mercoledì 29 gennaio 2014

La vita di un maiale ai giorni nostri



Immagini prese da https://www.facebook.com/pages/Toronto-Pig-Save/360465510638858?fref=ts e da https://www.facebook.com/https://www.facebook.com/estherthewonderpig?fref=ts

con Francesca Fugazzi 







Che vita fanno i maiali, nella nostra società? Quali sono i loro sguardi sul mondo? Che espressione hanno i loro occhi?
Bello sarebbe che tutti i maiali vivi su questa terra, avessero un'espressione come il maiale sulla destra della foto; la verità è che nella realtà, la quasi assoluta totalità dei maiali al mondo, hanno lo sguardo ferito e perduto del maiale rinchiuso nel camion, a sinistra. L'unico e ultimo suo viaggio, verso la morte cruenta al mattatoio.
Proprio gli occhi dei maiali, la loro espressività, mi hanno colpito: quanto sono mobili, ilari, curiosi e luminosi e chiari nei maiali che vivono felici e liberi; quanto sono cupi, ritirati, immobili e terrorizzati, quando subiscono la sorte che noi infliggiamo loro.
C'è questo video molto particolare, il protagonista è un maiale di plastilina, che ci racconta le sue memorie, mentre è appeso al gancio del macello. Non c'è un solo istante di pace, nel suo racconto.







"Abbiamo sottotitolato la claymation realizzata da Kyle Kelleher, un ragazzino di soli 13 anni, per agevolare la diffusione del suo importante messaggio", scrive Francesca Fugazzi, la traduttrice, che ha poi ridiffuso il filmato nella nuova versione. A proposito di modi efficaci di comunicare alla gente, ai cittadini, quello che avviene tutti-i-giorni. Kyle, che ha 13 anni, lo ha capito così bene da usare la sua creatività per farlo capire anche agli altri, e ci riesce con la implacabile semplicità sognatrice che bambini e anche adolescenti hanno - e che quasi tutti gli adulti abbandonano, perché - forse, chissà - fa troppo male.

Lascio la parola a Francesca Fugazzi:
"E’ incredibile e commovente come un ragazzino di soli tredici anni riesca, senza alcuna truculenza, a trasmetterci le informazioni su una realtà tremenda: quella dei maiali d’allevamento intensivo, che è la realtà di quasi tutti i maiali. Naturalmente con questo non giustifico forme d’allevamento alternativo, sia chiaro, ma sostengo la denuncia che viene fatta a carico di queste forme di prigionia e violenza assolutamente inaccettabili da un punto di vista etico e morale, sociale e storico. Non è immaginabile, oggi, tollerare queste forme di sopraffazione che, in virtù di una posizione specista, esercitiamo tutti, o in qualità di operatori o in qualità di mandanti, con reiterazione ed indifferenza per motivi totalmente frivoli come la gola. D'altronde, qualsiasi motivo sarebbe frivolo dinnanzi ad una simile ecatombe. Ingabbiare, torturare ed uccidere migliaia e migliaia di maiali, farli nascere e “vivere” per diventare salami e braciole, è iniquo in modo assoluto. Kyle ci porta emotivamente, con la sua animazione e le urla (quelle sono vere...), a guardare le foto che si vedono a fine video con la partecipazione con cui dovrebbero essere viste e a comprenderle nella loro tragicità permanente, a soffrire e a sentirci responsabili della loro vita, della loro sofferenza e della loro morte. Spero in un mondo in cui la nuova generazione, di cui Kyle fa parte, utilizzi l’arte, la determinazione e la non-violenza per diffondere messaggi di questa portata e promuovere battaglie di cruciale importanza per la liberazione animale. La serietà e la profondità con cui questo ragazzino tratta l’argomento spazzano il campo da tutte le provocazioni, i tentativi di giustificazione e le ridicolizzazioni che spesso gli adulti tirano fuori per continuare ad avallare scelte folli. Ribadisco quindi il messaggio del giovane Kyle: fermate la follia. La forchetta, attraverso le nostre scelte quotidiane, è e rimane un’arma di battaglia pacifica e silenziosa formidabile".  

http://www.youtube.com/v/TOdUMBcQoaQ?hl=it_IT&version=3&rel=0%22 

Fonte Facebook Internet, a disposizione per indicare l'autore


martedì 28 gennaio 2014

365 giorni della memoria

Scattata sabato 25 gennaio 2014
La Giornata della Memoria è finita da pochi minuti. Ci ho pensato tutto il giorno, poiché, anche senza cercarle o senza volerlo, mi sono capitate sotto gli occhi (su internet o dalle vetrine di una libreria) molte frasi e immagini e copertine di libri.

Alla fine, mi è venuta in mente questa immagine: un carro-rimorchio per bestiame (uso di proposito questa parola mercificante). Anche questo 'attrezzo dell'oppressione' mi è capitato davanti per caso, senza volerlo, senza che io lo cercassi.
Sabato pomeriggio 25 gennaio. io e i miei cani stavamo andando a fare una cosa bella per tutti e quattro, un bel pomeriggio in un bel prato, insieme ad altri cani e a persone che li amano e li rispettano e considerano il tempo passato con loro come occasione sempre ricca di emozioni e stati d'animo da imparare. Ma questa, è un'altra storia.
Fatto è che, a pochi chilometri da Novara, lungo la Statale 299, ho fatto una sosta tecnica, trovando parcheggio in questo spiazzo di un piccolo paesino a 10 chilometri dalla città.
E proprio lì, nello spiazzo, c'era, fermo e vuoto - questa imponente prigione su ruote. Pronta per essere riempita con altre vittime alla prima occasione. Proprio lì, all'improvviso, come nel film 'Duel'.
Non so perché, mi ha attratto il disegno regolare delle sue fiancate,  - tutte le linee che indicano porte, e serrande, e feritoie, e prese d'aria, e pedane. Tutto silenzioso, pulito, bianco e grigio chiaro. Anonimo.
La quintessenza del referente-assente, quello di "The Sexual Politics of Meat: a Feminist-Vegetarian Critical Theory", scritto nel 1990 da Carol J.Adams

Scattata sabato 25 gennaio 2014
Geometrie metalliche di intrappolamento, dei nostri giorni, così simili, per non dire identiche, ad analoghe geometrie-trappola di circa settanta anni fa. Non è difficile immaginare visi che fanno capolino da lassù, facce che si sporgono. Esattamente come oggi. 
Allo stesso modo, libro chiama libro: così mi viene in mente anche Roberta Kalechofsky, che problematizza il confronto tra Olocausto e ecatombe dei milioni di individui di altre specie animali, sterminate ogni giorno, nell'indifferenza-della-normalità, la più totale.

Vero è che la comparazione tra i due eventi, sembrerebbe rendere un cattivo servizio a entrambi: le vittime dell'Olocausto diventano solo metafore, gli altranimali dell'ecatombe-senza-fine, spariscono una volta di più, adombrati dal paragone che invece dovrebbe dar loro visibilità. (Così scrive Kalechofsky).

