi adoperati come il sergente di Full Metal Jacket.

No. Il cane è un mondo, un universo intero, complesso e sensibile  -proprio come gli umani, ma alla maniera canina. 
La vicinanza di un individuo libero come il cane, ci spinge a cambiare vita, assumerci le nostre responsabilità, diventare coraggiosi. Il cane - il 'nostro' cane, i cani che vivono con noi - hanno diritto al nostro rispetto, al nostro amore, al nostro metterci nelle condizioni di saperli ascoltare e poterli assecondare. 
Sta a noi capire tutta la complessità emotiva dell'individuo canino; in modo - anche - da toglierlo per tempo dalle situazioni che ne mettono in pericolo o l'esistenza o le capacità. Prevenire, anticipare, sottrarre il cane dall'esposizione a qualcosa di deleterio; ma in modo che possa scoprire alternative al pericolo e sia quindi messo nella condizione di scegliere, nella massima libertà: acquisirà così esperienze, competenze, fiducia in se stesso, scongiurando in tal modo il pericolo mortale della cosiddetta 'impotenza appresa', ovvero la totale sfiducia nei propri mezzi, l'orlo della depressione.

Come ci possano essere cani ridotti all'avvilimento più estremo, definitivo, da anni di incuria, maltrattamento intensivo, violenza; come sia possibile dall'altro lato, il maltrattamento estensivo, fatto di troppe carezze, di divieti a ' annusare lì' o ' fare pipì qui', o 'scavare', o 'leccare per terra', o 'mangiare il legnetto', o 'annusare il sedere di un altro cane', o ... 'abbaiare' (!) (ecc).
Secondo Turid, è il risultato dell'insicurezza, della smania di controllo, dell'ansia di potere, della volontà di comandare, dirigere, dominare. Nei confronti di creature ritenute inferiori, incapaci, bisognose. Perciò, non si deve alcun rispetto verso nessuna delle manifestazioni canine di emozioni: le ridicolizziamo, le volgarizziamo, non ce ne accorgiamo, le minimizziamo, le interpretiamo a vanvera, che è come negarle.

Se - come genitori norvegesi - saremo capaci di 'lasciare andare' il nostro cane, fidandoci di lui, scopriremo che torna, e che lo fa perché ha piacere di farlo. E che lo fa perché si fida; e che si fida perché abbiamo costruito insieme una bella relazione reciproca.

Se ami qualcuno, lascialo libero. "If you love somebody, set them free", cantava Sting. 

foto di Lorenzo LoFoto in Collina







(-2- continua...)

domenica 8 marzo 2015

Felicità è ... vivere con un cane libero di scegliere

7 marzo 2015: Turid Rugaas a Novara          


"Ogni idiota può far sedere un cane." parola di Turid Rugaas.
Lo ha detto nella prima giornata di seminario novarese. Non le manda a dire, perché nei suoi molti decenni di esperienze, Turid ne ha viste di stranezze degli umani verso i cani. Stranezze mascherate da amore, scambiate per attenzione. Quando invece non lo sono.
Poi ha detto anche che quando era bambina, era capacissima e abilissima nell'osservare e nel capire quel che stava vedendo, dei comportamenti degli animali. Quando da adulta se ne è accortae se ne è rammentata, ha deciso di tornare a fare come quando era bambina.
Perché i cani non mentono. Non mentono mai.
E questa è una cosa che si impara da bambini, presto, subito. E che si rischia di dimenticare, quando si cresce, e quando la mente fresca e libera comincia a venire rallentata e rovinata dai pregiudizi 'da adulti' e dagli adulti.
I bambini adorano osservare per ore il loro nuovo amico cane, sono degli etologi in verde età, e abilissimi anche, ricettivi, empatici. Cosa può essere più magico di osservare questo piccolo coetaneo che gioca, annusa, magari insicuro sulle zampe, poi mangia con grande foga e poi crolla a terra addormentato all'istante. Allora, guardarlo dormire e aprire i propri pensieri e le proprie emozioni a un amore sconfinato, è tutt'uno.


Questa è solo la premessa, per raccontare una giornata intensa, e capace di rinfrancare speranze e rafforzare convinzioni e conoscenze. Se il vostro cane non 'sa' far nulla di comandato, ma invece 'sa' stare vicino a voi e 'sa' essere autonomo e capace di decidere cosa fare o non fare; e se allo stesso tempo 'sa' di essere libero di poter scegliere quel che ha pensato e deciso, per mettersi a farlo, allora sarà un cane felice, e di questo dobbiamo-dovete essere fieri e orgogliosi.

Incontrare di persona Turid Rugaas è emozionante: la stanza dove si trova a parlare, vibra di onde che partono da lei: è calma e molto prsente, magnetica e fortissima. La sua voce è sorprendentemente musicale e morbida e gentile e decisa a un tempo e spazza via il campo da comandi, da addestramenti, da controllo e coercizione.

I bambini osservano, non danno ordini; gli adulti vogliono controllare senza capire, vogliono misurare senza comprendere.
L'ossessione del controllo indica paura: paura di perdere il controllo di chi affermiamo di amare. Ma amore non è controllare. Si ama se si lascia liberi. Ti amo se mi impegno con tutto me stesso a metterti nelle condizioni di poter esprimere sempre la tua idea,  con grande fiducia e la sicurezza che potrai metterla in atto

I miei cani non 'sanno' fare niente: non conoscono i comandi, non fanno agility, ma mi inteneriscono e mi sorprendono coi loro comportamenti, coi loro modi di esprimer(mi) le loro emozioni.  E - anche - mi fanno pensare, mi creano dubbi su me stesso, mi fanno mettere in discussione.