Intanto, però, tutti i giorni, milioni di questi esseri senzienti, vengono fatti nascere per poi venire uccisi, tutti i giorni. Senza fine. E senza Storia. Se non quella che reclamano per loro alcuni tra gli umanimali. (Perché è pur condivisibile quel che scrisse Isaac Bashevis Singer, che "tutti gli uomini sono nazisti per gli animali").
Perciò.
Occorrono 365 giorni della memoria - della denuncia, dell'esposizione alla consapevolezza.

domenica 26 gennaio 2014

Nessuna lumaca ha sofferto durante questa conferenza

Fonte: http://www.liquida.it/stefano-mancuso/
Nel luglio 2010, il professor Stefano Mancuso, ha partecipato a una conferenza TED.  Stefano Mancuso è Prof of Plant Science, c/o University of Firenze e lavora presso il LINV, il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale. Adesso che ho dato tutte le coordinate e i riferimenti per permettere a chi fosse interessato di 'proseguire da solo' , vorrei dire in breve che sono rimasto intrigato dai percorsi scientifici di questo studioso, che è stato ospite anche a Radio Tre Scienza. Relatore anche al Festival della Scienza: ecco qui  la sua conferenza, più lunga e articolata rispetto alla TED.

Perchè "nessuna lumaca ha sofferto durante questa conferenza"? Innanzitutto, questa è quasi testualmente la frase con cui il professore si congeda dopo i ringraziamenti, al termine della sua TED; infatti, durante uno dei video che proiettava, a dimostrazione della capacità di movimenti anche rapidi delle piante, si vede una Dionea, pianta carnivora, che si chiude a scatto su una lumaca che sta passando tra le sue foglie. Il filmato si blocca sul fermo immagine, creando un certo qual pathos, come un vero e proprio cliffhanger cinematografico. Pathos che verrà sciolto e risolto alla fine: il filmato riparte, e si vede come la lumaca esca, incolume, viva, benché forse un poco traumatizzata, dalle foglie della Dionea. Un pizzico di umorismo assai britannico - molto in voga in certi ambienti scientifici -  che rassicura d'altro canto sulla sorte della lumaca.

E che, forse, può essere anche segnale di una certa attenzione etica - so bene che si tratta quasi certamente di una mia interpretazione sopra le righe. La parola 'etica', tuttavia, viene pronunciata almeno in un paio di occasioni, dallo scienziato, quando si parla di sperimentazione sensoriale sulle piante e di ibridi pianta-macchine (i robot 'plantoidi'). Anche questa è una mia speranzosa forzatura, ne sono consapevole - soprattutto per quel che ha a che fare con la metodologia scientifica. Mi intriga però conoscere un mondo di viventi del tutto diverso dal nostro, eppure con molte affinità: il parere di Mancuso, è che le piante abbiano una attività paragonabile a quella del cervello degli animali, oltre a sensi e a linguaggi di comunicazione.
Una antropomorfizzazione? Si potrebbe crederlo in toto solo se non si ascoltano le parole e le spiegazioni del professore.

Tuttavia, mi pongo anche delle domande (ma non mi dò delle risposte....): il dire che sperimentare teorie cognitive e ibridi vivente-macchina, ricorrendo alle piante invece che agli animali (autotrofi vs eterotrofi)(?), potrebbe forse sottintendere - suggerire - una qualche disapprovazione o critica nei confronti dell'uso di animali nella ricerca scientifica? con ciò, implicitamente, condannerebbe sotto il profilo etico la pratica vivisettoria, dal momento che sembrerebbe possibile utilizzare (sic!) le piante con la certezza di risultati attendibili, ma adottando allo stesso tempo una pratica eticamente non avversabile? (una vertigine di Argomenti Indiretti); oppure è segno di antropocentrismo-specismo al cubo, che una volta di più decide arbitrariamente e in modo unilaterale i confini della tutela e del rispetto?;  oppure l'intelligenza delle piante è da mettere tra virgolette, per il fatto che non esiste comunque un sistema nervoso centrale e nervi deputati alla trasmissione di segnali - anche dolorosi - ?

Ascoltare Mancuso rimane comunque stimolante - e non posso non dire di aver ascoltato per una volta con sollievo il racconto interessante di uno studio sperimentale scientifico. Ricordo che gli chiesi, tramite sms, in occasione di una sua ospitata a Radio Tre Scienza, che cosa dovevano fare allora i veg, sotto il profilo gastronomico. Purtroppo, non ho ritrovato sul sito della radio il podcast, o quel che è, di quella trasmissione, posso solo riferire a memoria che disse che questa domanda gli veniva rivolta spesso, e che c'è comunque differenza tra il nutrirsi di un vivente autotrofo le cui parti ricrescono e rigermogliano e nutrirsi di un vivente eterotrofo, che viene ucciso irrimediabilmente.
Gli animali sono singolarità individuali irriducibili. Forse allora, le piante non lo sono? 
Mi piacerebbe riavere l'occasione di parlare ancora col professore. Intanto, rimane l'impressione di uno sguardo su un universo vivente davvero altro-da-noi, eppure con noi mescolato e convivente - pur sempre - sullo stesso sasso azzurro, con la sua buccia di gas respirabili

domenica 12 gennaio 2014

I veterani della guerra psichica delle ostriche blu - e oltre...

fonte: Facebook from Internet, a disposizione per specificare l'autore

foto di

Vyacheslav Mishchenko


fonte: Facebook from Internet, a disposizione per specificare l'autore

Nei giorni scorsi, impossibilitato a scrivere, parlavo - scrivendo - tantissimo con altre blogger, e con persone sensibili al destino degli altri animali oltre che degli animali umani - o leggevo le note che scrivevano, trovandone tantissimi pensieri sui quali a mia volta riflettere.
Che la bomba esplosa tra le mani degli animalisti sia frutto di logiche strumentali e coercitive; e che non sia casuale: sembra ormai acclarato - per chiunque sia almeno un poco addentro i meccanismi della comunicazione di massa, della creazione del consenso, della contrapposizione di alterità artificiosamente costruite e contrapposte.
Queste sono le logiche di un autentico duello, e ci torneremo, per provare a disinnescarle - o almeno per togliere un'altra vitina al meccanismo.
Mi preme per prima cosa, invece, porre l'attenzione proprio sull'idea di alterità, intesa come separazione, come taglio, come scollamento (quindi qualcosa di opposto, per così dire, a quel che è invece la differenza, la diversità, la irriducibilità individuale, per quanto labile o effimera la si possa ritenere) e lo faccio con l'aiuto di una persona che scrive cose gentili e luminose, si chiama Francesca Fugazzi: "Se avessimo fin da subito evitato di produrre questa idea di scollamento tra noi uomini e tutto il resto, con tutte le sue implicazioni etiche, intellettuali e pratiche, oggi non ci troveremmo in questa catastrofica situazione dove l’uomo ha il predominio su tutto e il controllo su niente". Noi ammazziamo animali che neppure conosciamo, siamo i mandanti della loro uccisione, compiuta da umani altrettanto sconosciuti: "Una catena di anonimato che garantisce pance piene e coscienze silenti". Una catena che non si può spezzare usando solamente i discorsi che dovrebbero indurre all'empatia, all'amorevolezza, perché non tutti ne vengono toccati. Eppure sono discorsi fondamentali e irrinunciabili, e non bisogna smettere di farli, di ripeterli. Soprattutto alle nuove generazioni - e ci sono tanti modi per fare questi discorsi così indispensabili! "siamo disperatamente bisognosi di una generazione illuminata". Ma, ugualmente, "Non possiamo basare la nostra comunicazione su amore e pietà. E’ pericoloso, cammineremmo su un terreno sdrucciolevole.[...] dobbiamo renderci conto che l’amore e la pietà sono un plus, un bonus, soprattutto in un contesto dove l’amore è anche associato con la furia passionale che uccide (abbiamo le idee parecchio confuse su cosa siano l’amore e il rispetto)". Gli Altranimali, quindi  - e con loro la maggioranza degli umani - hanno bisogno di qualcosa di più solido di un amore che spesso si confonde con sentimenti e pulsioni per nulla altruistiche o empatiche: hanno bisogno del rispetto, rispetto del valore della loro individualità irriducibile. Perciò Francesca non si definisce animalista, che le sembra un termine troppo compromesso con un concetto disordinato di amore. Mentre invece, si sta parlando di etica e di rispetto, che prescrive di fare - o di non fare- delle cose, perché "l'alternativa non è percorribile". "Che l'animalismo sia un mezzo e non un fine. E che alla fine l'animalismo sparisca perché tutti sentiremo allo stesso modo". Mi piace il pensiero fresco di Francesca, che vedo consonare insieme a molte delle idee etiche in cui intravedo, dalla brevità della mia esperienza di esplorazione per conoscere, la vera chance per trovare le strade della trasformazione. "Ripuliamoci dalle etichette per creare menti ferme e chiare". 

fonte: Facebook from Internet, a disposizione per specificare l'autore

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Il duello della comunicazione, si diceva. Con Rita Ciatti, si ragionava di come si tratti di un duello affilato, senza esclusione di alcuna strategia. Eppure, man mano che riesco a riprendere a scrivere, mi pare che per fortuna, siano molti i filoni tematici a nostra disposizione, per controbattere a quello che, a ben vedere, è un discorso unico, monotematico - ancorché, reso forte dall'ampiezza di risorse, che permettono l'accesso a mezzi di comunicazione massmediatici popolari come la tivvù e i giornali quotidiani. Di conseguenza, possiamo avere a disposizione molti sentieri da percorrere, per raggiungere quante più persone possibili - cercando di contrapporre creatività e comunicazione interattiva e capillare al messaggio-unico-totale-livellante di chi segue esclusivamente la logica del 'possesso', dell'utile, del 'prezzo'. Alcuni di questi sentieri - il valore fondante dell'etica, la cogenza dell'epistemologia riorientata rispetto e oltre all'umano, ad esempio -  forse, si intravedono appresso a questo post, già nelle parafrasi e nei commenti personali ai pensieri di molti impegnati a dar seguito alle istanze animali; sono parafrasi che ho fatto perché in primo luogo sento l'esigenza di chiarire e confermare queste linee concettuali a me medesimo, per cominciare (prima di volare, occorre imparare a star saldi sulle proprie gambe). Sempre che io sia riuscito a svolgere un buon lavoro. Siamo noi, i "veterani delle guerre psichiche", cantati dai Blue Oyster Cult.  Cosa possiamo cantare a nostra volta?
fonte: Facebook from Internet, a disposizione per specificare l'autore

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"Io non ci sto a ballare al ritmo della loro musica (per loro intendo i pro-test e i media che gli vanno dietro), non ci sto a far passare in secondo piano le nostre valide argomentazioni per dare in pasto alla collettività un tifo da stadio di due fazioni contrapposte. Cerchiamo di non fare questo gioco. Se i pro-test sono arrivati a tanto, a usare le notizie sensazionalistiche, è perché evidentemente non hanno argomentazioni valide quanto le nostre, soprattutto sul piano etico. Teniamolo presente", così scrive Rita Ciatti, in una sua nota Fb. Se ne riporto uno stralcio, è perché la sottoscrivo in toto. E quante, e quanto valide siano le nostre argomentazioni, lo si può vedere anche in questi miei post. E anche perciò le ho riprese. Proprio la loro forza e la loro validità, è il motivo dell'attacco subito. I cittadini non devono accorgersi che gli 'animalisti' sono capaci di pensare, pongono domande fondamentali, propongono un'etica che è vitale anche per gli umani - gli Umanimali! I cittadini, devono vedere solo degli esaltati che odiano il genere umano e si battono per salvare maiali e topi, e urlano slogan violenti, e si vestono male, e mangiano strano, e hanno stranissime idee sui rapporti tra umani e tra umani e altri animali.
Noi dobbiamo - e possiamo - essere capaci di perforare questa spessa cortina di luoghi comuni in cui ci vogliono avvolgere. Possiamo - e dobbiamo - avere la consapevolezza di come ci facciamo conoscere, come se ci vedessimo dall'esterno - senza che ciò tolga un grammo alla nostra passione, al nostro dolore per le sofferenze inflitte agli altri animali, alla nostra ansia per loro. La nostra ansia urgente di fare qualcosa in loro aiuto deve guidarci nelle scelte di comunicazione - che è già azione - e di azione - quando è pratica, quando è attivismo, quando si configura come divulgazione, come racconto, come desiderio di empatia condiviso con i più ricettivi e sensibili - i bambini, come scrive Francesca.
Se i media mainstream non ci danno spazio, possiamo - e dobbiamo - usare altri media, altri canali, altri metodi.  Tra i tanti metodi - inventati per risvegliare le menti, per riaccendere le consapevolezze, per rincuorare l'empatia  - ho pensato alla musica. Musica come questa ninnananna

Esiste una musica 'animalista'? E può evolvere e arricchirsi di espressività ed espressioni? E quali messaggi - e come - può far arrivare?
Proverò a rispondere a questa domanda, ma intanto, sono convinto che tra le strade che noi possiamo usare, proprio la musica, l'arte, la poesia, intese come forme di comunicazione dirette e orientate all'empatia e alla condivisione, possono essere tra le più efficaci. Vanno a parlare direttamente alla mente e al cuore di chi ci sta davanti, lo interpellano in prima persona, gli fanno domande, lo accompagnano a scoprire e a prendere consapevolezza. Lo sollecitano e lo scuotono.  (- continua)


Voci Nuove per gli Altri Animali

fonte: Facebook from internet; a disposizione per segnalazione autore

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Afasia: ecco per me, quale è stata la dolorosa somatizzazione dopo il 'caso Simonsen'. Come uscirne?
Lo Zingarelli descrive così 'afasia': disturbo del linguaggio che comporta un'incapacità parziale o totale di espressione mediante parole, scrittura o segni, oppure della comprensione del linguaggio parlato o scritto, dovuto a danno cerebrale o a cause psicogene.
Eccomi servito. Sono stato infatti, per ben più di dieci giorni, del tutto incapace di formulare anche il minimo pensiero scritto - almeno, un pensiero di qualche minimo senso, in termini di contributo alle questioni animali. Quindi, forse, si potrebbe aggiungere anche la disfasia: l'incapacità di coordinare le parole.
Man mano che i giorni passavano, leggevo con grande interesse, e con crescente scoraggiamento, i tantissimi contributi di tante valide (e validi) blogger, decisamente consapevoli e agguerriti. Perché scoraggiamento? Sia perché il quadro che loro tracciavano, e la situazione che loro affrontavano, era (ed è) molto critica per tutti quelli che si battono per-hanno a cuore la-sono interessati a, sorte degli Altranimali 'ostaggi' di questo ambiente antropizzato all'ennesima potenza (e se non è critico, è sicuramente impegnativo, e lo sarà negli anni a venire); sia perché, dopo aver letto, non potevo che riconoscermi d'accordo con quanto espresso e ben motivato -  e dunque, dicevo e mi chiedevo, nello sforzo genuino di contribuire, cosa resta a me da dire, da aggiungere?