Ogni cane - creatura gentile e comunicativa - ha il diritto di potersi esprimere - dovrebbe sempre essere così. Sta a noi essere abbastanza coraggiosi e gentili da osservare, capire e rispettare le sue decisioni; abbastanza coraggiosi da dargli sempre la possibilità di una scelta.

 E poi, un'altra cosa: il 'mio' cane, si siederà se anche io mi siederò, prima di lui, magari, e insieme a lui.  Saremo felici insieme, grazie alla medesima, reciproca vicinanza fisica, al sentire il proprio reciproco respiro e odore.

La felicità...
 -1- stay tuned, continua...

Foto di Lorenzo LoFoto in Collina

giovedì 5 marzo 2015

Da grande voglio diventare un albero



Ci sono periodi zingari nella vita, che possono capitare perché si cambiano cose e situazioni, perché si vuole iniziare a percorrere un cammino diverso, a fare nuove esperienze a incontrare altri luoghi e persone. Ci sono. E sono allo stesso tempo motivo di gioia e curiosità, e fonte di timore.
Il nuovo è sempre attraente e spaventoso contemporaneamente,  per gli ominini homo sapiens, nel cui bagaglio evolutivo ci sono, tra le altre, due tendenze molto forti: quella esplorativa e quella sillegica (Roberto Marchesini).



Tutto questo, cosa ha a che fare con la nostra morte - che può essere essa stessa un tipo diverso di cambiamento e di viaggio?
Se in esistenza siamo - siete - stati irrequieti ma sereni esploratori della vita, attratti dagli altri viventi sul pianeta, forse ci dispiacerebbe terminare questa parte di viaggio rinchiusi in un vagone senza uscita come è una bara.

Possiamo farci cremare.

Adesso, possiamo anche farci interrare, per farci accogliere e accogliere noi stessi semi e radici di viventi che diventeranno alberi.



Il viaggio proseguirà, quindi, in uno dei modi più desiderabili che si possano immaginare, anche per quelli che per ora rimangono al di qua, e che potranno venire a sedersi alla nostra frondosa ombra.
Infatti, questo potrà accadere grazie alla Capsula Mundi, che arriva anche in Italia.



Realizzato con un materiale 100% biodegradabile, la plastica di amido, la Capsula Mundi permetterà così di ricordare il defunto non attraverso la sua lapide o un'urna ma trovandosi davanti l'albero cresciuto al di sopra del suo corpo.
Capsula Mundi è messa a dimora come un seme nella terra; sopra di essa - a segnarne spazialmente la presenza, viene lasciato un cerchio di terra ribassato. Al centro di questo è piantato un albero la cui essenza viene scelta in vita dal defunto e sarà cura dei parenti e degli amici seguirne la crescita”.

Il futuro sarà di cimiteri verdi

A me piace pensare che questo cimitero supererà anche le illusorie barriere di specie, e che tra le radici di questi nuovi alberi si mescoleranno insieme tutti, tanti animali, umani compresi.

lunedì 2 marzo 2015

Che emozione, Turid

Turid Rugaas. Fonte: LabTeam Poland


I cani provano emozioni? 

Quanto e quando influiscono sul loro comportamento intraspecifico ed extraspecifico?
Possono le nostre emozioni influenzare il comportamento del nostro cane e il suo assetto emotivo?
Come interpretarle…come riconoscerle…come superarle?

Posto che la prima domanda ha valore retorico, con risposta affermativa, diventa molto interessante esplorare le altre domande - anche perché, di certo, il nostro stato emotivo influenza, eccome!, le emozioni e i comportamenti dei cani che vivono con noi.
(Sospetto che siano in gioco le emozioni in qualsiasi relazione tra animali di specie differenti, umani compresi)

E allora: come interpretare le emozioni (nostre e dei cani insieme a noi), come riconoscerle (sì, anche le nostre: quanti hanno così chiara la consapevolezza del loro proprio stato emotivo-emozionae?!), come superarle (se ci creano ostacoli, se - paradossalmente - bloccano il fluire delle emozioni e della comunicazione - come una autocensura (?). 





Il seminario con Turid Rugaas, etologa norvegese che ha scoperto già molti anni fa i cosiddetti 'calming signals' - che sono un vero e proprio articolato linguaggio complesso - dei e tra i cani - e tra cani e altranimali, come per esempio gli umani, è per me un'occasione imperdibile. Finalmente conoscerò di persona una studiosa che avevo conosciuto sui suoi libri e dalle parole di altri educatori già diversi anni fa, all'inizio del mio viaggio di studio e scoperta insieme ai cani.
Dopo la scoperta dei segnali di calma - non guarderete più i cani con gli stessi occhi: è una autentica epifania.

i calming signals


Il dato scientifico di questi studi - e l'esistenza stessa dei segnali - sono la base concreta e fattuale su cui costruire un modo diverso di rapportarsi col cane - quell* che vive con noi, come quell* incontrato fuori dalla famiglia, qualsiasi sia il contesto - ma non solo: da questa constatazione - che i cani hanno un linguaggio e che con questo linguaggio comunicano anche con noi - si può  rielaborare tutto il modo di pensare il nostro stare con loro / il loro stare con noi / lo stare insieme; rivedendo 'cose' come la consapevolezza, l'intelligenza. Da qui, al ripensare l'intero modo di convivere con tutti gli altri animali, il cammino è possibile, per non dire - ormai - doveroso.

Manca una settimana, anzi meno...
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