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Curiosamente - ma non troppo - , forse significativamente, mi ero sentito colpito proprio nell'uso della parola - pur non avendone persa la facoltà fisica - o meglio, nella capacità di elaborare pensieri che si accordassero alle emozioni -un gomitolo abbastanza intricato - e che quindi venissero espressi dalla funzione che noi umani privilegiamo tanto, l'articolazione di suoni-parole. L'attacco del tutto a-logico, profondamente irrazionale e tutto posizionato nel campo dell'emotività, da parte dei sostenitore della SA, come un sortilegio, aveva lasciato -in me, almeno - pieno ed esclusivo spazio al  linguaggio somatico, all'espressività-del-corpo. Riflettendoci ora, proprio mentre scrivo e dunque i segni-parola mi sono ritornati, quel contraccolpo emotivo, mi ha riportato, sia pure attraverso percorsi non lineare,  al 'VIA!', al mio essere-animale, che si esprime con grande pienezza di sfumature e di pensieri, ma li veicola con mezzi che non sono l'articolazione dei suoni-parola. Che cosa esprimeva, dunque, il mio corpo? Il mio naso era proteso in avanti, ad annusare gli scritti dei blogger, mentre le mie orecchie e le mie gambe posteriori e la coda, erano piegate, ritratte, nascoste, pronte alla fuga al minimo movimento dei media mainstream (specialmente ho prestato attenzione alla carta stampata, per mia attitudine, nella fattispecie ai tre quotidiani nazionali), dei quali avevo ormai imparato a diffidare, e a esaminarli guardingo e selvatico. Come ha scritto Riccardo B. sulle Gallinae: "La scorrettezza, il sotterfugio, l’inganno, sono difficili da accettare e fanno male". Adesso, quindi, mi sento di condividere la sua fiduciosa aspettativa sulla nuova energia, le nuove idee, i nuovi progetti che nasceranno, con rinnovata determinazione, tra gli attivisti (ecco un termine che forse potrebbe far andare a braccetto le molteplici definizioni che circolano e che troppo spesso, a parer mio, usano male il loro tempo per criticarsi distruttivamente e vicendevolmente).
Questo perché "Il loro [dei pro SA] apparato argomentativo, basato unicamente sullo scherno, sul disprezzo, sulla distorsione, risulta fragile e privo di consistenza. Soprattutto, con il sistematico rifiuto di un serio dibattito, mostrano apertamente la totale mancanza di una valida e necessaria giustificazione etica al tormento medico-scientifico dei senzienti non umani". Sta a noi, allora, far guadagnare terreno alla nuova etica, alle Nuove Voci di dissenso prima  e poi, presto - di proposta, di costruzione, di diverso futuro, per tutti gli animali insieme su questo pianeta: un futuro che rigetti la brutalità di logiche come quella che ha guidato questa campagna mediatica e che è alla base di ogni comportamento e scelta, non solo dei pro SA - che si reggono sull'allucinante realtà della segregazione, della prigionia, del nascondimento, della tortura, della derisione e del vilipendio, della distruzione di milioni di individui vivi - ma di tutta il sistema sociale presente.
Benvenuto, quindi, il 'blocco della parola', se la parola è la "violenza verbale", che tradisce "un approccio non solo fortemente specista e antropocentrico ma una volontà di dominio, di potere e di auto-affermazione, che impediscono il manifestarsi di una prassi veramente Etica". Così scrive Alessandro Lanfranchi su Asinus Novus. E io come lui, considero l'approccio non-violento teorizzato da Gandhi, come l'approccio migliore - anche se di sicuro il più difficile - per il compito che ci siamo scelti. Anche perché, detta in due parole, mi sembra che l'approccio della Non-Violenza, dell'Ahimsa, sia molto efficace anche nel riportare chi lo pratica alla basilare corporeità-animale (perdonatemi, filosofi!,  se maltratto i termini, nel tentativo di rielaborare concetti che mi hanno affascinato e su cui sto continuando a impegnarmi nello studio), perché questo è il nocciolo della questione, il corpo che ci rende coscienti di quanto pure noi siamo 'a pelle' esposti all'uso, allo sfruttamento, dentro un sistema che ha capovolto i mezzi in fini e che ha reso strumentali tutte le vite individuali, anche quelle che si credono al sicuro, al riparo, tutelate - quelle che si illudono umane.
Qui, il mio naso fiuta nuove possibili piste, tracce promettenti per portare nuove istanze anche nella politica - forse con nuove figure politiche, dal momento che quelle attuali perseverano nel disconoscimento delle individualità altranimali, arrivando al massimo a dire che 'anche gli animali' possono provare dolore'. C'è ben altro (l'etologia lo racconta da anni); e il tutto può anche partire dalla critica di Brunella Bucciarelli a Sel: "Dovreste a mio parere interrogarvi, in quel dibattito interno al vostro partito che auspicate, se “tempo e denaro” siano davvero istanze così fondanti nel vostro progetto politico". Laddove tempo e denaro non escono dalla logica utlitaristica, la logica del "tempo-è-denaro", e il denaro è il fine del tempo, che viene ritmato dal denaro, livellando e disintegrando qualsiasi tempo altro - della corporeità, della consapevolezza, o i tempi ciclici. Che ce lo si debba fare da noi - un portavoce politico che sia davvero dalla parte delle istanze animali?
Un portavoce politico che - tra le altre istanze - faccia finalmente andare insieme etica e scienza? 
Fonte Il Rifugio degli Asinelli Onlus

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fonte: Facebook from internet; a disposizione per segnalazione autore
A fare andare insieme etica e scienza, ci riesce Roberto Marchesini, in questa intervista- uno tra i suoi moltissimi articoli - dove si parla di macchine e di filosofia. "Non c’è stata in questi ultimi trent’anni nessuna volontà di cercare delle [...] metodiche differenti". La sperimentazione animale, ha di fatto monopolizzato la quasi totalità delle risorse, impedendo la crescita concreta dei progetti cruelty free, dai quali ha drenato ogni risorsa economica, a suo tornaconto. Anche la pratica delle 3R (Russel & Burch, 1959), si è rivelata fallimentare. La ricerca "non è una pratica filantropica", ma un'attività volta al profitto, basata su concorrenza e segretezza, competizione e ambizione: su questi principi, "la vita degli animali si azzera", il loro "sacrificio" può riproporsi all'infinito, nel silenzio ovattato dei laboratori 'ad atmosfera negativa'.  Marchesini cita anche Marco Mamone Capria (epistemologo e matematico), che noi ritroviamo intervistato in questo link  . "Il mare magno della ricerca non ha portato a nulla" (a parte le pubblicazioni e le cattedre). I dati, coperti da segreto industriale, non vengono condivisi, perciò gli stessi esperimenti vengono riprodotti all'infinito, poiché fungono da volano alla commmercializzazione, l'obiettivo finale della industria della farmacogenesi. Puro marketing per rientrare dei costi, marketing che fa leva sulla visione meccanicistica, performante e iper-salutistica della fisiologia umana (bisogna essere sempre al massimo!). Ci siamo macchinizzati, dopo aver macchinizzato tutti gli altri animali: dopo la zootecnica, la antropotecnica. Attenzione però, ché Marchesini non cade nella diatriba tra AVS e AVE, ma la risolve a parer mio in modo molto convincente: dice, infatti, che c'è un baratro, "tra: 1) il rigettare la vivisezione per motivi scientifici, ovvero cercare di dimostrare che è sbagliata e impostare l’antivivisezionismo su argomenti indiretti, e 2) lavorare per promuovere e sviluppare delle metodiche di ricerca e sperimentazione alternative". Gli argomenti indiretti contro la vivisezione, che a prima vista sembrano utili, in realtà avallano la medesima prelazione dell'umano che innalzano come vessillo i pro SA - e di fatto, gli argomenti indiretti, disarmano il concetto stesso di antispecismo (!). In modo contro-intuitivo (come molto del pensiero di Marchesini), dunque, il "rigettare la sperimentazione animale per motivi unicamente etici rende cogente lo sviluppo di metodiche alternative". In altre parole, è solo l'etica che può portare in evidenza e rafforzare il nodo cruciale rappresentato dal lavoro di tanti scienziati che in questi anni "si sono prodigati per mostrare-dimostrare che un’altra ricerca è possibile e auspicabile", per mille e uno motivi. Quando ho letto queste idee, mi sono sentito molto rincuorato, ma si prosegue oltre!  Marchesini tiene presente Hans Jonas, quando parla di capacità operativa della tecnoscienza e dice qualcosa che assomiglia molto allo slogan dei supereroi Marvel: "a grandi poteri, corrispondono grandi responsabilità". La scienza stessa è lo strumento - lo strumento-  che - facendo emergere dei fatti, da Darwin in poi, quindi con neurobiologia ed etologia - ci pone di fronte a problemi che non possono più venire aggirati o ignorati. E che devono venire esaminati dall'etica, che deve trovarne delle risposte, facendo emergere nuovi valori, che a loro volta chiedono senza sosta delle nuove risposte proprio alla scienza! In questa analisi, io credo, l'autentico 'spirito scientifico' riemerge, e non viene più tradito, misconosciuto, strumentalizzato e distorto, come fanno i sostenitori della vivisezione: "Per questo rigettare la sperimentazione animale per motivi etici significa già in sé aver introiettato dei dettati descrittivi (per esempio il carattere di senzienza) e produrre una prescrizione che non si limita alla condotta ma diventa programma di ricerca (i metodi alternativi)".  Sarà dunque l'etica la leva su cui far forza per scardinare le attuali inibizioni che già a monte, già alla fase legislativa, bloccano e impediscono la ricerca dei metodi cruelty free: il nutrimento per le nuove ricerche su metodi finalmente innovativi, arriverà solo quando - grazie all'etica - si saprà riconoscere e dare l'equo valore alle vite dei milioni di individui altranimali, per rispettare la quale, nessuno impegno sarà finalmente considerato esagerato o impraticabile - esattamente come oggi si fa per salvaguardare le individualità delle vite umanimali.
Occorreranno - anzi, già occorrono! - visioni 'politiche' capaci di andare oltre, capaci di sognare (qualcuno si ricorda di Martin Luther King, "I have a dream", cose così... ? ) , capaci di guadagnare alla causa etica quanti più scienziati e ricercatori sia possibile; occorreranno politiche di vera e propria policy, di 'buone pratiche', per aggirare le logiche attuali della segretezza industriale, con le sue ricadute drammatiche e crudeli: "Spesso la ricerca rasenta la banalità del male", oggi, quando mutila e amputa, solo per dimostrare l'essenzialità vitale della parte che si è tagliata, resecata, rovinata e compromessa, sulla pelle e nel corpo dell'animale-oggetto-strumento, intrappolato nel laboratorio. Quindi è giusto che l'etica abbia uno spazio centrale nel dibattito: un'etica, intende Marchesini, vincolata ai fatti, in rapporto paritario e problematico con la scienza, alleate insieme per progettare una nuova visione di un mondo non più oppressivo verso gli altranimali. Nuove prassi. Nuove leggi: per reindirizzare le risorse sulle ricerche cruelty free; per limitare sempre più la pratica vivisettoria - in concreto! Nessuna tecnofobia (a me vien da pensare: anche tanta fantascienza, di nuovo, e in senso positivo e costruttivo, alla Simak, alla Asimov, alla Dick, alla Bradbury, per (ri)trovare familiarità e fiducia verso la scienza - nella quale Marchesini crede moltissimo).
E poi? Che altro? Adesso che l'afasia l'ho esorcizzata, cosa si può dire?
Si può parlare ancora: di fantascienza, ma anche di musica e di modi per 'guadagnare all'etica' - dopo e oltre agli scienziati - anche i cittadini. (- continua)

Postilla: le tante foto di animali, che in molti mesi ho 'rubato' da Facebook, questa miniera dell'anonimato virale, a volte virtuoso, se si ha la fortuna di coglierlo, come in questi casi; le ho messe con l'intento preciso di 'meravigliare', e 'incantare', per far vedere quanto sia vario e inconteniibile quel che potremmo chiamare la 'zoosfera' (diciamo che qui marchesineggio un po', ma solo a mo' di omaggio!) degli altranimali, perché noi umani ci si renda conto di quanto sia disperato e disperante il nostro solipsistico e presuntuoso sforzo fallimentare di distinguerci e separarci da chi invece vive appieno e in pieno la realtà di un pianeta che ospita anche noi.

domenica 5 gennaio 2014

Rassegna stampa sul caso "Caterina S" (4° parte), ma non solo...

Fonte: http://alternativesperimentazioneanimale.wordpress.com/page/3/


Dal Caso Simonsen e oltre: perché i giorni passano e perché, almeno fino al 14 gennaio, la data fatidica per l'articolo 13 della Legge 96-2013 di delegazione europea, è utile tenere l'attenzione desta sulla problematica della vivisezione. I segnali avuti dalla società - di maggiore sensibilità e attenzione e di un espresso rifiuto verso la vivisezione - i risultati ottenuti, sono preziosi, occorre ogni impegno per fare il possibile affinché non vadano perduti.
Infatti, se - anche e soprattutto grazie all'impegno degli attivisti antispecisti e animalisti - si diffonde nei cosiddetti comuni cittadini una maggiore consapevolezza - prendiamola pure con tutte le approssimazioni del caso e della statistica - e una certa attenzione, che rifiuta una pratica estremamente crudele verso gli animali - dovrebbe essere poi compito del suo referente politico, e quindi del legislatore, trovare le risposte a questa domanda di nuova sensibilità. Risposte che non deve impegnarsi il cittadino, che non ne ha le competenze né le risorse, a trovare, ma il politico: trovando modi - ad esempio - per agevolare gli studi sulle metodologie cruelty free e - in primis - per mitigare il più possibile la terribilità della non-vita che al momento presente ancora troppi altri animali stanno sopportando nel chiuso dei laboratori.
Può essere uno snodo cruciale, quello che stiamo vivendo ora: ci apriremo uno spiraglio verso orizzonti più consapevoli della presenza degli altri animali e della loro incessante richiesta di vita e di felicità (le stesse cose che noi desideriamo per noi stessi, alla fine!); oppure rimarremo anche noi prigionieri insieme a loro di questa gabbia di plastica che ci siamo costruiti addosso, esaltando solo la crudeltà energivora che tutto consuma - anche noi - ?
Questo, i pro s.a.  lo sanno benissimo. Dobbiamo non dimenticarlo mai nemmeno noi. E dunque, che circolino gli articoli - purché costruttivi, purché esplorativi, purché interlocutori - su questo tema - la vivisezione - che temo smetterà di bruciare solo quando - solo quando - non verrà mai più praticata in nessun luogo di questo pianeta, e in questa realtà.

Un articolo come questo su Veganzetta - tra i firmatari di una primissima risposta al caso S - è quindi senz'altro un altro buon passo avanti su questo cammino. Il caso viene analizzato sotto due differenti ipotesi: secondo la prima "La ragazza, realmente malata, sarebbe stata realmente insultata da alcuni animalisti e avrebbe agito personalmente, prendendo posizione personale a favore della vivisezione come metodo di ricerca".  Dopo essersi posti la domanda retorica circa la liceità etica dell'uso crudele degli animali nei laboratori per la medicina umana, dopo aver preso - giustamente - le distanze dagli insulti (ricordando, en passant, quanti insulti e minacce ricevono invece sempre gli animalisti dai sostenitori della sperimentazione su animali, senza che questo faccia minimamente notizia, aggiungerei io), dopo aver invece augurato alla ragazza un futuro di salute e serenità, si formula anche la speranza che Caterina "possa un giorno riuscire a guardare gli Animali rinchiusi nei laboratori e “sacrificati per la scienza”così come ora guarda i Cani e i Furetti che, invece, abbraccia". La seconda ipotesi è quella delle 'coincidenze', del caso mediatico costruito a tavolino. "esiste chi, dunque, ritiene che la vicenda della ragazza possa essere ricondotta ad una vera e propria macchinazione ad opera dei sostenitori della vivisezione. Nel caso ciò dovesse rappresentare la realtà, credo ci sia poco da aggiungere. L’unico termine che ritengo sia possibile utilizzare è: vergogna".  Se un giorno trarranno una sceneggiatura da questa vicenda, potrebbe anche venirne fuori un thriller esemplificativo delle logiche strumentalizzanti e prevaricanti di un sistema appoggiato sulla distruzione sistematica di animali.
Logiche che ricorrono anche in questo comunicato, con l'intervista ad Angelo Troi, veterinario e segretario del Sindacato veterinari liberi professionisti (Sivelp) - attenzione però, ché il comunicato è del tutto estraneo al caso Simonsen, risale infatti al 20 settembre 2013. Il dottor Troi, dunque, apre e chiude l'intervista quasi con le stesse parole (il che, potrebbe anche essere frutto di 'montaggio' - in senso cinematografico - del giornalista, cosa di per sé non biasimevole): "Non capisco la battaglia che la Lav conduce contro gli allevamenti di animali per le sperimentazioni farmaceutiche. Da veterinario tutti i giorni ho bisogno di strumenti per curare gli animali e non posso credere che la Lav non voglia più questi strumenti e che si curino gli animali". In mezzo, riflessioni sul valore della ricerca scientifica, sulla sua attuale metodologia 'a tappe progressive' (si potrebbe definire così), sull'importanza strategica ed economica per l'Italia di rimanere all'avanguardia, sul trasferimento della ricerca in Paesi dove non esisterebbero leggi di tutela del benessere animale (questi ultimi punti, son quelli che più mi lasciano perplesso, poiché io non vedo granché 'tutelato' il 'benessere' di un animale chiuso per tutta la sua vita in una gabbia di stabulario o in una stalla di produzione e i veterinari presenti in quei contesti mi paiono soprattutto come dei tecnici, utili alla correttezza legale e alla sicurezza umana, ma di certo non al benessere degli animali presenti). Una frase, colpisce: "io sono un medico veterinario e quindi uso dei farmaci per le cure. Se questi farmaci non fossero prima sperimentati su animali vorrebbe dire che sarei io a sperimentarli e che i miei “pazienti” diverrebbero delle cavie esse stesse". Come a dire che ci sono cani di serie A (i 'nostri pet', orribilissima espressione di possesso reificante mascherato da affetto - ma quanto morboso?) e cani di serie B (le cavie prima stabulate e poi vivisezionate, anche se "In l’Italia la vivisezione è vietata da anni ed è diversa dalla sperimentazione". E' come se lo specismo antropocentrico fosse fatto a strati, con dei formidabili meccanismi di dissociazione delle prospettive - uno strabismo elevato al cubo. Il 'mio' Cane (o Gatto, o altro Pet) deve avere tutto, anche se questo tutto comporta la sofferenza e la morte di altri animali cani e gatti come lui, che hanno avuto in sorte una venuta al mondo 'dal lato sbagliato della città'.

Rassegna Stampa sul "Caso Caterina S" (3° parte)

Fonte: Aletrnative alla sperimentazione animale
Non c'è due senza tre... Prosegue la rassegna stampa post Simonsen.

Il sito Progresso Etico Vegano, lavorando ancora sulle testimonianze, riporta un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 sul quotidiano inglese The Guardian: "dalla voce di un ex-vivisettore tutto l'orrore di questa pratica, e il perché continua a esistere e a essere insegnata nelle università come fosse cosa dovuta e normale".  [sottolineatura mia] .

Arrivano i primi articoli che provano a dare un riassunto della vicenda, fornendone un quadro complessivo, come questo su  Natividad, dove prende la parola ancora Susanna Penco.

Su Villaggio Globale, è possibile leggere la lunga lettera di Roberto Cazzolla Gatti, Biologo ambientale ed evolutivo.


Maria Giovanna Devetag - siamo ormai al 31 dicembre - scrive un lungo post sulla sua pagina facebook. Devetag è segretaria presso Parte in Causa.  Nel post, lucido e argomentato, troviamo a nostra volta altri interessanti link, che consiglio vivamente di andare ad aprire. Si parla, tra le altre cose, di quello che avrebbe potuto (e, in realtà, auspicabilmente dovrebbe), essere un AUTENTICO dibattito scientifico sulla questione animale, con argomenti come la traslabilità dei nuovi farmaci. Devetag tira le sommme: oggi come oggi "la via che passa, tra le altre cose, per i test su animali, è semplicemente l'unica strada che finora sia stata tentata e perseguita. L'unica". Conclude, quindi: " Altre modalità non sono mai finora state attivamente perseguite fino a pochi anni fa, e in Italia su questo siamo molto indietro. E veniamo all'ultima delle frasi fatte tanto in voga: “quando ci saranno metodi sostitutivi sarò il primo a gioirne. Ma fino ad allora...” Scusate, voi pensate che i metodi sostitutivi cadano dal cielo? Si trovino per caso sotto gli alberi come i funghi? Siete davvero così sprovveduti da non sapere che senza investimenti non si ottiene nulla? E che senza pressioni per cambiare, nessuno ha l'incentivo a cambiare? Per favore, vi prego, per il bene del dibattito, trovate argomenti migliori." [sottlineatura mia] . 

Su QN, ritorna la notizia dello smascheramento dei violenti-finti-animalisti.
Marco Affronte, naturalista, pone l'accento su un tema molto importante. Nel suo articolo, parla della nuova etica intravista nel futuro dagli animalisti-antispecisti già oggi: "ci può essere una nuova etica, una nuova morale, che un giorno ci impedirà di sperimentare su altri esseri viventi. Anche se può servire a salvare la vita di un altro essere vivente, e anche se quest'ultimo è un umano. Un'etica che ci spingerà a dare il massimo e a moltiplicare gli sforzi per trovare nuove forme di sperimentazione, o a potenziare quelle già esistenti, perché sperimentare sugli animali non sarà più un'opzione. Non sarà più accettabile, punto e basta".

Intervallo. Notizia scientifica: la stampante 3D che replica la carne umana

Serena Contardi, su Asinus Novus, mette in parallelo le due storie uguali e contrarie di Caterina Simonsen e Giovanna Bordiga, da cui si vede nitidamente la "tragica disparità di forze che corre tra chi difende lo sfruttamento degli animali – con ogni mezzo, come si è visto – , e chi vi si oppone. Per questo servono più oculatezza e studio".

Infatti, sempre su Asinus Novus, sempre Serena Contardi, parla delle regole dell'esposizione mediatica: "l’attenzione morbosa degli Italiani non è stata diretta sull’argomento sperimentazione animale in sé, quanto sull’aberrazione umana de «gli animalisti» (universale generico) che si sono accaniti contro la povera fanciulla innocente: la bella e la bestia, un classico sempreverde". E sebbene 'gli animalisti' si siano dissociati praticamente da subito dagli aggressori, la narrazione ufficiale dominante, si è guardata bene dal parlare di questo.

Andrea Romeo, su Gallinae in Fabula, analizza nel dettaglio il caso mediatico Simonsen.Gli screenshot si commentano da soli.

Per YouAnimalIt, vale l'adagio latino "repetita juvant": si parla ancora, infatti, degli "animalisti tarocchi" che hanno insultato Caterina Simonsen.
Del resto, un dibattito serio, sarebbe davvero necessario. La Limav, lo chiede esplicitamente.

Siamo quasi al termine: segnaliamo questa pagina Facebook, In Opposizione alla Sperimentazione Animale; la testimonianza d'antan (2008) di Mojca D. Murko, eurodeputata slovena.

Alessandra Colla, in una intervista, spiega le ragioni della offensiva vivisezionista e la bufala di Caterina: "i ricercatori vivisezionisti (il termine a loro non piace, ma la sostanza purtroppo è quella, non giriamoci intorno) fanno il possibile per screditare l’animalismo, depotenziandone il messaggio attraverso la criminalizzazione e lo spostamento del problema su un piano più viscerale, per sollecitare risposte istintuali anziché razionali: è una vecchia tattica, l’importante è saperla riconoscere e segnalare".

Ecco. Appunto. (3-fine)



un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf
un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf

venerdì 3 gennaio 2014

Rassegna stampa sul "Caso Caterina S" (2° parte)

Fonte: http://alternativesperimentazioneanimale.wordpress.com/page/8/


Proseguiamo con la rassegna stampa Devo dire che pian piano, mentre la sto compilando, mi rendo conto di quanto sia ora difficile l'attività degli antispecisti-animalisti. Il loro - il nostro - messaggio, è quello di provare a cominciare a pensare un futuro diverso, una realtà alternativa, che possiamo cominciare a immaginare, volere e costruitr qui e ora - una realtà dove si guardi a tutti gli altri animali con curiosità e rispetto, con la consapevolezza gentile ed equa che noi come loro, viviamo su questo pianeta come di passaggio, non ne siamo i padroni. Si tratta di un messaggio troppo difficile, troppo sfumato? Oppure?
Il 30 dicembre, comincia a levarsi qualche voce che prova ad uscire dal coro assordante dei media e dei politici, tutti a difesa della 'lesa umanità'. Giovanna Bordiga, scrive un suo personale appello, con video, sulla falsariga di quello della Simonsen. Giovanna scrive: "Mi chiamo Giovanna, sono spastica da itterizia subito da dopo la nascita, vivo in casa con un cane, tre gatti e cinque conigli, sono i miei compagni di vita. Ho partecipato a tutte le manifestazioni contro Green Hill anche quando la mia salute me lo rendeva difficile. Aver visto quei cani uscire da quell'inferno e aver poi visto quel posto vuoto è stata una delle più belle gioie della mia vita". E ancora: "I ricercatori "vanno in televisione a dire che usano gli animali per curare noi malati, io credo che la vera ricerca dovrebbe pensare a noi malati senza sacrificare nessun animale, e in ogni caso credo che nessun animale debba morire per curare me. Signori vivisettori, ogni volta che dite di stare sacrificando gli animali per noi malati, non fatelo più nel mio nome".
Margherita D'Amico, intanto, riporta la notizia che gli aggressori verbali di Caterina Simonsen, non sono degli animalisti veri, ma - come si dice in gergio - sono dei fake . La fonte della notizia è il sito degli Animalisti Italiani. Ha la forma di una lettera del presidente della associazione, Walter Caporale, che alla fine esprime pure l'auspicio di poter incontrare, un giorno, Caterina, se lei lo vorrà...

Su Facebook, c'è la pagina di Vegan Warrior. I suoi intenti sono chiaramente iconoclasti. Numerosissimi gli screenshot 'ispirati' al 'caso Caterina. Ne segnaliamo due: questo, dove si riportano tutti gli auguri di morte ricevuti sul social forum dagli animalisti; e questo, con tanto di link su La Stampa.

Intervallo: una breve lettura a mo' di promemoria, a proposito di come nasce un farmaco. 

Ancora su Facebook, sulla pagina dell'ENPA, è possibile ritrovare una intervista a Susanna Penco, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell'Università di Genova, malata di sclerosi multipla da vent'anni e saldamente convinta "che sia proprio la sperimentazione animale ad allontanare le soluzioni e quindi la guarigione per i malati". Il futuro, afferma, è "la medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche interindividuali per capire il funzionamento delle malattie umane".

Altro contributo, altro approccio. Il sito delle Fallacie Logiche (ovvero, ben 263 approcci disonesti alla retorica), descrive la "strumentalizzazione dei malati".  Gli "animalari" (come vengono spesso chiamati dai pro s.a.), vengono tacciati di incoerenza, perché si curano con le medicine testate sugli animali.  Ma: "ogni farmaco messo in commercio deve essere necessariamente testato, per legge, anche sugli umani, in quanto questa è l’unica garanzia sia per la loro efficacia sia per la loro non nocività. Secondo molti studi soggetti a revisione paritaria (a disposizione per i testi), variamente contestati da altri (onesto sarebbe perlomeno dire che la questione sia controversa) , il modello animale è decisamente inaffidabile, per le intrinseche diversita tra specie, problemi di stabulazione e molti altri ancora. Quindi, per la precisione e l’onestà intellettuale la dicitura dovrebbe essere “testati sugli animali e sugli animali umani”.
Al giorno d'oggi, il diritto di "avere a disposizione  farmaci non testati sugli animali [...] è oggi  impossibile, in quanto essa è obbligatoria.  Quella che viene dunque definita “INCOERENZA”è in realtà una scelta obbligata, se non si vuole morire, e una VIOLENZA  in quanto viene impedita la possibilità, pena il martirio, di poter ricorrere a farmaci testati in altro modo (molti passi avanti si stanno facendo anche con la sperimentazione in vitro, secondo diversi studiosi piu affidabile).

Per essere definiti incoerenti dovrebbe sussistere la possibilità di poter SCEGLIERE senza rinunciare alla propria vita o salute, laddove si da per scontato che il modello animale sia l’unica via percorribile, e scontato non è. Non è scontato. La scelta non è data. Il messaggio costruisce quindi su di un INGANNO". Sui media meanstream è stato fatto passare il messaggio che la scienza abbia un parere unanime sulla vivisezione. Così non è: non sono solo gli animalisti a sollevare obiezioni. Le Fallacie, lo definiscono un "esempio di menzogna per omissione e soprattutto di Ad Misericordiam". (2-continua)
un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf
un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf
un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf


Rassegna stampa sul "Caso Caterina S" (1°parte)

Fonte: http://alternativesperimentazioneanimale.wordpress.com/




Per gli animalisti-antispecisti, i 'botti' di fine anno - sappiamo bene quanto siano perniciosi, i 'botti' - , sono stati tutti cartacei e internettiani. Mi riferisco al cosiddetto "caso Simonsen".
Caterina Simonsen, 25 anni, studente veterinaria, vegetariana, ama il suo cane, è affetta da ben 4 malattie genetiche. Pubblica un post con un video in cui si schiera per la ricerca su animali. Viene aggredita da insulti di cosiddetti animalisti. E nasce il caso mediatico: sui tre maggiori quotidiani nazionali - Il Corriere della Sera, La Stampa, La Repubblica -  ben tre giorni di fila di articoloni a piena pagina, pagine e pagine, molte foto, interviste a Caterina, lo schieramento dei politici smart del 'nuovo corso', episodi come l'intervista a Felice Cimatti, l'unico che dovrebbe sostenere le ragioni dell'articolato pensiero antispecista-animalista, Garattini che imperversa-sempre-uguale-a-se-stesso e dice che i ricercatori  "non sono cruenti", elzeviri e rubriche in prima pagina, ecc ecc ecc... Li ho conservati tutti, anche se si possono trovare on line sulle pagine dei suddetti quotidiani. Quando mi passerà la lieve costipazione che mi ha dato il Buon Anno allo scoccare della mezzanotte, magari ne pubblicherò degli stralci. Intanto, come ho scritto ad alcune e alcuni blogger in questi giorni vorrei per lo meno fare in modo che tutte le cose dette non spariscano nell'oblio... sono tramortito da questa levata di scudi verso gli animalisti, così, visto che non riesco - per ora - ad articolare un mio commento, mi metto nelle vesti di quello che raccoglie le testimonianze e ne fa tesoro. In fondo, faccio come uno dei miei scrittori-giornalisti preferiti, Ryszard Kapuściński - o come il 'suo' reporter preferito, Erodoto! - almeno lasciate che mi crogioli in questo supremo piacere intellettuale vagamente autocompiaciuto, visto che l'argomento non è piacevole né facile. Lascio la parola alle 'fonti dirette'. Tra un anno ne riparleremo. La prima risposta, è stata pubblicata da Gallianae in Fabula, un comunicato congiunto, che ho condiviso pure sul blog . 
Il comunicato si chiude con una frase che ne riassume le articolate riflessioni: "Per quanto esposto ci dissociamo da chi augura la morte a Caterina Simonsen, ma anche dalla sua presa di posizione a favore della tortura animale." .
Sempre su Gallinae, Alessandra Colla scrive "[la faccenda], peraltro, o càpita a fagiolo o è stata fatta capitare  — Andreotti docet —, dal momento che è ora all’esame delle Commissioni parlamentari un decreto legislativo che stravolgerà la Legge italiana 6 agosto 2013, n. 96, che all’art. 13 stabilisce dei criteri alquanto restrittivi della facoltà di sperimentare: se questo decreto dovesse passare, il prossimo 13 gennaio 2014, sarebbe lecito effettuare esperimenti senza anestesia o analgesia; si potrebbero praticare esercitazioni didattiche con animali; si annullerebbero le limitazioni su animali modificati geneticamente e il riutilizzo in più test; i fondi destinati alla ricerca privilegerebbero la s.a. in misura dell’84% a scàpito dei metodi alternativi; slitterebbe di quattro anni il divieto di prove con animali per xenotrapianti, alcool, tabacco e droghe eccetera. Un colossale passo indietro, uno schiaffo alla nuova sensibilità proclamata da milioni di persone in tutto il mondo, un punto a favore del mostruoso meccanismo che muove interessi plurimiliardari in tutto il mondo" . [sottolineatura mia]. Gli "anti s.a." - scrive ancora Colla, sono un organismo in crescita, di parti per nulla uniformi, ma per lo meno tutte accomunate "da un tratto distintivo — la capacità di immedesimarsi nel dolore del vivente non-umano, straziato da un’arroganza antropocentrica spinta troppo spesso ad estremi intollerabili sotto ogni punto di vista." . Sono ragioni emotive ed empatiche difficili e complesse - poco popolari, frutto di percorsi individuali più o meno lunghi, spesso annosi, difficili da far condividere, e che comunque in questo frangente sono state del tutto polverizzate, appiattite sull'orizzonte della meschinità aggressiva degli insultatori, diventati, di colpo, 'TUTTI' gli animalisti.
Simonsen, d'altro canto, "è l’interlocutrice ideale dei fautori di un modo di fare scienza che sta alla ricerca del XXI secolo come la meccanica newtoniana sta alla fisica quantistica" - è di impatto sulla massa , che si emoziona facilmente, e che difficilmente 'perde tempo' per informarsi e for-marsi un pensiero autonomo - tanto più su questioni spinosissime come questa.
Quel che scopriremo, è che Caterina Simonsen, è molto amica di Giulia Corsini, vice-presidente di Pro-Test Italia. (1-continua)
 
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